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martedì 21 aprile 2015

L'incredibile storia del Museo Archeologico Faggiano


Nel 2000, Luciano Faggiano doveva affrontare problemi idraulici e fognari sulla proprietà che aveva acquistato al fine di avviare una trattoria, a Lecce.
Immaginando che sarebbe stata una soluzione rapida, ha scelto di provare a risolvere il problema da sé, con l’aiuto dei suoi due figli maggiori. 

Scavando sotto l’edificio, la famiglia ha scoperto un mondo sotterraneo, “risalente prima della nascita di Gesù: una tomba messapica, un granaio romano, una cappella francescana e anche incisioni dei Cavalieri Templari.

 La sua trattoria invece è diventato un museo “, scrive un articolo del New York Times .


Lecce è una città storica, situata nel tacco dello stivale d’Italia.
 La posizione era strategica per il commercio antico. 
Mario de Marco, storico locale e autore ha detto al New York Times, “I primi strati di Lecce sono datati al tempo di Omero, o almeno secondo la leggenda.”
 Invasori greci, romani, ottomani e normanni hanno abitato la zona, e hanno lasciato tracce della loro presenza alle spalle. 

 Lo scavo del tubo della toilette di Faggiano è diventato un progetto archeologico gigante. 
Gli esperti sono stati chiamati a monitorare la situazione, ma tutti gli scavi sono stati pagati e completati da Faggiano .

 Dopo anni di lavoro e di denaro , le sue ambizioni sono state raggiunte. 
 “A un certo punto, io non ne potevo più”, ha detto al New York Times. “Ho comprato blocchetti e stavo per coprire e far finta che non era mai accaduto. Io non lo auguro a nessuno. 
“Tuttavia, contando sull’aiuto costante dei suoi figli adulti e l’affitto di pensionati, il tunneling è progredito.


The History Blog scrive che più di 4.000 reperti sono stati recuperati negli scavi .
 I reperti comprendono: molte tombe e ossari, tra cui la tomba di un bambino romano; una profonda fossa dove i corpi venivano lasciati a decomporsi e poi le ossa erano raccolte e sepolte; buche di palo per le abitazioni, le strade antiche, silos di grano, un pozzo di 10 metri di profondità ancora alimentato dall’acqua; tunnel segreti usati da ordini religiosi; affreschi, vasi antichi e ceramiche, gioielli, un altare, e migliaia di altri manufatti.













Fonte : pianetablunews

“Nessie”, il mostro di Loch Ness: un mistero sempre vivo nell’immaginario collettivo


“Nessie” , così chiamata dagli affezionati fan, ha da sempre avvolto in un affascinante alone di mistero il lago di Loch Ness, un lago d’acqua dolce, situato nelle Higlands scozzesi, a sud ovest di Inverness. 
Il lago, profondo circa 230 metri, con un volume di 7.45 km cubi ed una superficie di 65 km quadrati, più che per le sue caratteristiche , è famoso in tutto il mondo per gli avvistamenti di quest’ipotetico mostro preistorico, forse un plesiosauro, vissuto nell’Era mesozoica.
 Nessie”, come viene affettuosamente chiamato il “mostro di Loch Ness”, dal nome dell’omonimo lago, è uno dei tanti misteri sorti in terra scozzese ed ha generato innumerevoli avvistamenti e ricerche scientifiche per determinarne la reale esistenza.

 Con i suoi 39 chilometri di lunghezza e 1,5 di larghezza (misure che dimostrano la sua inusuale conformazione stretta), il lago presenta una temperatura dell’acqua priva di sbalzi rilevanti nel corso dell’anno ed essa, sebbene non ricchissima di nutrienti, fornisce supporto vitale a colonie di salmoni, diversi altri pesci e plancton. 
Il punto più affascinante dove ammirare il Loch Ness è dal Castello di Urquhart, sulla riva nord, più o meno a metà della larghezza del lago. 
I resti del Castello di Urquhart dominano una splendida ansa del lago e, salendo sulla torre del Castello, si può ammirare un paesaggio mozzafiato.


Già in tempi storici antichi, nel 565 dopo Cristo, proprio nel Ness veniva ambientata una storia dell’agiografia del santo irlandese Colombano, famoso nei paesi celtici per essere un distruttore di mostri e draghi.
 Il sant’uomo avrebbe prima richiamato, e poi sconfitto, una creatura lacustre dalle fattezze mostruose, proprio in quel loch.
 I successivi tredici secoli sono pieni di racconti, leggende e buona narrativa orale su avvistamenti di vario genere, collegati a creature altrettanto fantastiche, rientranti, pienamente, nella normale evoluzione della cultura rurale di una zona particolare: quella che circonda la Great Glen. 
 Nella biogragia è scritto che il Santo, a Loch Ness, ebbe a che fare con una creatura mostruosa, ed è scritto: “la bestia … in fondo l’acqua … che improvvisamente precipita … con un grande boato, la sua bocca era enorme e spalancata…. Colombano alzò la mano e … parlò con il mostro : ‘ Fermati … Torna indietro ! ‘ … Il mostro fuggì così rapidamente che sembrava trascinato in fondo con delle corde ” . 
Se nella storia di San Colombano non ci sono riferimenti precisi circa l’aspetto della creatura, facendo un grosso salto avanti nel tempo ,nel 1860, uno spaccapietre, T. Mcleod, fece uno strano avvistamento: nella zona di Horseshoe vide una strana creatura affiorare, per metà dall’acqua, dondolando lentamente il collo. 
Nel 1879 fu la volta di un gruppo di bambini che, mentre facevano un pic- nic sulla sponda settentrionale, notarono un animale grigio come un elefante e con il collo lungo , dirigersi verso il lago.

 Il 22 luglio 1933 i coniugi Spicer, mentre costeggiavano il lago in macchina, avvistarono una creatura che attraversava la strada, descrivendola come una specie di enorme lumaca dal collo lungo. Lo stesso anno, l’11 agosto, alle 7 del mattino, dopo un’intera nottata passata sul lago, l’ingegner Palmer ebbe modo di osservare l’animale, esprimendosi così: “Vidi una testa piatta, come una scodella rovesciata, era di colore scuro e portava due corte antenne su ciascun lato, tipo le corna di una lumaca, apriva e chiudeva la bocca ogni due secondi”.


Il giorno dopo Malcolm Irvine, della Scottish Film Productions, girò il primo film che si diceva mostrasse Nessie, in cui si vede un oggetto ben visibile che nuota per un minuto alla velocità di 15 chilometri orari.

 Nel 1934 Hugh Gray scattò una fotografia dell’animale che venne esaminata dagli esperti della kodak, i quali ne garantirono l’autenticità. Essa ritraeva un oggetto sinuoso con una pinna ben visibile, che nuotava nel lago, facendo muovere l’acqua circostante. Dopo qualche avvistamento macchiato dalla mancanza di documentazione e soprattutto dalla qualità e dalla quantità di birra consumata dagli avvistatori nei pub siti nei dintorni, esploratori, scienziati e fotografi furono inviati sulle sponde del lago alla ricerca della prima immagine di Nessie, nomignolo affettuosamente attribuito al presunto inquilino del lago. 

Uno di questi, “Duke” Wetherell, noto cacciatore di animali di grossa taglia, venne addirittura licenziato per non essere riuscito a provarne l’esistenza, architettando una maligna vendetta. Contattato il dottor Kennet Wilson, stimato ginecologo londinese, l’arrabbiatissimo Spurling convinse il ben più credibile medico a rivendicare come propria la fotografia, oggi nota come “la foto del chirurgo”.

Si trattava, in realtà, di un sottomarino giocattolo dotato di una testa e di una sorta di coda. 
“We’ll give them their monster”, dichiarò Duke alla sue famiglia e così fu, poiché la fotografia finì in prima pagina sul Scottish Daily Record col titolo “Misterioso oggetto nel Loch Ness” e smuove ancora oggi le fantasie più sfrenate di chi vorrebbe ancora credere ad un essere fantastico e ad un mondo inesplorato e rimasto sostanzialmente incontaminato. 
Quando nel 1994, 60 anni dopo essere stata scattata, “la foto del chirurgo” venne riconosciuta come un falso dal Centro di Loch Ness, in molti rimasero delusi. 
Si scoprì, allora, che l’oggetto fotografato non era altro che un sottomarino giocattolo al quale erano stati applicati un lungo collo e una coda.

Questo fu un duro colpo per i sostenitori dell’esistenza del mostro ma non bastò a dissuaderli, forti dell’incredibile numero di testimonianze a sostegno della sua esistenza 

 Riguardo i filmati, il 23 aprile 1990 un ingegnere aeronautico, , filmò qualcosa che si muoveva… immagini la cui autenticità è stata confermata dal Centro dell’aeronautica militare e dalle Forze di ricognizione britanniche. Il filmato venne mandato in onda in tv, suscitando una nuova ondata di interesse mondiale per il fenomeno di Loch Ness. 
Nel 1962 nacque l’Ufficio per le ricerche sul fenomeno di Loch Ness, allo scopo di coordinare gli studi futuri e riunire le prove già esistenti. Ogni anno, tale centro organizza spedizioni al lago.
 Nel 1972 furono fatte delle foto subacquee che riprendevano delle pinne a forma di diamante, appartenenti ad un enorme animale sconosciuto ma, dato che in quel periodo l’ufficio stava per essere chiuso per mancanza fondi, i critici hanno qualche dubbio sull’autenticità di quelle foto.


L’elenco di coloro che sostengono di aver visto, fotografato e filmato il mostro, è interminabile.
 Eccone alcuni:
 nel 1889 due fratelli, intenti a pescare, osservarono un’enorme sagoma emergere dall’acqua;
 nel 1992, alla bocca del fiume Moritson, due pescatori osservarono una misteriosa creatura che, secondo la loro descrizione, era lunga dai 3,5 ai 5 metri, con testa simile ad un’anguilla e coda affusolata; nel 1929 fu la volta di due guardiacaccia che, con un telescopio, avvistarono una grande creatura nuotare nel lago.
 Dopo averla seguita per un paio di chilometri, essa si immerse senza più riaffiorare.

 Nel 1933, oltre ai coniugi Spicer, anche un magistrato, Alex Campbell, osservò nel lago un mostro enorme dal collo allungato, lungo oltre 10 metri; 
nel 1960 numerose testimonianze riferirono di una grande creatura che si rotolava nelle acque del lago, con arti simili a pinne e una schiena rosea, lunga 10-15 metri.
 Inoltre, nel 1975, il dottor Robert Rines scattò una foto con macchina subacquea, immortalando un grosso animale.
 La foto in questione, analizzata da numerosi esperti di zoologia, tra i quali il dottor George Zug, studioso di rettili e di anfibi presso lo Smithsonian Institution di Washington, che affermò: “Le prove raccolte indicano la presenza di grossi animali nel lago, ma sono insufficienti per identificarli”. 

 Nel 1969 venne effettuato un esperimento con i sonar, apparecchi all’ epoca in fase di sviluppo e scarsamente attendibili, che rivelarono la presenza di grossi animali sul fondale. 
Tale esperimento venne replicato nel 1987 da Adrian Shine e Darrel Laurence, con l’operazione che venne definita “Deepscan”. Sotto lo sguardo attento di numerosissimi curiosi, 19 barche ,munite di sonar, sondarono buona parte del lago. 
Il primo giorno si riscontrarono tre contatti piuttosto interessanti tra i 78 e i 180 metri di profondità, uno dei quali a 175 metri e che il sonar rilevò per quasi tre minuti.
 I ricercatori dissero che le dimensioni dell’oggetto scovato dai sonar erano maggiori di uno squalo ma più piccole di una balena. Purtroppo l’operazione non fu in grado di dare maggiori risultati, lasciando tutti con un nuovo dubbio: cosa aveva rilevato il sonar? 

La ricerca di Nessie non si limitò, ovviamente all’uso dei sonar, ma si avvalse di numerose immersioni alla ricerca del ‘mostro’ ed un’esperta guardia costiera, George Edwards, fece una dichiarazione sorprendente, dicendo di aver scovato, sul fondo del lago , una caverna subacquea…si trattava, forse, del luogo in cui la creatura poteva nascondersi lontana da sguardi indiscreti?
 Se qualcosa esiste nel lago, di cosa si tratta?

 Le prove sono tante e inverse che non è possibile pervenire ad una soluzione. In effetti, indipendentemente dal fatto che Nessie, il mostro di Loch Ness, esista o meno, la sua immagine è sempre viva nell’immaginario collettivo, tanto che la zona pullula di musei, alberghi, negozi e souvenir che soddisfano la fantasia di innumerevoli turisti ed esploratori dilettanti.


Fonte: meteoweb.eu
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