domenica 5 ottobre 2014
Troppa l'energia impiegata per cercare prede: ghepardi decimati
Scatta l'allarme per i ghepardi: dai circa 100.000 esemplari nel 1900 si è passati a solo 10.000 oggi. E la colpa non sarebbe di leoni o iene, ma dell'enorme energia che impiegano in lunghi percorsi per cercare le prede.
La perdita di habitat e l'aumento di presenza dell'uomo costringe infatti questi felini ad andare sempre più lontano alla ricerca di cibo.
E' quanto evidenzia un nuovo studio di biologi di Europa, Sud Africa e università del Nord Carolina, che ha osservato il comportamento dei ghepardi in due diverse riserve sudafricane, iniettando loro una particolare sostanza 'tracciante' e facendogli indossare radio-collari.
Seguendo i ghepardi e analizzando la quantità di questa sostanza rilasciata nei loro escrementi, il gruppo di ricerca è stato in grado di calcolare quanta energia questi velocissimi cacciatori utilizzano per catturare le prede e quanto pesi il fatto di dovere coesistere nel proprio habitat con predatori molto più forti in grado di sottrargli cibo.
I risultati sono stati "sorprendenti", secondo i ricercatori: il dispendio energetico del ghepardo durante la caccia è stato "relativamente piccolo, anche tenendo conto dei lori incredibili slanci di velocità".
La più grande spesa energetica per la specie si è rivelata essere la grande distanza che gli esemplari sono costretti ad attraversare per trovare le proprie prede, a causa della perdita dell'habitat e della sempre più allargata presenza umana.
"Abbiamo dato troppo spesso la colpa a leoni e iene per la decimazione delle popolazioni di ghepardo quando in realtà è probabile che siamo noi a guidare il loro declino, costringendoli a camminare molto di più in quanto riduciamo le loro scorte di cibo ed erigiamo recinzioni o barriere", ha commentato Johnny Wilson, della North Carolina State University, che ha lavorato allo studio.
Fonte: http://www.ansa.it/
8 isole (quasi) deserte dove naufragare
Se Robinson Crusoe naufragasse oggi, al tempo del turismo low cost, avrebbe ancora la possibilità di approdare su un'isola deserta? È probabile di sì, anche se non siamo più nel 1659.
Difficilmente si ritroverebbe da solo alla foce dell'Orinoco, dove è ambientato il Romanzo di Daniel Defoe che lo vede protagonista. Ma gli resterebbero almeno 8 scelte possibili.
Nella prima ogni tanto dovrebbe fare i conti con qualche campeggiatore o con la fauna locale, ma tutto sommato lo spazio non gli mancherebbe.
Siamo sull'isola di Henderson . Fa parte delle isole Pitcaim, nel sud del Pacifico e la mancanza di fonti d' acqua e le sue ripide scogliere la rendono praticamente inabitabile dagli esseri umani.
In compenso la abitano 4 specie endemiche di uccelli.
A Robinson piacerebbe anche quest'isola che si trova in un angolo sperduto delle Seychelles, nell'oceano indiano.
Nonostante sia il secondo più grande atollo corallino al mondo, Aldabra è relativamente sconosciuta e deserta.
Meglio così: in passato qualcuno voleva installarci delle basi militari. Ma le sue tartarughe giganti e un gruppo di agguerriti ambientalisti sono riusciti a evitarlo.
Non lontano da Koh Samui, rinomata località vacanziera della Thailandia, c'è un gruppetto di isole disabitate, formate da pietra calcarea e coperte di lussureggiante vegetazione tropicale.
Si chiamano Ang Thong e sono difficili da visitare: appartengono a un parco nazionale e gli ingressi sono controllati.
Clipperton è un atollo sterile disseminato di piccoli boschetti di palme, che si trova a nord dell'arcipelago di Galapagos, nell'oceano Pacifico.
In passato approdo di naufraghi che trovavano ristoro nelle sue lagune d'acqua dolce, ora è territorio francese
Chi l'ha detto che tutte le isole deserte si trovano i tropici?
Devon è nella baia di Baffin in Canada.
In passato ha ospitato diversi insediamenti inuit. Oggi vi si avventura solo qualche campeggiatore esperto, con guida al seguito, e qualche ricercatore che si appoggia alla Devon Island Research Station, fondata nel 1960 e mantenuta dall'Istituto Artico del Nord America.
Le Maldive?
Possibile che ci siano isole deserte all'interno dell'arcipelago più desiderato dai turisti?
Ebbene sì: le Maldive comprendono oltre 1000 isole e solo una piccola parte di queste sono abitate. Alcune sono private ed è impossibile accedervi. Altre ospitano resort e sono aperte solo agli ospiti. Ma ne restano alcune centinaia completamente deserte, dove è anche possibile campeggiare (basta avere una barca o un idrovolante per raggiungerle.
Strano ma vero: quest'isola islandese non esisteva prima del 1963, quando è stata formata dall'eruzione del vulcano subacqueo.
Questo le conferisce un certo valore scientifico che la rende off limits anche ai semplici turisti. Ma anche le dimensioni scoraggiano i naufraghi: la sua estensione non supera i 1,4 km quadrati.
Appartiene alle isole Salomone e per motivi che ancora oggi sono ignoti è disabitata dalla metà del 19º secolo.
Successivamente ci sono stati diversi tentativi di stabilire delle colonie su Tetepare, ma sono falliti.
Per i novelli Robinson Crusoe è perfetta.
Tratto da: http://www.focus.it
Difficilmente si ritroverebbe da solo alla foce dell'Orinoco, dove è ambientato il Romanzo di Daniel Defoe che lo vede protagonista. Ma gli resterebbero almeno 8 scelte possibili.
Nella prima ogni tanto dovrebbe fare i conti con qualche campeggiatore o con la fauna locale, ma tutto sommato lo spazio non gli mancherebbe.
Siamo sull'isola di Henderson . Fa parte delle isole Pitcaim, nel sud del Pacifico e la mancanza di fonti d' acqua e le sue ripide scogliere la rendono praticamente inabitabile dagli esseri umani.
In compenso la abitano 4 specie endemiche di uccelli.
A Robinson piacerebbe anche quest'isola che si trova in un angolo sperduto delle Seychelles, nell'oceano indiano.
Nonostante sia il secondo più grande atollo corallino al mondo, Aldabra è relativamente sconosciuta e deserta.
Meglio così: in passato qualcuno voleva installarci delle basi militari. Ma le sue tartarughe giganti e un gruppo di agguerriti ambientalisti sono riusciti a evitarlo.
Non lontano da Koh Samui, rinomata località vacanziera della Thailandia, c'è un gruppetto di isole disabitate, formate da pietra calcarea e coperte di lussureggiante vegetazione tropicale.
Si chiamano Ang Thong e sono difficili da visitare: appartengono a un parco nazionale e gli ingressi sono controllati.
Clipperton è un atollo sterile disseminato di piccoli boschetti di palme, che si trova a nord dell'arcipelago di Galapagos, nell'oceano Pacifico.
In passato approdo di naufraghi che trovavano ristoro nelle sue lagune d'acqua dolce, ora è territorio francese
Chi l'ha detto che tutte le isole deserte si trovano i tropici?
Devon è nella baia di Baffin in Canada.
In passato ha ospitato diversi insediamenti inuit. Oggi vi si avventura solo qualche campeggiatore esperto, con guida al seguito, e qualche ricercatore che si appoggia alla Devon Island Research Station, fondata nel 1960 e mantenuta dall'Istituto Artico del Nord America.
Le Maldive?
Possibile che ci siano isole deserte all'interno dell'arcipelago più desiderato dai turisti?
Ebbene sì: le Maldive comprendono oltre 1000 isole e solo una piccola parte di queste sono abitate. Alcune sono private ed è impossibile accedervi. Altre ospitano resort e sono aperte solo agli ospiti. Ma ne restano alcune centinaia completamente deserte, dove è anche possibile campeggiare (basta avere una barca o un idrovolante per raggiungerle.
Strano ma vero: quest'isola islandese non esisteva prima del 1963, quando è stata formata dall'eruzione del vulcano subacqueo.
Questo le conferisce un certo valore scientifico che la rende off limits anche ai semplici turisti. Ma anche le dimensioni scoraggiano i naufraghi: la sua estensione non supera i 1,4 km quadrati.
Appartiene alle isole Salomone e per motivi che ancora oggi sono ignoti è disabitata dalla metà del 19º secolo.
Successivamente ci sono stati diversi tentativi di stabilire delle colonie su Tetepare, ma sono falliti.
Per i novelli Robinson Crusoe è perfetta.
Tratto da: http://www.focus.it
Gli antichi manoscritti di Timbuktu
Circa 700 anni fa Timbuktu era un grosso centro dove i viaggiatori provenienti da Europa, Africa sub-sahariana, Egitto e Marocco si incontravano per commerciare sale, oro, avorio e, purtroppo, anche schiavi.
Ma non ci si scambiavano solo merci, Timbuktu era un luogo dove le idee, le filosofie, i pensieri intellettuali, e le credenze religiose si riunivano in un mix dinamico, e uno dei modi principali con cui si scambiavano le idee era soprattutto attraverso la vendita dei libri. Secondo la descrizione del 1526 del diplomatico Leone l'Africano
"il profitto più grosso veniva dalla vendita dei libri più che da altri settori del commercio"
Gli antichi testi di Timbuktu sono uno spettacolo veramente impressionante - fatti in pelle di cammello, pelle di capra o di vitello e scritti in oro, in rosso e in nero, le loro pagine sono scritte in calligrafia araba e africana e contengono numerosi disegni geometrici.
Oggi, ci sono centinaia di migliaia di questi manoscritti antichi in abitazioni private, e mentre nella maggior parte dei casi gli archeologi condannano la proprietà privata riguardo i reperti antichi, in questo caso invece, è stato proprio quello che ha permesso a questi testi di sopravvivere.
Nel corso degli anni, molti di questi manoscritti sono stati rovinati o rubati dai poteri che dominavano Timbuktu, tra i quali i francesi, che colonizzarono il Mali tra il 1892 e il 1960, e diversi gruppi terroristici come Al Qaeda che nel 2012 durante l invasione di Timbuktu, hanno distrutto molte tombe e tutti i manoscritti che hanno trovato.
Fortunatamente molti manoscritti sono sopravvissuti perché i loro proprietari li hanno portati fuori da Timbuktu grazie ad Abdel Kader Haidara, che ha organizzato il salvataggio dei libri con asini e barche.
Una grande operazione visto che i testi salvati contengono informazioni dal 13 al 17 ° secolo, su corano, sufismo, filosofia, diritto, matematica, medicina, astronomia, scienza, poesia e molto altro ancora.
"Ogni libro ha le sue risposte, e se si analizzano si possono imparare ancora soluzioni", ha detto Haidara. "Tutto ciò che esiste ora, esisteva prima d'ora."
I manoscritti aprono una finestra nella mente dei più importanti pensatori dei tempi, tramandati attraverso le generazioni delle antiche famiglie, parlano di un Islam moderato, nel quale si sono sostenuti i diritti delle donne e si parlava dell accoglienza di cristiani ed ebrei.
Quello che fatto Haidara non è da meno di un miracolo.
In totale, è riuscito a portare oltre 300.000 manoscritti al porto di Bamako.
Hanno affrontato violenze, conflitti e pericoli nascondendo i preziosi testi in automobili, carri e canoe sotto mucchi di verdura e frutta.
Ora, per assurdo questi manoscritti, si trovano ad affrontare un nuovo pericolo.Passare da un clima caldo e asciutto a un luogo molto più fresco potrebbe rovinarli definitivamente. Se il danno fisico derivato dalle condizioni di conservazione attuale dovesse continuare, la muffa favorita dal tasso di umidità potrebbe essere devastante.
Un'iniziativa chiamata Biblioteche Timbuktu ha avviato un progetto con lo scopo di portare i manoscritti in un archivio resistente all'umidità per tutta la durata del loro esilio.
Speriamo bene.
Fonte : http://www.infinitafollia.it/
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