mercoledì 25 marzo 2020
San Gimignano: il fascino della Città delle 72 “Belle Torri” Medievali
L’Italia è certamente un paese dove, ovunque si vada si respira storia, dalle grandi città d’arte fino ai piccoli borghi che costellano la penisola.
Tra questi c’è n’è uno che, in epoca medioevale, quasi strappava il primato per il numero di torri erette nel territorio urbano alla grassa, dotta e importante città di Bologna.
Se Bologna poteva essere definita la Città dalle 100 Torri, San Gimignano, in Toscana, continua ad essere chiamata la “Città delle Belle Torri”.
Il medioevo qui si tocca quasi con mano, praticamente intatto nelle mura duecentesche che cingono la città, nelle piazze e negli edifici del centro storico e soprattutto nelle 14 torri sopravvissute alle oltre 70 che svettavano dalla cinta muraria, sopra la verde collina sulla quale sorge San Gimignano.
Che straordinaria vista doveva essere per i pellegrini che, mentre percorrevano la via Francigena, si trovavano improvvisamente di fronte a uno spettacolo come quello offerto dal paese con le sue tante torri, simbolo di potere e ricchezza.
Ma come mai gli abitanti di una città tutto sommato piccola (rispetto ad esempio alle vicine Firenze e Siena) poteva dare una dimostrazione così evidente di opulenza?
Proprio grazie alla via Francigena, anche se la storia di San Gimignano è molto, molto più antica.
Il colle sul quale sorge era abitato, quasi certamente per la sua posizione strategica che domina la Val dìElsa, già al tempo degli etruschi, nel III secolo a.C.
Andando avanti nei secoli, nel 929, si trova menzione di un villaggio abitato in epoca longobarda.
Ma la fortuna per San Gimignano è quella di trovarsi proprio sulla via Francigena, quel lungo percorso di pellegrinaggio che per primo fece l’arcivescovo di Canterbury, Sigerico, tra il 990 e il 994, partendo da Roma verso l’Inghilterra.
Fu proprio lui a battezzare il borgo toscano col nome di Sce Gemiane, in onore del santo che secoli prima aveva difeso il villaggio dalle orde di Attila.
Dal 929 in avanti sono i vescovi di Volterra a governare la città, che grazie alla posizione favorevole anche per gli scambi commerciali conosce un lungo periodo di ricchezza.
Ricchezza dovuta principalmente alla produzione di zafferano, ma anche alla Vernaccia, il famoso vino che pare sia nato intorno al 1200.
Era già indipendente a quel tempo San Gimignano, divenuto Comune nel 1199, svincolato dalla sottomissione ai vescovi di Volterra, e guidato da un podestà.
Sono anni di splendore, dove le famiglie benestanti del paese fanno a gara per costruire magnifici edifici, anche se il contrasto tra le fazioni di guelfi e ghibellini accende troppo spesso rivalità pericolose.
Costruire torri sempre più alte era una sfida tra le diverse famiglie, tanto che la città arrivò a contarne 72, alcune alte fino a 70 metri. Finché, nel 1255, le autorità comunali decretarono che nessuna torre poteva superare in altezza la Torre del Podestà, detta anche torre Rognosa, perché dopo il trasferimento del potestà divenne un carcere.
Da allora la gente se ne teneva alla larga, perché portava “rogna”.
In realtà le due famiglie antagoniste di San Gimignano, i guelfi Salvucci e i ghibellini Ardinghelli, costruirono entrambe una coppia di torri gemelle, ben più alte del consentito, che furono poi capitozzate.
Poi la catastrofe: nel 1348 la peste nera arriva a San Gimignano, che insieme alla carestia si porta via metà della sua popolazione.
I superstiti, stremati, spontaneamente si assoggettano a Firenze, rinunciando alla loro autonomia.
Da allora inizia il declino del borgo, che in un certo senso favorisce la sua integrità architettonica e la conservazione del suo aspetto tipicamente medioevale.
Dal 1990 il centro storico della città di San Gimignano è Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO.
Fonte: vanillamagazine.it
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