domenica 14 luglio 2013
Calimero ha 50 anni
Calimero è un personaggio dell'animazione pubblicitaria italiana, un pulcino piccolo e nero.
Appare per la prima volta nel Carosello della società Mira Lanza: essendo caduto nel fango si sporca e diventa nero e non viene più riconosciuto dalla madre. Vive qualche piccola avventura, nella quale rimane sempre colpito negativamente, ma grazie al detersivo pubblicizzato, Ava, torna ad essere bianco, lindo e contento.
Calimero appare per la prima volta in TV il 14 luglio 1963. Gli autori di questo personaggio sono: Nino, Toni Pagot e Ignazio Colnaghi (voce italiana), e la grafica è di Nino e Toni Pagot che ne detengono i diritti.
È comparso originariamente nelle animazioni pubblicitarie create per la società di detersivi Mira Lanza in Carosello. La notorietà di Calimero è molto elevata per tutti gli anni sessanta e almeno fino alla metà degli anni settanta, tanto da far entrare nel lessico collettivo sia il nome del personaggio, sia alcune frasi celebri come "Eh, che maniere! Qui tutti ce l'hanno con me perché io sono piccolo e nero... è un'ingiustizia però".
Oltre alle storie originali di Carosello, con questo personaggio sono stati realizzati 290 episodi a colori, doppiati in diverse lingue. In Giappone, poi, la Toei Doga con lo Studio Rever produsse una serie televisiva di 47 puntate tra il 1974 e il 1975, ed una seconda di 52 fra il 1992 e il 1993, in coproduzione con la RAI e le società Telescreen Japan, TV Tokyo e Mitsui; ancora oggi Calimero è un personaggio molto noto in Giappone come in Italia.
Il personaggio di Calimero e i comprimari della serie hanno avuto e hanno ancor oggi un ruolo in numerose altre attività promozionali e di merchandising oltre a quella originale, apparendo di volta in volta su articoli di abbigliamento e generi alimentari, accessori e prodotti scolastici, gadget, ecc.
L'ambientazione rurale delle storie è coerente con l'origine veneta di Nino Pagot, tra l'altro sposatosi nella chiesa milanese di San Calimero, da cui prende il nome il pulcino.
Nel primo Carosello è presentato come il quinto di una covata della gallina veneta Cesira (che però lo disconosce perché è nero) e del burbero (ma solo in apparenza) Gallettoni; completamente nero, non abbandona mai del tutto l'uovo da cui si è schiuso, ed un giorno vede un cane che inizialmente scambia per la sua mamma. Calimero affronta una serie di avventure in cui - nonostante il suo stato iniziale di "brutto anatroccolo" abbandonato dalla famiglia ed esposto alle cattive compagnie - non sempre il bene e la verità trionfano, nonostante la sua buona fede ed onestà.
A riscattarlo alla fine è la bontà dell'olandesina della Mira Lanza, dimostrando che Calimero non è nero, è solo sporco!. Il link si esplica con il celeberrimo slogan Ava, come lava!
Il mondo di Calimero non è apertamente ostile ma anzi confortevole anche se popolato di aguzzini primo tra tutti il furbo papero Piero o il saccente professor Gufo Saggio, che fanno da contraltare ai personaggi positivi come la fidanzata Priscilla e l'amico Valeriano. In periodo natalizio ogni disavventura termina con l'aiuto insperato di un personaggio in difesa del povero pulcino.
Le storie delle serie successive al periodo di Carosello, pur essendo riprese in molti casi da queste, presentano in genere sceneggiature di maggior respiro grazie all'indipendenza dal messaggio pubblicitario. La lunghezza delle storie parte da 1,5 minuti degli spot iniziali fino ai 13 e 26 minuti dei film a colori più recenti, dei quali esistono 290 episodi.
È da notare come in queste serie Calimero, invece, abiti in famiglia con Cesira e Gallettoni, che lo amano e accudiscono come loro figlio unico ed inoltre, a differenza di quanto avveniva al termine dei Caroselli, qui il personaggio non perde mai il nero dalle sue piume, ma rimane con questa colorazione come se fosse effettivamente così.
Il personaggio, star indiscussa della pubblicità italiana, è stato anche oggetto di critiche per delle caratteristiche che andavano oltre l'immagine del brutto anatroccolo, agganciandosi invero a luoghi comuni regionalistici nonché razzisti, attraverso l'accento veneto e il colore stesso del pulcino, un cliché che si stilizza in un altro personaggio di allora, una colf di colore che propone un olio dietetico e un "forestiero" alle prese con un vigile zelante, entrambi con lo stessa dizione del pulcino.
Capolavori "microscopici"
Nessuno ci avrebbe scommesso, eppure questa volta per la cruna dell'ago sono passati non uno, ma una fila di cammelli. Merito dell'abilità di uno scultore dalla vista sopraffina: Willard Wigan, di Birmingham, Inghilterra, è specializzato in arte "microscopica". I suoi capolavori - animali, personaggi delle fiabe, ma anche ritratti di personaggi famosi come l'astronauta statunitense Buzz Aldrin e la famiglia Obama - sono visibili con chiarezza solo alla lente di un microscopio e non sono più grandi di una capocchia di spillo. Per completare ciascun pezzo, Wigan utilizza strumenti ad alta precisione come lame chirurgiche e schegge di tungsteno e impiega in media 8 settimane. I materiali utilizzati possono essere i più vari: nylon, oro, granelli di sabbia, da modellare con la massima delicatezza. Wigan ha persino imparato a trattenere il respiro e controllare i nervi delle mani per evitare che un movimento troppo brusco mandi in fumo il frutto di un lavoro certosino
Elisabetta Intini
I templi di Khajuraho
I favolosi Templi si trovano nello stato del Madhya Pradesh a circa 620 Km a sud di Delhi. Khajuraho ha il più grande numero di templi medievali induisti e giainisti dell’India, fatto che ha portato l’UNESCO nel 1986 ad inserire il villaggio nell’elenco dei Patrimoni dell’umanità.
Il nome di Khajuraho deriva dalla parola hindi khajur, che significa “portatore di palme da dattero “, noto anche come ‘Khajjurpura’ in tempi antichi deriva il suo nome dalle palme d’oro (khajur) che ornavano le porte della città.
La città è situata a 24° 51′ 0 N e 79° 55′ 60 E e ha un’altitudine di 282 m s.l.m.. Durante il Medioevo la città fu la capitale del regno dei Candela che si ritenevano discendenti diretti del Dio Luna ( Chandra appunto) ,ma che in terra appartenevano alla dinastia Rajput. Il dominio dei Chandela si estendeva su questa parte dell’India fra il X ed il XII secolo,fino cioè all’invasione dei Moghul,al momento del suo apice il regno si estendeva per quasi tutti i territorio del Madhya Pradesh.
I templi di Khajuraho vennero edificati nell’arco di un centinaio d’anni, fra il 950 ed il 1050 circa.
Successivamente la capitale del regno venne spostata ma la città continuò a fiorire ancora per diverso tempo in quanto continuò ad essere un importante centro religioso .
Khajuraho era racchiusa da mura con 8 porte, ai fianchi di ognuna delle quali si trovavano 2 palme d’oro. In origine entro la cerchia delle mura si trovavano oltre 80 templi costruiti in pietra arenaria , ma solo 22 di essi si sono conservati fino a noi senza crollare ed andare in rovina.
Una delle principali ragioni dell’ottimo stato di conservazione di questi edifici è il fatto che, al contrario di altre città dell’India settentrionale, i templi di Khajuraho non subirono attacchi o saccheggi da parte dell’uomo nel corso dei secoli. Questo grazie al sito in cui si trova Khajurao,difficilmente accessibile,lontano da grandi centri e molto isolato.
Misteriosa è la scelta di edificare i templi in questa ubicazione. Una scelta che avrà certamente reso disagevole la costruzione dei templi ma che ha anche permesso di preservarli dalle profanazioni degli invasori musulmani i quali inflissero mutilazioni e devastazioni in molti dei templi del resto dell’India.
Tra le meravigliose raffigurazioni sono presenti numerose sculture che riportano ricordi di guerra, tra queste troviamo uomini che brandiscono armi pronti a respingere i nemici insieme ad elefanti in formazioni da battaglia.
Essi rappresentano un notevole esempio di architettura Nagara dell’India settentrionale medievale e hanno guadagnato una certa notorietà per i rilievi e le statue che animano la superficie di una vita brulicante e complessa ed in particolare per le numerose sculture che rappresentano figure erotiche nelle infinite combinazioni della fantasia.
I templi vennero riscoperti verso la fine del XIX secolo, quando alcuni dei monumenti furono recuperati dalla prigionia della vegetazione che li preservò per i secoli passati
La sua riscoperta si deve alla passione per l’archeologia di un capitano dell’esercito britannico, TS Burt, impiegato dalla società asiatica a Calcutta, che nel 1883 venne in possesso di informazioni che lo portarono alla riscoperta del complesso di templi totalmente avvolti dalla giungla.
L’ingegnere inglese però, ritenne estremamente offensive le raffigurazioni della struttura antica.
Alcuni dei templi sono dedicati a divinità giainiste ma la maggior parte è dedicato a divinità dell’Induismo, come ad esempio Brama ,Visnhnu, Shiva ed alcune delle forme femminili di Devi.
Spesso i templi venivano costruiti con un corpus centrale e quattro santuari minori ai quattro angoli del tempio principale. Questi santuari secondari si sviluppano in verticale, con un gran numero di forme a guglia che creano una base appropriata per la guglia principale del tempio centrale; nel caso del tempio Kandariya Mahadeva, esse raggiungono il numero di 84 ed i 116 metri di altezza. L’insieme di guglie e pinnacoli, principali e secondari, danno ai templi di Khajuraho il loro aspetto esteriore unico.
Il loro sviluppo graduale in altezza, via via che ci si avvicina alla guglia principale, richiama la forma dei picchi himalayani. Costruiti circa 1050 dC, in un momento in cui le gru e le macchine di movimento a terra, erano sconosciute sono la prova tangibile delle competenze di architetti e ingegneri dell’India del tempo. Il tutto senza l’ausilio di nessun tipo di cemento. E i visitatori con il naso all’insù si chiedono: “ Come mai è possibile realizzare simili opere?”.
Le luci, le musiche e le danze che ogni sera vengono celebrate rievocano la vita e tempi della città nel suo periodo di massimo splendore.
Insolito tra i templi Khajuraho è il tempio dedicato alla dea induista, compagna del dio Shiva, Parvathi. Questa tempio ha tre cupole ognuna di forma diversa: una ha forma di un minareto di una moschea, una è simile a una pagoda buddista,la terza è come la torre sikhara di un tempio indù.
Lo spirito di questo insolito luogo di culto sembra essere il dialogo intereligioso. Pare infatti che attraverso la sua costruzione si sia voluta dimostrare l’unità di base di tutte le religioni e l’unità fondamentale di tutti gli esseri umani . E infatti le meraviglie dell’arte e dell’architettura che qui sono custodite saranno ammirate e ricordate a lungo da tutti coloro che hanno la fortuna di visitare Khajuraho.
I templi di Khajuraho oggi si trovano al centro di un paesaggio erboso con zone alberate.
Quando nel 1947 l’India ottenne l’indipendenza dalla Gran Bretagna il paesaggio era invece semidesertico, con una vegetazione scarsa. Quello che si vede oggi, una specie di parco all’inglese con prati, fiori ed alberi ornamentali, è stato sviluppato a scopi turistici ma non ha molto a che fare con il paesaggio originario della regione all’epoca in cui i templi vennero eretti.
Non si sa con esattezza come doveva essere il paesaggio nel X secolo, ma si sa che i templi ospitavano una grande comunità di sacerdoti e che i tipici giardini indiani all’epoca erano composti perlopiù di alberi, senza prati o fiori. I templi di Khajuraho sono noti per le sculture erotiche che li adornano; esse comunque non sono presenti all’interno degli edifici o vicino alle rappresentazioni delle divinità, bensì si trovano nella parte esterna del muro interno in quei templi che hanno due cerchie di mura intorno all’edificio.
Vi sono numerose interpretazioni riguardo la posizione di queste sculture erotiche: secondo alcuni esse rappresentano il fatto che per giungere al cospetto della divinità si debba lasciare i propri desideri e le proprie pulsioni sessuali all’esterno del tempio. Esse mostrano anche che la divinità è pura come l’atman, che non è affetto da desideri sessuali né da altre caratteristiche del corpo fisico. Le sculture all’esterno dei templi mostrano esseri umani e tutti i cambiamenti che avvengono nel corpo umano; solo il 10% circa ha tematiche legate all’erotismo ma sono ciò che la maggior parte dei visitatori, soprattutto stranieri osserva con attenzione.
Sono scolpite, con perfezione anatomica, intriganti sculture erotiche di coppie che mostrano il tipo di attività acrobatica che attirano lo sguardo dei visitatori verso l’alto, proprio come fanno quando guardando le torri del tempio Kandariya Mahadeva, per chiedersi , in un contesto diverso: “Come è possibile realizzare simili opere?”. La maggior parte delle statue mostra persone impegnate nelle attività di tutti i giorni: vita domestica,momenti di lavoro nei campi, attività devozionali.
L’emblema di un guerriero che combatte un leone da solo a mani nude è ritratto spesso nei templi e si narra che sia la rappresentazione del valoroso re guerriero, a capo del clan dei Rajput Candela, che ha costruito i templi. Sono molte e varie le teorie che cercano di spiegare la motivazione della presenza di tante scene erotiche. Gli storici dell’arte hanno provato per anni a cercare una soluzione al mistero di Khajuraho.
La teoria più accreditata vede i templi di Khajurao un centro di misticismo tantrico ,infatti quando i templi vennero eretti probabilmente era credenza che la soddisfazione dei desideri terreni ,in particolari quelli sessuali,rappresentasse una parte importante dello sviluppo umano e un passo decisivo verso la Liberazione .Prima della conquista del Gran Mogol, quando i giovani vivevano in eremitaggio fino al momento in cui diventavano uomini, essi potevano imparare gli usi del mondo studiando le sculture dei templi di Khajuraho ed i desideri terreni che esse ritraggono. Ma a quanto pare, la guerra con i musulmani venne vinta con la diplomazia, ed il nome del tempio “portatori di datteri” fu sancito come omaggio di pace.
Fonte : http://portalemisteri.altervista.org
Le vacanzine dei nostri politici
Queste sono le vacanze di Natale 2012 di alcuni nostri politici
Quelle di quest'estate alla prossima puntata
Sono un po invidiosa lo ammetto ma più che altro inc........perchè penso che questi si vanno a fare le vacanze che noi possiamo solo sognare con i nostri soldi
HOTEL RAYAVADEE, THAILANDIA Giuliano Pisapia, sindaco di Milano, ha trascorso le sue vacanze di Natale all'hotel Rayavadee di Krabi, in Thailandia. Una location da sogno, costata 900 euro a notte
PALM BEACH RESORT, MALDIVE Renato Schifani, Pier Ferdinando Casini e Francesco Rutelli hanno trascorso il Capodanno al Palm Beach Resort alle Maldive
MADAGASCAR Anche la sindacalista Susanna Camusso non ha badato a spese concedendosi una vacanza in una meta esotica insieme alla figlia in alta stagione
NEW YORK Nichi Vendola per le sue vacanze natalizie ha scelto New York, spendendo 350 mila euro per quattro giorni
MIAMI Mara Carfagna per le sue vacanze natalizie ha scelto una meta evergreen e sempre di moda come Miami
REPUBBLICA DELLE MALDIVE Anche il presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha trascorso le vacanze natalizie tra gli atolli delle Maldive insieme alla propria famiglia tratto da http://viaggi.virgilio.it/foto/gallery/vacanze-politici-maldive-thailandia.html
Sono un po invidiosa lo ammetto ma più che altro inc........perchè penso che questi si vanno a fare le vacanze che noi possiamo solo sognare con i nostri soldi
HOTEL RAYAVADEE, THAILANDIA Giuliano Pisapia, sindaco di Milano, ha trascorso le sue vacanze di Natale all'hotel Rayavadee di Krabi, in Thailandia. Una location da sogno, costata 900 euro a notte
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The Freddie Mercury Tribute Concert 1992
Un Concerto per la Vita: il Freddie Mercury Tribute Concert di sensibilizzazione sull'AIDS è stato un concerto all'aperto tenutosi il Lunedi di Pasqua, il 20 aprile 1992 al Wembley Stadium di Londra, per un pubblico di 72.000.
Il concerto è stato prodotto per la televisione da Ray Burdis e trasmessa in diretta televisiva e radiofonica a 76 paesi in tutto il mondo, con un pubblico di fino a un miliardo.
Il concerto è stato un omaggio alla vita del frontman Regina tardi, Freddie Mercury, con tutti i proventi vanno alla ricerca sull'AIDS. Lo spettacolo ha segnato concerto semifinale del bassista John Deacon con la regina (salvo due apparizioni live con Brian May, Roger Taylor e Elton John nel 1997).
I proventi del concerto sono stati usati per lanciare la Phoenix Trust AIDS organizzazione di carità Mercurio.
01. Queen feat. Joe Elliot & Slash - Tie Your Mother Down
02. Queen feat. Robert Plant - Crazy Little Thing Called Lov
03. Queen - Too Much Love Will Kill You
04. Queen feat. Paul Young - Radio Ga Ga
05. Queen feat. Seal - Who Wants To Live Forever
06. Queen feat. David Bowie & Annie Lennox - Under Pressure
07. Queen feat. George Michael & Lisa Stansfield - These Are The Days Of Our Lives
08. Queen feat. George Michael - Somebody To Love
09. Queen feat. Elton John & Axl Rose - Bohemian Rhapsody
10. Queen feat. Elton John & Tony Iommi - The Show Must Go On 11. Queen feat. Axl Rose - We Will Rock You
12. Queen feat. Liza Minnelli & Cast - We Are The Champions
Qualcuno sa rispondere a questo indovinello?
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