Lo chiamano "l'animale più felice del mondo": che lo sia davvero oppure no, la sua espressione lieta ha fatto meritare al quokka tale soprannome.
Singolare l'appellativo, singolare il nome (quokka è una parola derivante dall'idioma degli aborigeni australiani, probabilmente), singolare anche l'aspetto: la prima volta che un marinaio lo avvistò, nella seconda metà del XVII secolo, pensò di trovarsi dinanzi ad un gatto selvatico; in seguito l'esploratore olandese Willem de Vlamingh lo scambiò per un grosso topo e battezzò l'isola in cui è diffuso Rottnest, ossia "nido di topi" nella sua lingua.
A ben guardarlo, però, il quokka ricorda anche un canguro e, con quella sorta di sorriso beato che porta sempre dipinto sul musetto, si è guadagnato l'amore di tutti gli esseri umani che restano incantati ad ammirarne le goffe fattezze.
La sua simpatia, però, non lo ha messo al riparo dal pericolo di estinzione, ricorrente tra i mammiferi dei tempi moderni: tant'è che questo piccolo marsupiale endemico di una ristretta area dell'Australia occidentale sta vedendo la propria popolazione assottigliarsi progressivamente nei territori in cui ha sempre vissuto.
Attualmente, infatti, il quokka si trova nella lista rossa dell'Unione internazionale per la conservazione della natura, classificato come vulnerabile: che è lo status meno grave ma, comunque sia, degno della massima preoccupazione.
Sebbene la specie Setonix brachyurus (questo il suo nome scientifico) sia protetta, il quokka sta diventando sempre più raro: può godere di una relativa tranquillità su alcune isole, prima tra tutte quella di Rottnest, dove si aggira tra la boscaglia più selvaggia o tra le radure coltivate e dove è stata del tutto estirpata la presenza di animali di provenienza esterna, come gatti e volpi, i quali ne metterebbero in pericolo la sopravvivenza a causa delle loro abitudini predatorie.
Ma allora, cosa lo minaccia?
Manco a dirlo, il suo problema principale deriva proprio dagli uomini: il suo aspetto da piccolo canguro che lo rende amabile agli occhi di tutti, in effetti, è attualmente anche la ragione dei suoi problemi.
L'isola di Rottnest è una frequentata meta turistica ormai da decenni, conosciuta dagli australiani come dal resto del mondo: in tanti si recano presso le sue sponde, anche per una visita giornaliera, con l'obiettivo di ammirarne i paesaggi e, naturalmente, i suoi quokka!
Il quokka è particolarmente socievole, non teme gli uomini né può costituire in alcun modo un pericolo per essi: tuttavia la salute del suo organismo viene sempre più minata dall'abitudine diffusa di regalare a questo animale cibi inappropriati.
In particolare, il marsupiale è estremamente ghiotto di pane, alimento che fa particolarmente male al suo metabolismo: da qui la recente introduzione di norme che vietano di dar da mangiare all'animale e che multano i trasgressori.
In ogni caso, il problema del quokka che ne potrebbe determinare la sparizione è assai più ampio: innanzitutto, la ristrettezza del suo areale non lo aiuta. Oltretutto, nelle zone continentali in cui risiede patisce effettivamente la minaccia dei predatori, sia di quelli naturali come i dingo, sia di quelli introdotti dagli europei nei secoli scorsi come gatti, cani e volpi.
Per il quokka l'ideale sarebbe trovare rifugio nelle zone più boscose, proteggendosi nella fitta vegetazione e sui rami degli alberi dove riesce ad arrampicarsi, seppur goffamente: ma l'agricoltura ha ridotto notevolmente le zone più selvatiche, assestando l'ennesimo colpo all'animaletto che, evidente, adesso non ha molto da essere felice.
Fonte: http://scienze.fanpage.it/