giovedì 5 novembre 2015
Strutture visibili dal satellite in una remota regione del Kazakistan
Una delle più grandi tra le misteriose figure scoperte nella steppa del Kazakistan Dopo aver visto in tv un programma sulle piramidi costruite fuori dall'Egitto, Dmitriy Dey, un manager di Kostanay, nel nord del Kazakistan, si è chiesto se per caso anche il suo paese avesse mai ospitato edifici simili, e si è messo a studiare le immagini satellitari di Google Maps per trovarne le eventuali tracce.
Piramidi non ne ha trovate, ma è riuscito a individuare decine di strane strutture artificiali sparse in una remota area della steppa. Si tratta di collinette e buchi nel terreno, che dal suolo è quasi impossibile notare, ma che viste dal cielo rivelano un'ampia varietà di forme: cerchi, croci, quadrati, svastiche, ecc.
Otto anni dopo, grazie anche a una serie di nuove immagini rese pubbliche dalla NASA le scoperte di Dey stanno alimentando un dibattito tra gli archeologi, che non riescono a mettersi d'accordo sulla datazione, sullo scopo e persino sul numero di quelle misteriose figure.
Questa figura a forma di anello potrebbe essere stata tracciata nel terreno all'alba dell'Età del Ferro (intorno all'800 a.C.), quando cominciavano a sorgere le prime città dell'Asia centrale. “Occorse un lavoro immenso per costruire queste strutture", spiega Giedre Motuzaite Matuzeviciute, archeologa dell'Istituto lituano di Storia di Vilnius e capo del team internazionale che ha studiato 55 dei siti artificiali nella steppa kazaka.
"Qui il suolo è molto pesante, come l'argilla. E gli scavi sono stati fatti in mezzo al nulla". Le figure identificate, situate nella regione del Turgai, un'area scarsamente popolata al centro del paese, comprendono 21 croci, un quadrato, quattro cerchi e una sorta di svastica, un simbolo molto diffuso in Asia centrale.
Molte coprono una superficie più vasta di un campo di calcio. Secondo Matuzeviciute, le strutture si possono dividere in due gruppi. Quelle del primo sono collocate su rilievi affacciati sui bacini fluviali; quelle del secondo, tra cui quella a forma di svastica, sono tracciate lungo i fiumi o vicine a siti di sepoltura che risalgono ai primi secoli avanti Cristo.
Usando moderne tecniche di datazione, l'archeologa e il suo team hanno scoperto che due delle strutture furono costruite tra l'800 e il 750 a.C. "Non ci stupisce", spiega Matuzeviciute: "si trattava di un'epoca di transizione". Poiché nei dintorni delle strutture non è stato trovato materiale organico che avrebbe consentito la datazione al radiocarbonio, il team ha utilizzato il metodo detto a luminescenza otticamente stimolata, che misura quanto tempo è passato dall'ultima volta che un reperto è stato esposto al sole, con un'accuratezza di 20 anni in più o in meno.
Una struttura che ricorda una svastica costruita su terreni alluvionali nella steppa kazaka. Lo scopo delle figure è ancora meno chiaro della loro età. Secondo Dey si trattava di osservatori solari utilizzati per il culto del sole in epoca neolitica: "Ho fatto i calcoli", assicura.
Ma gli archeologi sono molto scettici. "Viste così, le strutture potrebbero essere qualunque cosa, da recinti per il bestiame a cerchi di pietra, e persino opere idriche d'epoca sovietica", dice Michael Frachetti, archeologo della Washington University di St. Louis ed esperto dell'Asia centrale.
Ipotizzare che risalgano a un culto solare del Neolitico "non è necessariamente sbagliato", aggiunge. "Ma non è un'affermazione basata sul metodo scientifico".
Matuzeviciute ammette che per avere risposte più chiare occorrerà studiare ancora a lungo, ma esclude già nettamente l'ipotesi dei recinti (le strutture non ne hanno la forma tipica) e dei lavori sovietici (sono nettamente più antiche). Secondo la studiosa, le strutture potrebbero essere in qualche maniera collegate alla migrazione della saiga, un'antilope oggi quasi estinta ma un tempo preda fondamentale per i cacciatori della zona. “Forse furono costruite per marcare il territorio, segnali visibili anche dalle valli più lontane", dice.
"Non sono come le linee di Nazca, che si possono vedere solo dall'alto".
Una figura a forma di croce, tra i simboli più diffusi nella steppa kazaka
Quanto alle figure del secondo gruppo, potrebbero essere un tipo di tamga, simboli utilizzati dalle antiche tribù eurasiatiche per marchiare gli animali e segnare il territorio. Secondo Dey ce ne sono 260; per Matuzeviciute, però in questo gruppo sono ricomprese anche strutture del tutto diverse: recinti per il bestiame e tumuli funerari detti kurgan, creati in epoca molto più recente da tribù di ceppo turco.
Dalle mappe satellitari la studiosa lituana ha identificato 55 strutture antiche, ma solo la metà sono state finora individuate sul terreno. Ormai la sua collaborazione con Dey si è interrotta: "In passato Dey forniva le coordinate dei nuovi oggetti che scopriva, ma poi ha smesso ed è andato avanti per la sua strada". Entrambe le équipe puntano a pubblicare i risultati delle loro ricerche nei prossimi mesi, sperando di superare la revisione scientifica. Intanto, Dey ha lasciato il suo lavoro per dedicarsi al progetto a tempo pieno, e spera di ottenere i fondi per prolungare la ricerca. "Siamo una nazione giovane", dice, "ma questi studi ci aiutano a scoprire le straordinarie opere realizzate dai nostri antenati".
di Andrew Lawler, fotografie Digitalglobe via NASA
Tratto da National Geographic. it
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