lunedì 18 febbraio 2013
Universi paralleli
Teoria di Everett: l'interpretazione dei "molti mondi"
Una fra le teorie, più quotate dai fisici contemporanei, che dà plausibilità all'esistenza d'una pluralità di universi è l'interpretazione a realtà parallele, appartenente alla disciplina della meccanica quantistica/meccanica ondulatoria, e denominata successivamente (da Bryce DeWitt) "a molti mondi"; che fu elaborata e proposta da Hugh Everett III a partire dagli ultimi anni '50.
Uno dei maggiori sostenitori della teoria è il fisico David Deutsch, dell'Università di Oxford, il quale nel suo noto saggio "
La trama della realtà" definisce genericamente la fisica quantistica (con evidente riferimento ad Everett): la fisica del multiverso. In linea di massima tale interpretazione nega che vi sia disuguaglianza tra le leggi dei processi basilari che regolano i fenomeni microscopici o elementari (come l'indeterminazione dei risultati sperimentali), indagati dalla quantomeccanica, e quelli macroscopici (o macro-cosmici) sistematizzati dalla scienza classico-relativistica.
Ciò, in ultima analisi, comporterebbe anche che non avvenga mai il cosiddetto collasso della funzione d'onda, evento implicito nella teoria "ortodossa" (della "Scuola di Copenaghen", ma non unicamente in essa): il quale riduce l'osservabile ad un solo rilevabile stato conclusivo fra quelli teoricamente previsti (e sommabili col principio della sovrapposizione quantistica); ciò riguarda sia l'evoluzione dei sistemi sperimentali che quelli producentesi spontaneamente in Natura (come il decadimento/trasformazione degli elementi atomici).
Ma per l'interpretazione everettiana, che predilige l'impianto deterministico della meccanica ondulatoria elaborata da Erwin Schrödinger, ognuno degli stati finali possibili (dei processi empirici considerati) si concretizza materialmente: tramite la continua diramazione dell'intera realtà/universo che li contiene, coerentemente con gli stati risultanti e secondo le probabilità con cui essi possono manifestarsi
Anche l'osservatore, necessario per la rilevazione dello stadio conclusivo del sistema, si ritrova suddiviso in più repliche di sé: una per ogni misurazione alternativa che l'evolversi quantistico consente.
Però in tal contesto, prescindendo dall'opera di preparazione degli eventuali esperimenti, egli resta spettatore dell'effetto rilevato, essendo gli sviluppi teoricamente considerati del tutto oggettivi, determinati dalle leggi della Natura e non dall'atto osservativo; come invece le concezioni vicine a quella "ortodossa" in varia misura suppongono, associando l'atto osservativo/misurativo all'immediato prodursi d'una riduzione (parziale cancellazione) dei risultati della dinamica empirica che guida la materia sotto esame, dinamica descrivibile dalla funzione d'onda quantistica(Ψ): l'elaborazione matematica delle sue fasi. In sunto: secondo il criterio everettiano lo sviluppo empirico dei sistemi quantici e l'osservatore che li indaga sperimentalmente, o che semplicemente risente delle loro proprietà infine rilevabili, non vanno ritenuti separabili ma vincolati in ogni fase determinante dell'evoluzione quantica, diretti dal complessivo meccanismo universale che regola tutti i processi naturali; che, in modo impercettibile, tende ad un'illimitata suddivisione/replicazione dell'intera realtà (in relative varianti), fin dal principio del tempo.
Attualmente l'impostazione su cui si basa la teoria a molti mondi (o delle realtà parallele) è, almeno in buona parte, apprezzata da autorevoli cosmologi, poiché v'intravvedono una peculiare capacità esplicativa riguardo agli istanti precedenti l'inizio del nostro universo e la sua causa, come ad esempio l'affini elaborazioni quantistiche di Stephen Hawking sulla "funzione d'onda d'universo".
Complessivamente la concezione di H.Everett, in un'ottica strettamente fisico-sperimentale, contempla un parametro innovativo e logicamente autoconsistente ma empiricamente controverso, e non usufruendo finora (inizio 2013) di prove o osservazioni specifiche a suo netto vantaggio, da una parte autorevole della comunità scientifico-accademica non è accettata.
Quindi resta nel novero dell'interpretazioni non più che ipotetiche, avanzate per comprendere quegli aspetti oscuri, e quelli per cui anche la sua esplicazione matematica è giudicata incompleta, ricorrenti nei fenomeni quantistici.
Comunque tutti gli esperimenti finora compiuti non l'hanno ancora confutata, perciò continua a rappresentare almeno una potenziale alternativa alla visione originaria impostata da Niels Bohr e seguita dalla Scuola di Copenaghen
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