Posizionata al centro della baia di San Francisco, l'isola di Alcatraz è famosa soprattutto per il carcere di massima sicurezza e per film e libri che sono stati scritti su di essi. Si tratta in realtà di un sito ricco di storia.... ma andiamo per ordine.
L'isola, dopo varie vicissitudini, venne ben presto fortificata ed usata, dal 1850 come prigione militare. Nel 1933 l'isola venne acquistata dal Dipartimento di Giustizia, ristrutturata (i lavori durarono oltre un anno) ed adibita a prigione federale. L'inaugurazione avvenne il 12 ottobre 1933. Il penitenziario federale di Alcatraz durò per ben 29 anni (fino al 1963, anno in cui venne chiuso soprattutto per motivi economici.
Degno di nota è l'occupazione, ad opera di un gruppo di indiani d'America, che avvenne tra il 29 novembre 1969 e l'11 giugno 1971. L'occupazione avvenne con l'intento di chiedere al Governo la costruzione nell'isola di un centro culturale e di una Università dedicata agli indiani. L'intento di attirare l'attenzione pubblica venne facilmente raggiunto ma dissidi interni ed il pugno ferreo dell'amministrazione locale portò, alla fine, ad un nulla di fatto.
Oggi l'isola ed il suo penitenziario sono un sito storico e sono visitabili dai turisti che la possono raggiungere con il traghetto partendo da Fisherman's Wharf.
Di tutto quello che l'isola può offrire quello che sicuramente attira maggiormente l'attenzione dei turisti è il penitenziario. Si trattava di una prigione di massima sicurezza. La distanza dell'isola dalla terra ferma, le correnti presenti nella baia e la conformazione rocciosa dell'isola rendevano di fatto quasi impossibile evadere.
Molti nomi illustri, come Al Capone, passarono parte della loro reclusione in questo carcere.
Ad Alcatraz venivano solitamente reclusi i prigionieri problematici che avevano tentato la fuga o particolarmente violenti.
La vita all'interno del penitenziario aveva regole proprie, diverse da quelle degli altri luoghi di detenzione. Ad esempio i prigionieri vivevano circa 23 ore racchiusi nella loro cella.
I prigionieri a cui veniva concesso (ma dovevano meritarselo con la disciplina) di lavorare passavano invece solo 18 ore nella loro cella. Quelli che invece creavano problemi venivano rinchiusi in celle di isolamento prive di barre o finestre.
L'unico punto di di aggregazione, nel quale poteva di fatto esserci un minimo di vita sociale era la sala mensa.
Proprio in questa sala si concentravano la maggior parte delle paure della sorveglianza (anche se in realtà non successe mai nulla). Ad esempio in sala mensa era tassativamente proibito parlare e nel soffitto c'erano dei dispositivi in grado di rilasciare gas in caso di problemi.
In compenso la qualità e la quantità del cibo era piuttosto buona se paragonata a quella degli altri istituti di pena. Non a torto si riteneva che la qualità del cibo consentisse di migliorare il clima dei detenuti.
Le guardie giravano non armate ma i detenuti erano costantemente tenuti sotto tiro da altri guardiani attraverso delle piccole feritoie che consentivano loro di guardare all'interno.
I tentativi di evasione che si sono verificati durante i 29 anni di attività sono infatti quasi sempre terminati con la cattura dei fuggitivi al di fuori delle mura del penitenziario o con la morte dei fuggitivi.
In un solo caso, nel 1962, Frank Morris e i due fratelli John e Clarence Anglin riuscirono a tuffarsi nelle acque della baia e non vennero più ritrovati. Le autorità sostennero che erano morti annegati.
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