Quella che segue è una della lettere del carteggio fra Claretta Petacci e Benito Mussolini conservato per 60 anni nei faldoni dell’Archivio centrale dello Stato e che solo ora viene reso liberamente accessibile agli studiosi. La lettera è senza data ma risale al gennaio 1944, considerati i riferimenti al processo di Verona, in cui erano imputati coloro che avevano votato a favore dell’ordine del giorno Grandi il 25 luglio 1943; vennero tutti conmdannati a morte, anche il genero di Mussolini Galeazzo Ciano. La lettera contiene duri attacchi al re Vittorio Emanuele III, al maresciallo Pietro Badoglio e a Edda Ciano Mussolini, figlia del Duce e moglie di Galeazzo Ciano.
Ben, ti mando un buongiorno, con una tenerezza speciale, sento tutta la pena, la tua ansia nel seguire questo processo che vaglia i traditori. Io ti comprendo ma devi essere forte. Il destino dei grandi è forse quello di essere traditi. È triste. Cesare da suo figlio… Napoleone da tutti, dalla stessa moglie Maria Luisa e Giuseppina… Tu da tuo genero e dai tuoi ministri. Oggi è il sangue e solo il sangue che può lavare l’onta. Oggi è la forza, e solo la tua forza, dura, violenta, crudele che potrà seppellire la vergogna. Non si può né si deve dimenticare che uno dei primi responsabili della tua tragedia, oltre che quel vecchio incartapecorito e invigliacchito del sabaudo, e di quel massone venduto lercio di Badoglio, è stato Ciano uno dei maggiori istigatori – vile sudicio interessato e falso. E così non devi né puoi dimenticare che la sua degna compagna, per certo tua figlia, è stata degna compagna delle trame di suo marito. Come ha dimenticato di essere una Mussolini mentre si affilavano le armi contro il suo stesso padre così non può vantare oggi legami di sangue. È facile fare la figlia ravveduta o pentita. Quando si è tradito una volta il proprio sangue, si può tradirlo anche due. E se adesso che suo marito è alle soglie della meritata punizione, lei se ne frega e viene da te, fedele figlia devota e pentita, è indegna, così come sarebbe indegna nel chiederti pietà per lui. Poiché nel primo caso rinnegando il marito del quale ha seguito la sporca e vile politica partecipandovi vivamente – rinnega il suo stesso essere di moglie fedele. E se lo rigetta da sé – ora dopo averlo ella stessa aiutato nel tradimento contro suo padre – è infamia. Così com’è infamia e viltà se tenta salvarlo dal giusto castigo. Se cominci a punire e colpire così possiamo essere veramente sicuri di avere soddisfazione contro i vigliacchi e i traditori e di ricostruire sui cocci sporchi di melma. Via Ben! è inutile tergiversare oggi chi ha mancato deve pagare. Se il tribunale nasce sotto auspici di debolezza e di acquiescenza, è inutile crearlo ed è inutile fare processi. Il popolo non vuole né può più essere preso in giro. Ho il diritto di dirti queste cose per quello che ho sofferto e ho il dovere perché ti amo, ti amo come uomo e soprattutto come capo. Ricordati, o oggi o mai più.
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