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giovedì 28 marzo 2013

Analizzato il “Cuor di Leone” di Riccardo I d’Inghilterra



Lo chiamavano Cuor di Leone – un nome diventato la personificazione del coraggio in battaglia. 

Più di otto secoli dopo la morte di Riccardo I d’Inghilterra, gli scienziati hanno rivelato i segreti del suo cuore.
 Re Riccardo combatté contro il sultano musulmano Saladino durante la terza crociata nel XII secolo. 
Ma al suo ritorno in Europa lo attendevano altre difficoltà, e trascorse gli ultimi anni della sua vita cercando di reprimere la rivolta nei suoi territori francesi. Il 25 marzo 1199, durante l’assedio al castello di Châlus-Chabrol, venne trafitto alla spalla sinistra dal dardo di una balestra. Riccardo morì 12 giorni dopo, probabilmente a causa di un’infezione nella ferita.
 Le sue viscere furono rimosse e conservate in una bara a Châlus, e il suo corpo venne inviato all’Abbazia di Fontevrault. Il suo cuore fu però imbalsamato in modo da conservarlo per i 500 chilometri di viaggio fino alla Cattedrale di Notre Dame a Rouen, la base delle forze inglesi in Normandia all’epoca.
 Durante uno scavo della cattedrale nel 1838, lo storico Achille Deville trovò i resti del cuore all’interno di un reliquiario di piombo oggi conservato nel Museo di Storia Naturale di Rouen. Un’iscrizione latina sul coperchio recita: “Qui è il cuore di Riccardo, re d’Inghilterra”. 
 Deville e altri avevano esaminato il contenuto del reliquiario, ma finora i resti non erano mai stati sottoposti ad una rigorosa analisi forense.

Philippe Charlier, un patologo forense e antropologo presso la Raymond Poincaré University Hospital di Garches, aveva scoperto che le ossa sacre ritenute appartenere a Giovanna d’Arco erano in realtà di una mummia egizia. Aveva anche identificato una testa anonima conservata come quella di Enrico IV di Francia, assassinato nel 1610 e decapitato postumo durante la Rivoluzione francese. 

 Le analisi al microscopio hanno identificato granuli di polline di mirto, menta e altre note piante per l’imbalsamazione, così come pioppo e campanula, che erano in fiore quando il re morì. Sono state inoltre rilevate alte concentrazioni di calcio, suggerendo che potrebbe essere stata usata calce come conservante, e creosoto e franchincenso, entrambi utilizzati per la conservazione dei tessuti. “Siamo sorpresi di aver trovato così tante informazioni”, dice Charlier. Secondo lo scienziato, questa è la prima analisi forense di un cuore imbalsamato mai fatta e la prima prova fisica di un’antica imbalsamazione usando il franchincenso.
 “Ciò dimostra che anche i cristiani praticavano l’imbalsamazione”, afferma Stephen Buckley, un chimico archeologico presso l’Università di York. “La Chiesa ha cercato di minimizzare l’uso dell’imbalsamazione per i leader religiosi e i reali” in passato a causa delle origini pagane della pratica, aggiunge. Ma i testi medievali mostrano che molti membri dell’élite della società avrebbero potuto aspettarsi un trattamento simile.

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