lunedì 26 novembre 2012
Pet therapy: gli animali ci aiutano a guarire
La pet therapy si basa sull'assistenza degli animali domestici, (quali cani, gatti, conigli, pappagalli e tartarughe) e si affianca alle altre terapie, per la cura sia di disabilità psichiche, come per esempio l'autismo, sia fisiche (deficit dell'udito, della vista e del movimento) ed anche dei disturbi dell'apprendimento quali ansia, iperattivismo, autismo. L'animale è il co-terapeuta che aiuta il paziente, insieme agli psicologi e ad altre figure professionali del settore (pedagoghi, operatori sociali e conduttori cinofili specializzati), ad innescare spontaneamente quei meccanismi di stimolo che possono essere di gioco per i bambini, stimolo all'attenzione temporanea (cura del cane, carezze) per gli anziani e i pazienti depressi.
T.A.A.Terapie assistite con l'ausilio degli animali
Gli operatori per le TAA si avvalgono dell'ausilio di cani, gatti ma anche conigli e tartarughe. E poi i pappagalli che sono "improntati" con l'uomo, cioè svezzati a 20 giorni e accuditi dall'uomo per far si che siano quanto più possibile in relazione con i loro genitori/istruttori umani. La scelta dell'animale da parte degli operatori TAA avviene in maniera graduale: si inizia in generale con i conigli che vengono accettati subito dai bambini i quali, in genere, non ne hanno paura. Successivamente vengono impiegati pappagalli e poi via via fino al gatto ed il cane. I pappagalli vengono utilizzati perché, parlando a modo loro, stimolano il paziente a rispondere; generalmente i bambini sono i più sensibili a questo tipo di sollecitazioni. Può avvenire anche il contrario: ad esempio, il bambino viene stimolato proprio per far parlare il pappagallo. Gli effetti sul paziente In tutti i casi si è riscontrato un miglioramento nell'attenzione e, in soggetti che compiono movimenti improvvisi o violenti che non riescono a controllare, un incremento nella capacità del controllo del proprio corpo. Per quanto attiene al linguaggio, i pazienti si abituano a parlare con l'animale e ad esprimere le proprie emozioni, cosa che, ad esempio, per un paziente autistico è davvero difficile.
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