Il Disco di Festo è un reperto archeologico ritrovato nell'omonima città di Festo, sull'isola di Creta, sotto un muro di un palazzo minoico.
Fu trovato il 3 luglio del 1908 da una spedizione archeologica italiana guidata da Luigi Pernier e Federico Halbherr.
Oggi lo si può ammirare nel Museo archeologico di Iraklio a Creta. È un disco di terracotta, delle dimensioni di 16 centimetri di diametro e 16 millimetri di spessore; la datazione stratigrafica ne attribuisce l'età al 1700 a.C.
Il Disco di Festo venne scoperto nel sito del palazzo minoico di Festo, vicino a Haghia Triada, sulla costa sud di Creta; specificamente il disco venne trovato nel seminterrato della stanza 8 nell'edificio 101 di un gruppo di costruzioni a nord-est del palazzo principale.
Questo combinazione di 4 stanze serviva anche come un'entrata formale al complesso dei palazzi. L'archeologo italiano Luigi Pernier recuperò questo straordinario "disco" intatto, di circa 15 cm di diametro e in modo uniforme poco più di un centimetro di spessore, il 3 luglio del 1908 durante il suo scavo del primo palazzo minoico.
Esso venne trovato nella cella principale di un "magazzino del tempio" sotterraneo.
Queste celle seminterrate, soltanto accessibili dall'alto, erano ordinatamente coperte con uno strato di fine intonaco.
Il loro contenuto era scarso di manufatti preziosi, ma ricco di terra nera e ceneri, miste ad ossa bovine bruciate.
Nella parte settentrionale della cella principale,
Il disco è ricoperto di simboli impressi con stampini quando l'argilla era ancora fresca, disposti a spirale su entrambe le facce, in una sequenza in senso orario che va verso il centro. I simboli totali sono 241, e sono suddivisi in piccoli gruppi da sottili linee.
La scrittura è stata eseguita con grande cura dei dettagli, in modo da chiudere la spirale esattamente nel centro e da occupare tutto lo spazio disponibile. L'interpretazione più accreditata è che si tratti di una forma di scrittura sillabica, anche perché l'elevato numero di simboli distinti (45) sembra escludere la possibilità che si tratti di segni alfabetici.
In ogni caso i segni del disco sono rimasti indecifrati, e non rivelano somiglianza formale con quelli di nessun'altra scrittura conosciuta.
Nello stesso strato nero, pochi pollici a sud-est del disco e circa venti sopra il pavimento, fu trovata anche la tavoletta PH-1 in lineare A.
Il sito apparentemente collassò a causa di un terremoto, possibilmente collegato con l'eruzione esplosiva del vulcano di Santorini che colpì gran parte della regione mediterranea verso la metà del II millennio a.C.
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