L’ape è da sempre simbolo di sovranità. Casate nobiliari di tutto il mondo e di tutte le epoche hanno raffigurato questo laborioso insetto sui propri stemmi. Insetto ricco di simbologie in tutte le società antiche, è stato considerato animale nobile, impenetrabile e magico in molte religioni, dall’Oriente all’Occidente.
Nell’antico Egitto l’ape ebbe un significato solare; secondo un mito, quando Ra piangeva, le sue lacrime si trasformavano in api. A Sais il tempio del dio Neith era soprannominato “casa dell’ape”.
Nella religione ellenica Zeus viene talvolta chiamato Melisseo (uomo-ape), perché da piccolo era stato nutrito dalle api di Creta, a cui aveva poi donato il colore aureo. L’ape era sacra anche ad Artemide nel suo ruolo di ninfa orgiastica e il piccolo insetto, in quanto simbolo di produttività, era identificato poi con la dea greca Demetra e con le romane Cerere e Opi.
Anche dall’altro capo del mondo, secondo la religione indiana, Visnù, Krishna e Indra sono chiamati Madhava (nati dal nettare) e sono spesso raffigurati con un’ape posata su un fiore loto, mentre Karma ha una corda dell’arco fatta di api.
Persino una religione monoteista come il cristianesimo adottò l’ape come simbolo: si narrava che San Giovanni Crisostomo (“dalla bocca d'oro”) fosse nato con uno sciame di api che gli volteggiava intorno alla bocca a simboleggiare la dolcezza della sua predicazione.
Nella religione ellenica Zeus viene talvolta chiamato Melisseo (uomo-ape), perché da piccolo era stato nutrito dalle api di Creta, a cui aveva poi donato il colore aureo. L’ape era sacra anche ad Artemide nel suo ruolo di ninfa orgiastica e il piccolo insetto, in quanto simbolo di produttività, era identificato poi con la dea greca Demetra e con le romane Cerere e Opi.
Anche dall’altro capo del mondo, secondo la religione indiana, Visnù, Krishna e Indra sono chiamati Madhava (nati dal nettare) e sono spesso raffigurati con un’ape posata su un fiore loto, mentre Karma ha una corda dell’arco fatta di api.
Persino una religione monoteista come il cristianesimo adottò l’ape come simbolo: si narrava che San Giovanni Crisostomo (“dalla bocca d'oro”) fosse nato con uno sciame di api che gli volteggiava intorno alla bocca a simboleggiare la dolcezza della sua predicazione.
Porfirio, filosofo del III secolo, racconta che gli antichi chiamavano melìssas le anime avviate alla nascita, ma solo quelle destinate a vivere con giustizia, e a ritornare là da dove provengono dopo aver fatto il volere degli dei.
Nell’Ippolito di Euripide, l’eroe offre ad Artemide una corona di fiori che proviene da un prato incontaminato, dove il pastore non osa pascolare il suo gregge e in cui solo l’ape può accedervi, in quanto luogo di grande purezza.
Le api erano quindi considerate innanzitutto caste. Virgilio stesso ci dice che esse non si abbandonano al congiungimento, non fiaccano i loro corpi nei piaceri di Venere, né generano con le doglie. Del resto, le donne ateniesi che partecipavano alle feste Tesmoforie assumevano il nome di mélissai: esse si astenevano per tre giorni da ogni contatto sessuale, digiunavano per un giorno e giacevano a terra su giacigli di agnocasto, pianta dal potere anafrodisiaco.
Messaggera tra i due amanti, l’ape rappresenta simbolicamente il legame di purezza e di fedeltà che deve stringerli l’uno all’altro: una volta infranto tale legame, è l’ape stessa che può svolgere il ruolo di punire il reo.
L’ape è stata considerata un animale contrario al lusso e alla mollezza fino a tempi recenti, per questo nel folclore tedesco il mettersi di fronte a un alveare costituiva una tipica prova di purezza per le giovani spose.
Dal codice amoroso si fa presto a passare al codice alimentare, e anche qui il comportamento deve essere irreprensibile: l’ape odia ogni forma di putrido, mai essa si poserà su un pezzo di carne, o là dove sia del sangue o del grasso. Inoltre l’ape tiene costantemente pulito l’alveare, trasportandone fuori gli escrementi, e sia Virgilio che Plinio affermano che l’apicoltore deve allontanare da esso ogni fonte di cattivi odori e costruirlo lontano da latrine, letamai e bagni e, persino nell’avvicinarsi all’alveare, deve curare di essersi astenuto da ogni cibo forte o troppo saporoso.
Per molto tempo l’ape ha avuto una importante funzione economica, oltre che simbolica e magica; il miele è il primo dolcificante conosciuto dall’uomo.
Insetto dei fiori, della rugiada e del nettare. Lontana dal putrido ma anche dai profumi troppo forti. Essere né maschile né femminile, né domestica né selvatica, come a dire né dalla parte della cultura né da parte della natura. Insetto lontano, divino, enigmatico e, di certo, eccezionale.
Claudia Pecoraro
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