È rimasto nascosto per decine di migliaia di anni nel permafrost siberiano ma di recente un team di scienziati ha riportato alla luce un antico cavallo, il più antico esemplare meglio conservato fino a oggi.
Congelata nel ghiaccio per millenni, questa mummia apparteneva a un giovane puledro morto tra 30.000 e 40.000 anni fa.
Il suo corpo è quasi intatto e i resti sono stati conservati per via del freddo e del ghiaccio: la pelle, gli zoccoli, la coda e persino i minuscoli peli delle narici dell'animale e attorno agli zoccoli sono ancora visibili.
Una squadra internazionale russo-giapponese di paleontologi ha trovato il corpo mummificato del giovane animale all'interno del cratere Batagaika, a 100 metri di profondità, durante una spedizione nella depressione di Batagai e nella zona di Yunyugen, nella Jacuzia.
Il puledro aveva circa due mesi quando è morto, forse annegato in una sorta di trappola naturale, secondo l'ipotesi di Grigory Savvinov, vice capo della North-Eastern Federal University di Yakutsk, in Russia, che ha partecipato alla ricerca. Sorprendentemente, il corpo è integro e misura circa 98 centimetri, secondo The Siberian Times.
Gli scienziati hanno raccolto campioni dei peli e dei tessuti del puledro per i test e adesso sono all'opera per studiare anche il contenuto dell'intestino dell'animale e per scoprire l'alimentazione.
I cavalli selvaggi ancora oggi popolano la Jacuzia, ma il puledro apparteneva a una specie estinta vissuta nella regione da 30.000 a 40.000 anni fa.
Nota come Lenskaya o Equus caballus lenensis, quest'antica specie era geneticamente distinta dai cavalli moderni.
È accaduto altre volte.
Quando il permafrost siberiano si scioglie, ormai sempre più spesso a causa dell'aumento globale delle temperature, dai ghiacci emergono i resti di specie vissute migliaia di anni fa.
Recenti scoperte includono un bisonte di 9000 anni; un cucciolo di rinoceronte lanoso di 10.000 anni, un leone o una lince e un piccolo mammut soprannominato Lyuba morto dopo essere rimasto soffocato nel fango 40.000 anni fa.
Francesca Mancuso
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