venerdì 12 gennaio 2018
Platanista, una speranza dal fiume Indo
Il subcontinente indiano ospita uno dei mammiferi più misteriosi e affascinanti del pianeta, un delfino d’acqua dolce chiamato Platanista dell’Indo (Platanista minor) che popola il terzo fiume per portata d’acqua di questa grande area asiatica e che si getta nell’oceano Indiano dopo aver attraversato il Pakistan.
Questi delfini d’acqua dolce hanno subito negli ultimi decenni minacce tanto gravi da portare la specie a un passo dall’estinzione. Stessa sorte anche per Platanista gangetica che vive lungo il corso del Gange.
Attorno a questi cetacei sono in atto diatribe tassonomiche per capire se il delfino dell’Indo sia una sottospecie di quello del Gange oppure una specie a sè, ma mentre gli scienziati si interrogano questi animali mostrano segni di declino preoccupante. Sovrappopolazione, inquinamento, depauperamento delle acque stanno prosciugando gli enormi corsi fluviali in cui vivono, distruggendone l’ecosistema.
A questo si aggiunga la pesca, da ritenersi una delle principali cause di mortalità in questi delfini.
Non solo, spesso questi mammiferi, nella ricerca di acque tranquille, finiscono nei canali d’irrigazione andando ad arenarsi in mezzo alle campagne dove vanno incontro ad una fine atroce.
La Platanista è un cetaceo particolare.
Il suo rostro di forma allungata presenta numerosi denti che nella parte anteriore sporgono andando a formare una sorta di gabbia dove i pesci vengono intrappolati.
Nonostante siano degli abili cacciatori, questi delfini sono privi della lente oculare sui cristallini e quindi sono a tutti gli effetti ipovedenti.
Riescono solo a distinguere intensità e direzione della luce e la loro vita è affidata al potere dell’ecolocazione.
Del resto, le acque limacciose di questi fiumi asiatici rendono indispensabile la messa punto di una tecnica di caccia che faccia ameno della vista.
Tuttavia, uno spiraglio di luce si apre sul futuro di questi animali così minacciati: dal 1999, il WWF ha attivato un programma di salvaguardia che, dopo decenni, sta dando i suoi frutti, come dimostrano i dati pubblicati quest’anno.
Infatti, si è passati dai circa 1200 individui del 2001 ai circa 1900 dell’ultimo censimento.
I segnali sono quindi positivi, ma la ripresa è molto lenta. L’inversione di una tendenza al declino è sicuramente già un grande successo, ma dobbiamo tener conto che gli equilibri sono precari per via di popolazioni davvero esigue.
La battaglia per salvare i delfini dell’Indo si sposta quindi nei canali che mietono vittime e per i quali si stanno studiando dissuasori acustici per impedire a questi animali di risalire i condotti d’irrigazione.
La guerra non è ancora vinta ma importanti passi avanti sono stati fatti per la sopravvivenza di questo cetaceo in una regione in cui l’uomo restringe sempre più i suoi spazi vitali.
FONTE: RIVISTANATURA.COM
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