sabato 1 febbraio 2014
La pietra dello scandalo
Nell’antica Roma, i debitori e i commercianti falliti venivano esposti a una pubblica umiliazione, labonorum cessio culo nudo super lapidem(cessione dei beni, a natiche denudate, sopra una pietra): in quelle condizioni, il malcapitato doveva gridare “cedo bona”, ossia “cedo i miei averi”. Da qui l’espressione “essere la pietra dello scandalo”, che significa essere oggetto di clamore per azioni riprovevoli.
A Roma, la “pietra dello scandalo” era un macigno vicino al Campidoglio. Ma ve ne sono in tutta Italia, anche di periodi posteriori. A Firenze ce n’è una nella loggia del Mercato Nuovo: è un tondo che rappresenta la ruota del Carroccio, simbolo della Repubblica Fiorentina. Vi si compiva l’“acculata”: il fondoschiena di debitori e disonesti vi veniva sbattuto violentemente, a braghe calate, fra gli sberleffi dei presenti. A Modena, la pietra “ringadora” (“dell’arringa”, perché anche usata come palco dagli oratori) in Piazza Grande, veniva anche unta di trementina.
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