lunedì 17 febbraio 2014
Ermete Trismegisto
(o Trimegisto), appellativo che significa "tre volte grandissimo" e che è riferito a un personaggio leggendario dell'età ellenistica e considerato autore del Corpus Hermeticum, un gruppo di scritti di argomento filosofico-religioso che circolarono nel mondo greco-romano nei primi secoli d.C.
Questi scritti facevano riferimento a una cosmogonia incentrata sulla creazione dell'uomo e sulle condizioni della sua liberazione spirituale attraverso la conoscenza
Unione Thot e Hermes
Gli scrittori che si definirono "ermetici" vollero attribuire le dottrine dei filosofi classici a quelli che pensavano ne fossero stati i maestri: da ciò nacque l'idea di assegnarli all'antichissimo dio egiziano Thoth, identificato con il greco Ermete Trismegisto. Dunque, questa figura nacque dall'assimilazione della figura greca del dio Hermes (noto anche tra i Romani con il nome di Mercurio), messaggero degli dèi e guida delle anime nel mondo dei morti, con il dio egiziano Thoth, scriba degli dèi e depositario della sapienza divina che in tempi antichissimi avrebbe appunto rivelato negli scritti attribuitigli.
Queste due divinità, infatti, presentano numerosi aspetti comuni: entrambi sono al servizio di una divinità superiore (Hermes è messaggero di Zeus, Thoth è lo scriba di Osiride); Hermes è dio della parola e Thot è dio della parola e della letteratura; entrambi sono psicopompi, ovvero accompagnatori delle anime dei defunti nell'oltretomba; inoltre, sia Hermes che Thoth sono, nelle rispettive culture, gli dèi della scrittura e della magia.
Già nella tradizione religiosa dell’antico Egitto si trovano riferimenti a vari personaggi chiamati Ermete.
Il primo fu "innanzi a tutte le cose", comprese egli solo la natura del Demiurgo e depose tale conoscenza in scritti che furono a lungo tenuti celati.
Cooperò alla creazione dei corpi da congiungere alle anime, aggiungendovi tra l’altro l’amore del vero.
Comunicò la scienza a Camefi, avo di Iside e Osiride ed a questi concesse di penetrare negli arcani suoi scritti, parte dei quali serbarono per sè, parte scolpirono su colonne, come regola alla vita degli uomini.
Quelle prime scritture furono poi tradotte in lingua comune dal secondo Ermete, inventore della scrittura, della grammatica, dell’astronomia, della geometria, della medicina, della musica, dell’aritmetica, della religione e di tutte le arti.
La tradizione gnostica accenna più esplicitamente al significato del termine "Trismegisto" nel senso di "tre volte incarnato".
Si tratterebbe cioè della triplice incarnazione, secondo la tradizione egiziana, del medesimo personaggio, Ermete, che sempre visse filosoficamente, dedito alla conoscenza il quale, nel corso della sua terza vita, grazie ai meriti accumulati nelle due precedenti, si "ricordò di se stesso" o meglio "riconobbe se stesso".
Accadde cioè che, mediante "un atto straordinario e illuminatore di reminiscenza che gli rivelò la sua identità e la sua origine trascendenti", Ermete riprese coscienza e possesso del suo autentico "io", e contemporaneamente "seppe" con certezza che sarebbe tornato al mondo superiore da cui era venuto, "al luogo intellegibile in cui si trovava primitivamente".
E' chiaro a questo punto come, attraverso il processo di assimilazione tra divinità greche ed egizie, avvenuto nell'atmosfera sincretistica dell'Impero romano.
Ermete Trismegisto divenne il dio rivelatore della verità e mediatore tra gli uomini e gli dèi. Il raggiungimento della verità e la mediazione tra uomini e dèi, secondo la natura stessa di Ermete Trismegisto, che rimanda inequivocabilmente a un'esperienza mistica e spirituale.
Nei suoi discorsi ad Asclepio, suo discepolo, Ermete parla di Dio come inconoscibile, invisibile, incorporeo; tuttavia "egli può, in verità, concedere a qualche eletto la facoltà di innalzarsi al di sopra delle cose naturali, così da percepire un barlume della sua somma perfezione".
Ermete dunque dichiara che la percezione spirituale è la base di ogni conoscenza esoterica.
Il mondo antico affidava questa esperienza al rito iniziatico, cui erano ammessi gli adepti che se ne mostravano degni: essi dovevano sottoporsi a prove che ne sondavano le attitudini fisiche, morali ed intellettuali. L’iniziazione coinvolgeva l’individuo in tutta la sua interezza, risvegliava le sensibilità sopite dell’anima inducendo l’adepto a mettersi in contatto cosciente con le forze occulte dell’universo, ri-conoscendo la propria vera natura attraverso la percezione spirituale diretta.
Ermete era appunto la figura guida in questo percorso iniziatico: ne troviamo testimonianza diretta nella Visione di Ermete, scritto attribuito ad Ermete Trimegisto e giunto fino a noi col titolo Il Pimandro, ossia l’intelligenza suprema che si rivela e parla.
Nel testo si narra di come un giorno, mentre era in meditazione, a Ermete comparve un essere immenso che si presentò a lui dicendo: "Io sono Pimandro, l’Intelligenza suprema". Subito Ermete ebbe una visione prodigiosa del Tutto.
Poi Pimandro proseguì: "Ascolta: quello che in te vede e intende è il Verbo, la parola di Dio; l’intelligenza è il Dio Padre. Essi non sono separati poichè l’unione è la loro vita." E ancora: "Comprendi dunque la luce e conoscila".
"A queste parole - prosegue Ermete - egli mi fissò a lungo ed io tremai nel guardarlo. E a un cenno di lui vidi nel mio pensiero la luce e le sue potenze innumerevoli, il mondo infinito prodursi e il fuoco, mantenuto da una forza immensa, arrivare al suo equilibrio. Ecco quel che compresi guardando attraverso la parola di Pimandro".
Questa esperienza fu all’origine della conoscenza di Ermete, che egli testimoniò, sicchè di lui fu detto:
Ermete vide la totalità delle cose e, vistala, comprese; e con la comprensione acquisì la forza di testimoniare e rivelare. Mise per iscritto il suo pensiero e occultò gran parte dei suoi scritti, a volte saggiamente tacendo, a volte parlando, così che in avvenire il mondo continuasse a cercare queste cose. E, comandato agli dèi suoi fratelli di fargli da corteo, ascese alle stelle.
Ermete Trismegisto è ritenuto per questo anche il padre fondatore di scienze occulte, come l'astrologia e soprattutto l'alchimia, poiché a lui è attribuita la redazione della Tabula Smaragdina o Tavola di Smeraldo, uno dei testi ermetici più importanti in assoluto.
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