lunedì 20 gennaio 2014
Aokigahara – La foresta della morte
Il Giappone è sempre stata una terra ricca di miti e di leggende. La sua stessa nascita si fa risalire a origini divine, per non parlare degli spiriti e dei demoni che popolano la tradizione da secoli.
Una leggenda particolare e piuttosto terrificante è legata a Aokigahara, una foresta di 3.500 ettari che cresce alla base del Monte Fuji.
Questo spazio verde ha ricevuto diversi nomignoli infausti che dovrebbero far capire la sua tetra natura: «Foresta dei Suicidi» e «Foresta Demoniaca del Giappone» lasciano ben poco spazio all’immaginazione.
Il motivo è esattamente quello prospettato: dal 1950 sono stati confermati oltre 500 suicidi nel suo ventre (108 corpi sono stati ritrovati soltanto nel 2004), un numero che hanno fatto di Aokigahara il secondo luogo al mondo dove la gente comune preferisce spegnere la sua vita (preceduto soltanto dal Golden Gate Bridge).
La scelta è di sicuro dettata dal luogo suggestivo, unito all’alto tasso di suicidi che in tempi moderni ha caratterizzato il Giappone, ma sta di fatto che a Aokigahara hanno cominciato a girare voci poco piacevoli di spettri sanguinari e vendicativi.
La storia inizia ufficialmente nel 1960, quando Seicho Matsumoto pubblicò un racconto intitolato “Il mare nero degli alberi” (Kuroi Kaiju), dove si parlava del suicidio di due innamorati.
Trentatrè anni dopo, lo scrittore Wataru Tsurumui dichiarò Aokigahara come il «luogo perfetto dove morire» e non è un caso che il suo libro si apparso nelle vicinanza di diversi suicidi recenti.
La leggenda che è nata è una conseguenza naturale di questi drammi. Ben presto, infatti, si sparse la voce che in tempi antichi il popolo povero abbandonava alcuni dei suoi famigliari nella foresta, costretto a sacrificarli per ridurre il numero di bocche da sfamare. La morte nella foresta sopravveniva lentamente, per fame e per inedia, e l’anima delle vittime restava ancorata al posto e si trasformava in uno spettro vendicativo.
Fu soltanto l’inizio.
Aokigahara si popolò negli anni di fantasmi, di demoni e di spiriti che i visitatori riuscivano a scorgere soltanto con la coda dell’occhio. Superstizioni che hanno alimentato le idee degli spiritisti, secondo cui l’intera foresta è impregnata di energia paranormale.
Perché Aokigahara riscuote tanto successo tra il popolo?
Il punto fondamentale è nell’ambientazione capace di portare allo scoperto le paure ancestrali dell’uomo. La foresta è così intricata che esistono sprazzi interamente al buio, non illuminati dalla luce della Luna.
Gli animali sono sporadici, tanto che è difficile sentire il canto di un uccello e l’aria risulta silenziosa, gelida. Aggiungiamo i tronchi sottili degli alberi, che la coda dell’occhio può scambiare per “spettri”, e il fatto che i depositi di ferro nel sottosuolo possono destabilizzare gli strumenti elettronici come i cellulari e il GPS.
Risultato: una stupenda foresta di giorno, un terrificante abisso di notte dove si annidano i demoni della mente.
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