Il fuoco greco (greco ὑγρόν πῦρ - hygrón pyr) era una miscela incendiaria usata dai Bizantini a partire dal VII secolo. per dar fuoco al naviglio avversario o a tutto quello che poteva essere aggredito dal fuoco.
L'espressione "fuoco greco" era utilizzata soprattutto dai popoli stranieri, poiché i bizantini, in realtà «romei», cioè romani dell'impero romano d'Oriente, lo chiamavano fuoco romano, fuoco artificiale o fuoco liquido.
La formula della miscela che componeva il "fuoco greco" era nota soltanto all'imperatore e a pochi artigiani specializzati ed era custodita tanto gelosamente che la legge puniva con la morte chiunque avesse divulgato ai nemici questo segreto.
Il fuoco greco - la cui invenzione si attribuisce a un greco originario della città di Eliopolis (oggi Baalbek in Libano), di nome Callinico - oggi si ritiene fosse una miscela di pece, salnitro, zolfo, nafta e calce viva
I primi due ingredienti provvedono alla combustione, mentre la calce viva non permette al composto di essere spento con l’acqua. L’acqua, infatti, al contatto con la calce viva si trasforma in idrossido di calcio che sprigiona un forte calore che va ad aumentare l’incendio in corso.
É stata una delle più terrificanti armi usate nel medioevo, ma la miscela degli ingredienti è andata persa con la morte dei suoi inventori.
Tale composto era contenuto in un grande otre di pelle o di terracotta (sìfones) collegato ad un tubo di rame, montato sui dromoni bizantini.
La miscela veniva spruzzata con la semplice pressione del piede sulle imbarcazioni nemiche oppure stipata dentro vasi di terracotta che venivano lanciati sul naviglio nemico tramite le petriere, simili a mortai di artiglieria.
e di conseguenza le navi, realizzate in quel periodo in legno, con lo scafo impermeabilizzato tramite calafataggio e con velatura, sartie e drizze in fibre vegetali, anch'esse intrise di pece, erano destinate a sicura distruzione.
Lo storico Marco Greco ci fornisce una semplice ricetta di tale miscuglio e afferma che l'unico modo per spegnerlo era quello di usare urina, sabbia o aceto
Fu proprio l'utilizzo del fuoco greco che fece fallire il secondo assedio di Costantinopoli, condotto dagli Arabi musulmani fra il 717 e il 718.
Ma anche in altre occasioni l'arma fornì servigi essenziali a Costantinopoli e ad altre città dell'Impero bizantino per sfuggire ai loro assedianti.
A parte la formula originaria, il fuoco greco è stato utilizzato da diversi eserciti dando sempre un grosso contributo alla vittoria.
L’assedio di Costantinopoli del 717, da parte dei musulmani, fallì per l’uso del fuoco greco con il quale i bizantini devastarono il campo e le attrezzature militari arabe.
Durante le battaglie navali, piccole e veloci imbarcazioni con a bordo questi antenati dei lanciafiamme passavano in mezzo alle navi nemiche spruzzandole di fuoco greco. I contenitori potevano essere di grosse dimensioni, ma anche delle otri in pelle con un tubo di rame.
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