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lunedì 16 dicembre 2013

Il colore violetto


Il violetto è da sempre il colore dell’ignoto, del mistero, dell’ultraterreno. 
In natura è presente in minerali come l'ametista, in fiori come la violetta (naturalmente!) e nell'arcobaleno, di cui costituisce l'arco più interno.
 A volte, sempre dalla parte interna dell'arcobaleno, si possono vedere i cosiddetti archi soprannumerari, sempre di colore violetto. Un fenomeno naturale estremamente raro è il “raggio violetto”, parente del più conosciuto “raggio verde” che si forma a volte con il sole basso sull’orizzonte.
 Molti fenomeni elettrici legati all’alta tensione sono caratterizzati dal colore violetto e blu-violetto: archi voltaici, fulmini, fuochi di Sant’Elmo.
 Il violetto è il colore visibile con la minore lunghezza d'onda (circa 380 nanometri). Dopo di esso entriamo nel regno degli ultravioletti. Può sembrare incredibile, ma non solo nel linguaggio comune ma anche nella stragrande maggioranza dei libri scientifici e sui colori il violetto viene confuso con il colore viola. 
 Viola e violetto, nonostante il nome e perfino l'aspetto simile sono due gemelli soltanto apparenti. Infatti la loro origine è molto diversa: il viola è il risultato dell'unione tra blu e rosso, in varie proporzioni, mentre il violetto è un colore a sé stante, e di fatto è un primario. Per fare un paragone musicale il viola è l'"accordo" risultante tra rosso e blu, mentre il violetto è una "nota" pura. 
Il viola è definito un colore "non spettrale", perché non è contenuto nello spettro della luce solare, e non è presente nell'arcobaleno, mentre il violetto, insieme a rosso, arancio, giallo, verde, blu fa parte dei colori spettrali e lo possiamo osservare negli arcobaleni.
Se siete pittori vi sarete probabilmente già accorti di un problema legato al violetto. Se volete dipingere con questo preciso colore dovrete necessariamente acquistare il colore violetto già pronto. Potete mescolare tutti i rossi e i blu esistenti che non otterrete mai il vero violetto ma solo una moltitudine di viola e di lilla. 
 Allo stesso modo nelle normali stampe in quadricromia, che impiegano i quattro inchiostri rosso magenta, blu cyan, giallo primario e nero (oltre al bianco, costituito dalla carta stessa) non può essere riprodotto il colore violetto. Si potrebbe riprodurre questo colore se nelle tipografie si affiancassero i quattro inchiostri tradizionali con quello violetto, aggiungendo un passaggio in più nel processo di stampa. In realtà, considerando la scarsa ricorrenza di questo colore nel mondo attorno a noi e la ridotta sensibilità dei recettori dei nostri occhi alle lunghezze d'onda più basse, un tale procedimento, anche se tecnicamente possibile, su vasta scala sarebbe estremamente inutile e antieconomico.


Per nostra fortuna, per una particolare proprietà dei colori, il viola riesce ad imitare abbastanza bene il colore violetto. E questo è quello che succede abitualmente nelle stampe a colori.
 Le macchine fotografiche, sia a pellicola che digitali, non possiedono elementi sensibili dedicati al violetto, dato che usano un sistema basato sui tre primari rosso, verde e blu.
  L'occhio umano stesso non possiede recettori specifici per il violetto, possedendo solo tre tipi di coni, ovvero quelli per il rosso, quelli per il verde e quelli sensibili per il blu. 
Ma la sensibilità dei vari recettori non ha dei confini netti: così i recettori per il blu, che sono quelli che ci interessano in questo discorso, hanno una certa sensibilità sia per il colore precedente dello spettro, cioè il verde, sia per il colore successivo, ovvero, per l'appunto, il violetto.

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