Cassa depositi e prestiti S.p.A. (chiamata anche CDP S.p.A.) è una società per azioni finanziaria italiana.
Politici e giornalisti spesso la indicano come quell’ente che può intervenire a risolvere parecchi problemi, tramutandosi in uno strumento di intervento diretto dello Stato nell’economia.
La CDP in realtà è una creatura strana: allo stesso tempo pubblica e privata, ha partecipazioni in alcune delle più importanti aziende del paese, fa utile, presta soldi agli Enti Locali e raccoglie soldi dagli uffici postali.
Come dicono alcuni, la CDP è “un centauro”: una creatura mezza pubblica e mezza privata.
Ha la forma giuridica di una Società per Azioni, ma queste sono detenute parte dal ministero del Tesoro e per il restante dalle Fondazioni Bancarie (che a loro volta sono istituti misti pubblici e privati).
Il presidente, Franco Bassanini, e l’amministratore delegato, Giovanni Gorno Tempini, sono nominati dal ministro dell’Economia, e gestiscono una “banca che non è una banca” con una raccolta di 230 miliardi di euro.
Partiamo dall’inizio: lo scopo principale della CDP, come dice il suo sito, è gestire il risparmio postale. Si tratta di circa 230 miliardi (nel 2012), soldi investiti dai cittadini italiani in buoni fruttiferi o libretti postali garantiti dallo Stato.
Sempre dal sito apprendiamo che la CDP usa queste risorse per «aiutare la crescita del paese». Il “come” è diviso in due rami diversi. Il primo si chiama gestione separata ed ha a che fare con la storia secolare della CDP.
La storia
Quando si parla di CDP in genere si associa il termine “veneranda istituzione”. La CDP, infatti, è più vecchia dell’Italia: è nata a Torino nel 1850.
In particolare, le principali tappe sono:
1875. Nascita dei libretti di risparmio postale;
1896. Inizia l'emissione delle cosiddette Cartelle, forma di Titoli di Stato destinata al consolidamento del deficit degli Enti pubblici locali;
1924. Inizia l'emissione dei Buoni Fruttiferi Postali, titoli a rendimento fisso e garantito, di piccolo taglio, tali da raccogliere anche investimenti minimi; l'emissione ha un tale successo che, per un certo periodo, viene addirittura sospesa l'emissione dei Buoni Ordinari del Tesoro;
1925. I Buoni Fruttiferi Postali vengono emessi anche in dollari e sterline, soprattutto ad uso degli emigranti.
Il suo scopo, per quasi un secolo e mezzo, è stato quello di fare prestiti a medio termine agli enti locali per costruire infrastrutture, e questo resta lo scopo della “gestione separata”.
In pratica, raccogliendo il risparmio dei cittadini, CDP fa prestiti, ad esempio, a un’amministrazione comunale per rifare il lungomare o restaurare un asilo.
La tenuta finanziaria del Comune, alla fine, è garantita dallo Stato, tanto quanto il risparmio dei cittadini, che così resta al sicuro.
Cosa fa la CDP
La parte veramente interessante della CDP, però, è l’altra: la cosiddetta gestione ordinaria.
In questo ramo di attività non entrano i risparmi postali.
Le operazioni e gli investimenti vengono finanziati con risorse proprie – non garantite dallo Stato, insomma – come ad esempio l’emissione di obbligazioni della CDP sul mercato.
Cosa fa questa divisione della CDP?
In realtà un po’ di tutto: la sua missione – molto vaga – è investire in “società di interesse nazionale in equilibrio economico e finanziario e con prospettive reddituali e di sviluppo” – una modifica nello statuto voluta da Tremonti tra il 2005 e il 2006.
In altre parole la CDP può acquisire partecipazioni e azioni in quasi qualunque azienda i suoi vertici ritengano interessante.
Anche in passato esisteva qualcosa di simile: si chiamava IRI ed era, appunto, una cassaforte di partecipazioni statali in imprese ritenute “strategiche” o, più spesso, in mano ad amici dei politici. La CDP non è proprio come l’IRI, perché per statuto può acquisire solo partecipazioni di minoranza nelle aziende, ma secondo alcuni – anche in alcune operazioni recenti – nelle scelte della CDP ha avuto qualche peso l’opportunità politica oltre che la convenienza economica.
A questo proposito, è utile sottolineare che, se l’attività ordinaria non gode delle garanzie dello Stato, può usufruire di contributi versati dallo Stato «a qualsiasi titolo».
Volendo, quindi, il governo è autorizzato a finanziare direttamente l’intervento di CDP in un’azienda ritenuta “strategica”.
Le partecipazioni
Oltre a investire in imprese strategiche, o ritenute tali, la CDP è utile anche per un altro tipo di manovre.
La CDP è formalmente privata dal 2003.
E questo permette al governo di “spingere” debiti dello Stato nella CDP e così farli uscire dal “perimetro” del debito pubblico.
Ad esempio, l’anno scorso, due società partecipate dallo Stato, Fintecna e Sace, vennero trasferite alla CDP per 10 miliardi di euro, soldi che vennero utilizzati per ridurre il debito pubblico.
In realtà si è trattato di una specie di trucco contabile:
lo Stato prendeva dei soldi con una mano e li restituiva con l’altra. Il trucco è tollerato dalla Commissione Europea e largamente praticato.
La politica di vendere imprese alla CDP per fare cassa e l’ampia libertà di investimento concessa ai suoi vertici hanno fatto sì che la cassa sia diventata una vera e propria cassaforte di partecipazioni varie.Sopratutto Fondazioni bancarie.
Oltre a quelle citate, la CDP possiede il 27 per cento di ENI, il 30 per cento di SNAM (che si occupa della distribuzione del gas) e il 30 per cento di Terna (rete elettrica).
Controlla quasi completamente aziende come SIMEST, che offre finanziamenti e assistenza alle aziende italiane impegnate nell’internazionalizzazione, e molti altri fondi e società.
Per il momento la CDP resta una società solida, che nel 2012 ha prodotto 2,8 miliardi di euro di utile.
Questa è la conclusione del suddetto articolo
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