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venerdì 17 maggio 2013

Gli sciacalli del cancro

Gli esperti accusano:
“Sciacalli” coloro che decidono il prezzo dei farmaci antitumorali 100 oncologi di fama internazionale pubblicano un report che inchioderebbe le industrie farmaceutiche alle proprie responsabilità morali.
Quando la malattia è mortale, curarsi costa oltre 100mila dollari all'anno. Particolare di un manifesto esposto a Ney York contro Novartis, una delle aziende accusate di “sciacallaggio”.

I pazienti sono vittime finanziarie costrette a pagare il prezzo ogni anno più caro per rimanere in vita
Se può costare la vita, il prezzo può essere alto, altissimo.
Alzare il prezzo dei farmaci antitumorali molto al di sopra della copertura dei costi è semplice “sciacallaggio” per i 100 illustri oncologi che hanno pubblicato sulla rivista di settore “Blood” un report che attribuisce alle industrie farmaceutiche un comportamento di eccezionale immoralità.
Dei 12 farmaci approvati nel 2012 dall’authority americana Food and Drug Administration (Fda), ben 11 comportano per il paziente una spesa annua che supera i 100mila dollari.
Per quelle medicine la cui efficacia è stata confermata dal tempo il prezzo è invece aumentato di tre volte, a evidente copertura non più solo dei costi e di un ragionevole profitto.
Novartis fa scuola.
In India il colosso svizzero del farmaco ha perso il ricorso contro un’impresa locale che commercializza a un decimo del prezzo il corrispettivo del Glivec.
Ma in Occidente il brevetto esclusivo non è stato messo in discussione, tanto che il Glivec in 10 anni è passato da un costo di 30mila dollari annui per paziente a 92mila negli States e da 18mila a 21mila sterline nel Regno Unito. Il fatturato della lobby elvetica relativo al Glivec è passato da 900 milioni di dollari annui una decade fa a 4,7 miliardi nel 2012.
Il Glivec ha ormai consolidato la propria posizione nel mercato, confermandosi un farmaco pienamente efficace nella terapia della leucemia mieloide cronica tanto da permettere alla Novartis di poter stabilire un prezzo che quantifica la terribile alternativa alla cura, piuttosto che i reali costi di produzione del medicinale.
Il gruppo degli oncologi che ha redatto la relazione sottolinea infatti che i costi di ricerca sono stati ampiamente coperti.
La valutazione di questi specialisti non può dunque che essere un preciso atto d’accusa:
Che cosa determina un moralmente giustificabile giusto prezzo per un farmaco contro il cancro?
Un prezzo ragionevole dovrebbe mantenere sani i profitti dell’industria farmaceutica, senza essere visto come una speculazione.
Il termine sciacallaggio può applicarsi alla tendenza dei prezzi elevati del farmaco in circostanze in cui la vita di un paziente è in condizioni mediche gravi.
E che ne provoca il disastro.
Per la stessa leucemia mieloide cronica curata dal Glivec, la Fda ha approvato l’anno scorso tre nuovi farmaci, ma i prezzi restano elevatissimi, tanto da arrivare negli Usa a punte di 138mila dollari l’anno per paziente. Anche chi gode della copertura sanitaria deve pagare il 20% del prezzo dei farmaci.
Nonostante ciò il ruolo dell’industria farmacologica non viene messo in discussione tout court, tanto che Jane Apperley, presidente del dipartimento di Ematologia presso l’Imperial College di Londra e autori, tra i 100 oncologi, del report ammette che, sì, “abbiamo bisogno dell’industria farmaceutica per inseguire lo sviluppo di nuovi farmaci.
E’ molto eccitante che un certo numero di tumori stiano diventando sensibili a questi nuovi farmaci. Il problema è che l’aumento dei costi è insostenibile”.
Anzi, laddove il successo del farmaco motiva la speculazione sullo stesso, come il gruppo di oncologi ritiene accada con il Glivec, sarebbe lecito affermare che “I pazienti sono diventati le vittime finanziarie del successo del trattamento, costretti a dover pagare il prezzo ogni anno più caro per rimanere in vita”. 

http://scienze.fanpage.it

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