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mercoledì 20 marzo 2013

I parchi nazionali della Polonia



Se per caso un giorno, andando per funghi, vi perdete nei boschi, e dopo giorni di cammino vi trovate a tu per tu non con un porcino ma con un bisonte, non preoccupatevi: vuol dire che siete finiti in Polonia. Così se per caso, facendo jogging su una spiaggia, dopo aver macinato più chilometri di Forrest dump trovate dune alte come colline, non pensate di esservi perso nel Sahara: anche stavolta siete finiti in Polonia. Se poi in cielo scorgete in cielo una cicogna nera invece che bianca, se sulle dune vedete sbocciare un orchidea o se vi sorpassa un cavallo selvaggio al galoppo, non pensate di aver bevuto due birre di troppo: siete sempre in Polonia. E' uno strano paese quello che si estende oltre l'Ode: ha ( o ha avuto ) alcune fra le industrie più inquinanti d'Europa; ba basta allontanarsi dalle ciminiere per trovare una natura selvaggia, spettacolare. E Varia: sul baltico, Polonia vuol dire dune come nel Sahara, in Podlachia foreste come in Canada, in Masuria laghi come in Finlandia, sui Tatra pareti a picco come sulle Dolomiti.

A tutelare gli ambienti naturali più interessanti oggi ci sono 22 parchi nazionali, sei dei quali ( Babiogòski, Bieszczadzki, Tatrzanaski, Karkonoski, Bialowieski, Slowinski ) sono così preziosi che l'Unesco li considera "riserve della biosfera". I primi quattro sono parchi di montagna: il Babiogòrski e il Bieszczadzki, proteggono i monti Beschidi, una catena boscosa abitata da lupi, linci e orsi bruni; il Tatrzanski comprende l'imponente catena dei Tatra; il Karkonoski in fine tutela parte dei Sudeti, una straordinaria "banca biologica" del regno vegetale, dove ci sono fra l'altro 452 specie di muschi, 400 di licheni e 80 di funghi. Molto diversi sono gli ultimi due, i più famosi di tutti: lo Slowinski ( ovvero il "Parco delle Dune") è infatti un deserto in riva al mare; quanto al Bialowieski, è un immensa foresta di pianura, rimasta vergine dalla preistoria.

Se avete tempo per visitare un parco solo, scegliete il Bialowieski. La sua porta d'accesso è un villaggio forestale della Podlachia chiamato Bialowieza, cioè "Torre Bianca". In realtà, laggiù di torri non ce n'è mezza; ma in compenso bianco è tutto, per 5 mesi all'anno, quando la neve copre la distesa di alberi che dal villaggio raggiunge il confine con la Bielorussa e poi lo supera. Sui due lati della frontiera crescono gli stessi alberi e cade la stessa neve, perché la natura non segue i confini dell'uomo. Anche se molto ridotto rispetto ai suoi confini naturali, il Bialowieski rappresenta per l'Europa ciò che il Serengeti è per l'Africa e Yellowstone per l'America: cioè un posto dive un continente conserva la sua natura come era in origine, prima che l'uomo ne cambiasse gli equilibri. La regione fra Polonia e Bielorussa è infatti la fotografia di come era l'Europa diecimila anni fa: una sterminata distesa di conifere (abeti) e latifoglie (tigli, querce, faggi, frassini, olmi), con alberi di età e misure incredibili. Ben 964 piante del Parco sono così imponenti da meritare il titolo di monumenti nazionali; la lista comprende anche tigli di 400 anni. La fauna non è da meno. Camminando i silenzio nella foresta è facile vivere incontri emozionanti: nelle pozze si bagnano alci e cinghiali, nelle radure pascolano i cervi e caprioli, nei torrenti nuotano lontre e castori, nel folto cacciano linci e lupi.

Già questo basterebbe per far perdere la testa a qualunque naturalista; ma le chicche del parco sono altre due: il tarpan, un cavallino selvatico un tempo comune in tutto l'Est; e soprattutto lo zubr, cioè il bisonte europeo, animale simbolo della natura polacca, più grosso e più raro del suo omologo americano. Lo Slowinski è tutto un altro mondo rispetto al Bialowieski. I due parchi distano tra di loro 600 chilometri, cioè quanti ne corrono dalle pianure della Podlachia al Mar Baltico: lo Slowinski si stende infatti molto a nord, a ridosso del porto di Leba, dove ogni anno approdino battelli cariche di sogliole e gamberetti. Tutti lo chiamano "Il Parco delle Dune" o "Sahara Polacco", ma sono nomi impropri: infatti gli spettacolari monti di sabbia per cui lo Slowinski è famoso coprono solo il 5% dell'area protetta. La maggior parte del Parco "sahariano" è occupata da due laghi, il Lesbko e il Gardno, ex baie che una fila di dune ha staccato dal mare. Ma in fondo sono proprio quei laghi, luminosi e improbabili come miraggi, la vera ricchezza del Parco: infatti le loro acque, in posizione strategica sulla rotta delle migrazioni, danno asilo a una miriade di uccelli.

Strano Paese, la Polonia:è il minimo che si possa dire, per una terra dove le cicogne vivono nei boschi, i bisonti sono iscritti all'anagrafe e i deserti fanno da cornice al mare. E non è tutto, perché se guardate bene tra le dune del Parco Slowinski forse vi capiterà di vedere la cosa più strana di tutte: un'orchidea che fiorisce lassù, proprio in mezzo alla sabbia. Quel fiore un po' come il bisonte: un souvenir di tempi lontani, quando l'Europa non aveva bisogno di parchi perché tutte le pianure erano foreste e tutte le spiagge vivai. Ma davvero la Polonia è un Eden intatto? Piacerebbe poterlo dire ma non è così. Andate oltre l'apparenza: i parchi polacchi sono splendidi ma pieni di problemi. Anni fa le foreste erano minacciate dai fiumi di industrie troppo spartane, che causavano piogge acide. Invece oggi il pericolo nasce proprio da chi tenta di rendere l'economia un po' meno spartana. Di recente Varsavia ha ottenuto dalla Banca Mondiale 146 milioni di dollari per rimodernare l'industria forestale; vuol dire che forse in futuro i boscaioli di Bialowieza camperanno meglio, ma anche che appena fuori dai confini del Parco molti alberi cadranno e ritmi accelerati. Così gli ecologisti sono sul piede di guerra: chiedono che tutta la foresta diventi area protetta.

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