lunedì 11 marzo 2013
Fontainebleau
Il magnifico castello di Fontainebleau, situato al centro di una foresta, è uno degli esempi più importanti di castello prerinascimentale in terra di Francia.
Il nome dell’originaria porta d’accesso rappresenta un sottile gioco di parole: “Porte d’Orée”, la “porta al limitare della foresta” suona assai simile a “Porte Dorée” ovvero “la porta d’oro”.
La foresta di Fontainebleau, una delle più vaste e selvagge dell’Ile de France, si trova a circa 60 chilometri a sud di Parigi. La sua vicinanza alla capitale francese e la sua ricchezza, per quanto riguarda la selvaggina, ne hanno fatto la riserva di caccia d’elezione per i re di Francia. Tuttavia, percorrere una simile distanza a cavallo o in carrozza, un tempo, era un’attività abbastanza faticosa da motivare la costruzione di un casino di caccia nella foresta.
La costruzione originaria risale a Luigi il Pio, che nel 1259 fece erigere un mastio e un monastero accanto a un maniero precedente, nei presi di una sorgente chiamata Fontane – Belle – Eau, da cui il nome che il re impose al nuovo edificio.
Nel corso del tempo il luogo assunse i caratteri tipici del castello, quanto a fortificazioni e strutture difesive poste intorno a una corte. Il castello caduto in rovina divenne il candidato alla ristrutturazione in stile medievale, che Francesco I aveva in mente per farne la propria residenza ufficiale.
Egli incaricò un mastro costruttore parigino, Gilles le Breton, di sovrintendere ai lavori. Nella prima fase, le Breton costruì una serie di padiglioni sulle fondamenta dell’edificio preesistente: uno ciascuno per il re, i suoi figli e la regina, l’edificio d’ingresso, con la Porte d’Ocrée, e le scalinate.
Egli edificò anche due cappelle sovrapposte, e una sala da ballo lunga 30 metri e larga 10, originariamente progettata come locale di passaggio per la cappella di San Saturnino. Il soffitto a cassettoni, i deliziosi dipinti della scuola di Fontainebleau e l’ampio caminetto ne fecero il luogo ideale per ospitare banchetti e danze. Nei presi del caminetto trovano posto due satiri in bronzo: divinità della fertilità, amanti del vino e notoriamente lascive.
La parte più importante di Fontainebleau, da un punto di vista artistico, realizzata durante la fase dei lavori che va dal 1534 al 1537, è la Galleria Francesco I. si tratta dell’esempio più risalente di lungo, stretto tipo di stanza, che sarebbe divenuto molto popolare nelle dimore campestri di Francia e Inghilterra. Nondimeno, la sua funzione e il suo progetto originario rimangono a tutt’oggi oscuri. In effetti la nascita delle gallerie si deve all’abitudine di ospitare qui i mercanti intenti a vendere le proprie merci, ma è pressoché impossibile pensare che una simile meraviglia rinascimentale abbia potuto servire a questo scopo.
Gli italiani Rosso Fiorentino, Niccolò dell’Abbate e Francesco Primaticcio decorarono la parte superiore della galleria con dipinti, stucchi e sculture. Mentre i dipinti sui muri esaltano la figura del monarca in modo allegorico, i panelli lignei della parte inferiore furono scolpiti riproducendo le armi del re e il suo monogramma.
Questo insieme manieristico, un autentico ritratto della stravagante, lussuosa vita di corte, ebbe una duratura influenza sullo stile delle decorazioni degli altri chateaux francesi e costituì il primo nucleo della scuola di Fontainebleau.
Dopo la morte di Francesco I, la sua opera di in gradimento e abbellimento fu continuata da suo figlio Enrico II, così come, successivamente, da Enrico IV e da Luigi XV, cui molto deve l’aspetto attuale di Fontainebleau.
L’arrivo all’irregolare complesso del castello, raggruppato intorno a cinque corti, conduce alla celebre doppia scalinata a ferro di cavallo che venne realizzata per Luigi XIII, nel 1643, da Jean Androuet du Cerceau.
Napoleone Bonaparte amava soggiornare a Fontainebleau: vi si recava per riprendere le forze stremate dalle campagne militari e dagli impegni ufficiali. Addirittura abdicò qui. Fu infatti nel Salon Rouge di Fontainebleau che firmò abdicazione, a seguito delle sconfitte patite, nel 1814.
Probabilmente dopo quell’atto percorse i gradini della famosa scalinata, raggiungendo la Corte del cavallo bianco (Cours du Cheval-Blanc) dove si accomiatò dalla sua guardia prima di partire per l’esilio sull’Elba.
Da allora questa corte è detta Cours des Adieux, un nome all’apparenza insolito per un luogo ove di solito gli ospiti sono accolti al loro arrivo, piuttosto che salutati alla partenza.
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