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lunedì 5 novembre 2012

Il "Granchio del Cocco"

Considerato il più grande artropode terrestre deve il suo nome comune alla capacità di spaccare con le sue possenti chele il cocco per nutrirsi del suo contenuto. In realtà non si tratta di un vero e proprio granchio, ma di un paguro che si è adattato alla vita terrestre indurendo il suo addome (formato in questa specie da chitina abbondantemente calcificata) che gli conferisce una maggiore difesa contro i predatori e soprattutto preserva l'animale dalla disidratazione. Mediamente, ogni 30 giorni (tale periodo dipende anche dall'alimentazione) l'animale compie una muta periodica e trovandosi momentaneamente privo di protezione, in quanto l'addome per indurirsi necessita di qualche giorno, va a nascondersi finché il suo esoscheletro non si sarà nuovamente e completamente indurito; tuttavia, i piccoli della specie ricorrono alla protezione di conchiglie per difendere il loro addome che non si è ancora sufficientemente calcificato e che abbandoneranno accrescendosi. E' un organismo estremamente longevo per essere un crostaceo, infatti riesce a vivere mediamente fino a 30 anni e in alcuni casi ha raggiunto l'età massima dei 60. Ha un ampio areale di distribuzione tra l'Oceano Pacifico e l'Oceano Indiano. Nei luoghi dove è presente, negli alberi del cocco vengono installati dei larghi pannelli metallici per impedire all'animale di rampicarsi e raggiungere il suo cibo preferito; si nutre anche di frutta marcia, foglie, uova di tartaruga, animali in decomposizione e di alcune conchiglie (pare che l'alimentarsi di conchiglie serva al crostaceo per recuperare i sali calcarei che andranno a rinforzare ulteriormente la sua robusta corazza). L'organo respiratorio è costituito da un apparato branchiostegale, un intermezzo tra delle branchie molto evolute e dei polmoni rudimentali che permette all'animale la respirazione aerea; l'animale possiede anche delle branchie che consistono in un residuo evolutivo testimoniante l'esclusiva precedente sopravvivenza marina di questa specie. Nonostante conduca vita terrestre, le uova vengono rilasciate dalle femmine mature in ambiente marino. Da queste uova schiuderanno delle larve (zoee) che trascorreranno la loro esistenza in quello stadio per 4 settimane, dopo di che con una serie di mute raggiungeranno forma simile all'adulto. Questo crostaceo viene mangiato dalle popolazioni autoctone pacifiche in quanto gli abitanti di quei luoghi conferiscono alle carni di tale animale proprietà afrodisiache ed ha inoltre un ottimo sapore paragonabile a quello del nostro decapode mediterraneo, l'aragosta (Palinurus elephas). Nonostante la specie non sia considerata a rischio di estinzione e non sia protetta in alcune zone, ne è proibita la cattura di femmine che posseggono gonadi in evidente stadio maturativo.

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