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lunedì 15 ottobre 2012

Monti Gamburtsev in Antartide.

Un’immagine in 3-D dei Monti Gamburtsev in Antartide. Immagine per gentile concessione British Antarctic Survey
Una misteriosa catena montuosa, incastonata da milioni di anni in una spessa coltre di ghiaccio, sta finalmente tornando alla luce. Secondo una nuova ricerca, i Monti Gamburtsev sembrano essere parte di un rift (una profonda depressione caratterizzata da zone di sprofondamento e creste rialzate che si forma dove le placche tettoniche si separano) che in passato si estendeva per quasi 3.000 chilometri. Il rift si sarebbe originato circa 250 milioni di anni fa, durante lo smembramento del supercontinente Gondwana. Fausto Ferraccioli, del British Antarctic Survey e primo autore della ricerca pubblicata su Nature, spiega che questa enorme massa comprendeva gli attuali continenti dell’emisfero meridionale: India, Africa, Australia e Antartide orientale. Sepolti sotto quasi 5 chilometri di ghiaccio, i Monti Gamburtsev sono rimasti nascosti fino alla metà del Novecento quando un gruppo di ricercatori russi registrò delle insolite variazioni del campo gravitazionale al di sotto della massa di ghiaccio. Studi successivi hanno scoperto l’esistenza di una grande catena montuosa paragonabile alle Alpi, con vette che raggiungono anche i 4.500 metri di altitudine. “Questa è la catena montuosa meno conosciuta della Terra”, spiega Ferraccioli, “studiarla è emozionante come esplorare un nuovo pianeta”. Risonanza magnetica per montagne Di recente, un team internazionale di geofisici, guidati da Ferraccioli, ha sorvolato i Monti Gamburtsev usando apparecchiature radar che consentono di penetrare lo spessore ghiacciato e catturare dettagliate rilevazioni magnetiche e gravitazionali. Il radar mostra le caratteristiche fisiche superficiali delle montagne, mentre le rilevazioni magnetiche e gravitazionali consentono agli scienziati di effettuare una lettura in profondità della crosta terrestre. Ferraccioli spiega che utilizzando questi tre strumenti insieme si ottiene qualcosa di molto simile a una risonanza magnetica, che svela i dettagli più nascosti di una montagna, dalla superficie fino alle sue radici più profonde . Sulla base di questi dati, il gruppo di ricerca ha potuto ricostruire un quadro particolarmente complesso che illustra la storia di queste montagne. Oggi i Monti Gamburtsev sembrano poggiare al di sopra di una catena montuosa più antica, probabilmente formatasi circa 1.1-1.8 miliardi di anni fa. In quel periodo, caratterizzato da un importante processo di collisioni continentali, spiega Ferraccioli, l’Antartide orientale cominciò a formarsi per l’unione di diversi micro-continenti. Col passare del tempo la parte superficiale dell’antica catena montuosa venne erosa, ma la sua radice crostale, che si estendeva per almeno 32 chilometri di profondità al di sotto della catena, rimase nel mantello. Montagne sotto zero Successivamente, quando il rift iniziò a formarsi - proprio come accadde per la più nota Rift Valley in Africa orientale - il calore interno della Terra riscaldò la radice crostale dell’antica catena. Il materiale della radice così surriscaldato si allegerì, ed espandendosi iniziò a galleggiare sempre più in alto nel mantello terrestre. Circa 100 milioni di anni fa, quando il continente indiano staccatosi dall’Antartide orientale iniziò la sua deriva verso Nord, i Monti Gamburtsev iniziarono a sollevarsi. Successivamente, 34 milioni di anni, iniziò la formazione dello spesso strato di ghiaccio che ricopre il continente antartico. “L’intera catena montuosa è stata così inglobata nel ghiaccio, conservandosi perfettamente come in un congelatore”. “Se così non fosse stato, le montagne sarebbero state erose, e noi non avremmo visto un granché”, ha concluso Ferraccioli.

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