giovedì 18 ottobre 2012
Avignone
La storia di Avignone, il cui nome deriva da Avendo, è molto antica; infatti era già abitata nel neolitico, fu insediamento gallo-romano, per poi diventare repubblica indipendente nel XII secolo. Dal 1309 al 1377 ospitò il Papato e la popolazione crebbe smisuratamente da 5000 a 40000 abitanti. Rimase poi sotto il controllo della Chiesa e rientrò a far parte delle Francia nel 1791.
È circondata da mura medievali merlate e fortificate d
a torri ben conservate che racchiudono un centro medievale e barocco, ma è anche una città viva e moderna, animata anche per la presenza del Festival Teatrale, fondato da Jean Vilar, che è cresciuto di importanza negli ultimi anni. Avignone per tutto l’anno ha feste e concerti. C’è anche vitalità nelle sue imprese: i due nuovi ponti della TGV la vita universitaria
Avignone divenne residenza dei papi nel 1309, mentre questi fuggivano dal caos violento di Roma. Il palazzo venne costruito tra il 1335 e il 1364 su un naturale affioramento roccioso all'estremità nord-orientale della città, dominante il fiume Rodano. Il sito era occupato in precedenza dal vecchio palazzo episcopale dei vescovi di Avignone. Il palazzo venne costruito in due fasi principali, con due distinti segmenti, noti come il Palais Vieux (Palazzo Vecchio) e il Palais Neuf (Palazzo Nuovo). Al momento del suo completamento, occupava una superficie di 2,6 acri (11.000 m²). L'edificio fu incredibilmente costoso, e consumò gran parte delle entrate del papato durante la sua costruzione.
Il Palazzo Vecchio venne costruito dall'architetto Pierre Poisson di Mirepoix su istruzioni di papa Benedetto XII. L'austero Benedetto fece radere al suolo il vecchio palazzo episcopale e lo fece rimpiazzare con un edificio molto più grande, incentrato su un chiostro, pesantemente fortificato contro gli attaccanti. Le sue quattro ali sono fiancheggiate da alte torri.
Il ponte St. Bènèzect, un ponte che non raggiunge l’altra sponda ed è una vera attrazione legata ad una leggenda risalente al 1177 secondo la quale un pastorello di nome Bènèzet fu chiamato da un angelo, che gli disse di far costruire dal Vescovo di Avignone un ponte davanti ai giardini del Rocher-des Doms.
La cattività avignonese
Dopo la morte del papa Bonifacio VIII, il Papato era assoggettato alla monarchia francese. Infatti i Francesi riuscirono a far eleggere Papa col nome di Clemente V, l’arcivescovo Bertrand de Got, che si rifiutò di andare a Roma.Egli venne incoronato a Lione, con la nomina di nove cardinali francesi. Quattro anni dopo egli fissò la propria sede ad Avignone che più tardi Clemente VI acquistò dalla regina di Napoli e contessa di Provenza, Giovanna.
Il periodo che va dal 1305 al 1377 fu chiamato "Cattività avignonese", perché i monarchi francesi avevano il predominio sulla cattedra pontificia. In questo periodo i Papi erano solo francesi.
Il primo papa, Clemente V (1305-1314), non ebbe l’energia per opporsi alle pretese del re di Francia: infatti Filippo il Bello, durante il Concilio di Vienne,riuscì a strappare al Papa la condanna e la soppressione dell’ordine dei Templari, che era un ordine cavalleresco a difesa del Santo Sepolcro che però dopo un po’ di anni era divenuto impopolare. Così la corona francese gli confiscò tutti i beni.
Giovanni XXII (1316-1334) arricchì la propria famiglia e fece rialzare il prestigio politico del Papato, perciò inviò un suo cardinale per contrastare la riscossa dei Ghibellini in Italia e riportare sotto il dominio della Santa Sede le città che si erano rese autonome. Cercò di riaffermare la suprema autorità pontificia sulla corona imperiale e difese il patrimonio politico e temporale del Papato.
Sotto Benedetto XI (1334-1342) e Clemente VI (1342-1352) si iniziò a credere che il Papato potesse ritornare a Roma, perché la Francia era in guerra con l’Inghilterra e perché l’assenza del papa da Roma, dove c’erano guerre civili, metteva in pericolo la Chiesa e profilava l’idea di uno scisma.
Gli ultimi Papi avignonesi, Innocenzo VI (1352-1362), Urbano V (1362-1370) e Gregorio XI (1371-1378), riuscirono a contrastare il potere francese e ad accettare nel 1377 il ritorno in Italia.
Questo periodo è stato giudicato periodo di crisi, però avviene anche una trasformazione importante all’interno del Papato: si definisce la forma monarchica dello Stato della chiesa che si realizza attraverso l’accentramento politico e amministrativo sotto l’autorità del papa, vengono limitati i poteri del Sacro Collegio e molte funzioni passano alla Corte pontificia e soprattutto non bisogna dimenticare il mecenatismo dei papi avignonesi, che diede i suoi frutti nella protezione accordata a Simone Martini, a Francesco Tetrarca e nella costruzione di una biblioteca
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