I castelli della Sicilia sono una fonte inesauribile di storia e aneddoti interessanti.
Tra queste storiche mura si sono consumati avvenimenti di ogni genere, alcuni dei quali diventati leggenda.
Molti di essi rappresentano esempi unici per tecnica costruttiva, proprio come l’edificio che visitiamo oggi. Per conoscerlo, dobbiamo fare tappa in provincia di Enna, in un paese che si caratterizza per la sua stessa natura.
Il Castello di Sperlinga è il simbolo più prestigioso di un territorio comunale costellato di grotte scavate nella roccia arenaria.
Nota in passato come “regale dimora rupestre” e scavata in una gigantesca mole d’arenaria, Sperlinga prende il suo nome dal termine greco che indica “spelonca”, “grotta”. Come abbiamo già detto, il castello è simbolo per eccellenza della cittadina: a renderlo unico sono le sue caratteristiche e la leggenda ad esso legata.
L’inizio dei lavori per l’edificazione del Castello di Sperlinga risalgono a un periodo compreso tra la fine dell’XI secolo e l’inizio del XII.
Lo storico Michele Amari ne “La guerra del vespro siciliano”, individua alcuni documenti che avvalorano la tesi secondo cui i soldati angioini a Sperlinga capeggiati da “Petro de Alemanno o Lemanno”, resistettero nel 1283 per quasi un anno all’ esercito aragonese.
Il Castello, in quel periodo, era di proprietà dello stesso Petro de Lemanno che attese invano gli aiuti angioini. I soldati di Carlo I d’Angiò trovarono quindi rifugio, dentro la sua struttura interamente scavata nella roccia. Proprio la struttura conferisce magia e misticismo a questi luoghi.
È come entrare in un altro mondo, in cui nulla è decorazione e tutto ha qualcosa da raccontare.
Ancora ci si chiede come sia stato possibile scavare questa dura roccia per ricavare le diverse stanze che compongono il castello, su cui si tramandano numerose leggende secolari. Terminato il conflitto, il castello fu assegnato alla famiglia Ventimiglia, che lo ebbe per circa due secoli. Giovanni Forti Natoli lo comprò nel 1597. Filippo IV concesse per lui e per i suoi discendenti, il titolo di principe e il privilegio di “potervi fabbricare terre”. Intorno al castello crebbe un centro commerciale che interessò tutto il territorio circostante. La proprietà passò poi al figlio Francesco Natoli e Orioles. Venne acquistato dalla famiglia Oneto, nel 1862 passò alla famiglia del barone Nunzio Nicosia, che lo cedette nel 1973 al comune di Sperlinga.
Una storia ricca, dunque, arricchita da una leggenda legata ai Vespri Siciliani. La rivolta scoppiò a Palermo nel 1282 contro la dinastia francese degli Angioini. Si narra che i soldati fuggitivi, che si camuffavano tra gli isolani venivano scoperti con un ingegnoso stratagemma. Venivano loro mostrati dei ceci e gli veniva chiesto di pronunciarne il nome. Essendo “ciciri“, la pronuncia di questa parola in lingua siciliana veniva loro difficile (dicevano “scisciri”) e venivano immediatamente uccisi.
Nella seconda porta di ingresso del castello si legge il motto Quod Siculis placuit, sola Sperlinga negavit (“Ciò che fu stabilito dai Siciliani, solo Sperlinga lo negò”).
Questa frase è legata al fatto che Sperlinga fu la sola città siciliana che non partecipò al generale moto antifrancese del Vespro. Tra i popolani siciliani veniva soprannominato “Sperlinga” il tipo solitario che non legava bene con i compagni.
Fonte: siciliafan
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