Ostia ha fatto la fortuna di Roma.
L’antica città, infatti, è stata la prima colonia dell’antica Roma, espandendosi per secoli come suo alter ego sulla costa del Tirreno. Ora, zone mai scavate (o esplorate solo superficialmente) dell’abitato, in particolare il quartiere marittimo, stanno tornando alla luce grazie ad un progetto guidato dal Dipartimento di Storia Culture Civiltà dell’Università di Bologna.
L’ultima campagna di scavo, conclusa nei giorni scorsi, si è concentrata attorno all’area del ‘Caseggiato delle due scale’, un isolato dal quale è possibile ottenere informazioni importanti su come mutarono i modi dell’abitare nell’antica città tra il II e il V secolo d.C.
Gli studenti e gli archeologi dell’Alma Mater bolognese coinvolti hanno inoltre realizzato un saggio stratigrafico dell’area archeologica, e hanno portato avanti una campagna di restauro della “Caupona del dio Pan“, antica osteria che a partire dal IV secolo venne trasformata in un mitreo (edificio sacro destinato al culto del dio Mitra) decorato con marmi colorati.
L’area del quartiere marittimo, su cui si concentra il ‘Progetto Ostia Marina‘, si estende fuori dalle mura della città, oltre l’antica Porta Marina, che doveva distare poco più di centro metri dal mare quando venne realizzata nel I secolo a.C.
In seguito, in quel tratto di costa il mare si allontanò. È così che nacque il quartiere: una zona suburbana che crebbe progressivamente sulla costa, fuori dalla città.
Grazie alle campagne di scavo realizzate fino ad oggi sono stati individuati tre nuovi edifici: la “Caupona del dio Pan”, il “Caseggiato delle due scale” a cui sono associate le “Terme dello scheletro” e le “Terme del Sileno”.
Inoltre, sono stati indagati edifici già noti e famosi come le “Terme della Marciana” e le “Terme di Musiciolus”. “Le ricerche del Progetto Ostia Marina richiamano l’attenzione di studiosi impegnati su molti temi diversi: esperti del paleoambiente, storici dell’architettura, storici delle religioni, numismatici, medievisti e tanti altri specialisti – dichiara Massimiliano David, professore dell’Università di Bologna che dirige gli scavi – Tutti calamitati da scoperte che stanno offrendo opportunità inattese per riuscire a ricostruire la vita di questa antica città, un centro di fondamentale importanza per l’antico spazio mediterraneo“.
Nato nel 2007 grazie ad un accordo strategico con l’allora Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma (oggi Parco Archeologico di Ostia Antica), il ‘Progetto Ostia Marina’ si concentra sul quartiere marittimo, una delle aree suburbane più importanti dell’antica città.
“Il fascino di questa ricerca deriva dalla possibilità di documentare un paesaggio urbano che si è trasformato continuamente nei secoli, sia per mano dell’uomo che a causa dell’azione della natura“, spiega Massimiliano David.
Il nome Ostia deriva da Ostium, ovvero la bocca, la foce del fiume. Anticamente, infatti, il Tevere terminava il suo corso proprio qui prima di buttarsi nel mar Tirreno.
Il parco archeologico di Ostia Antica è uno dei meglio preservati siti archeologici dell’antica Roma, con 50 ettari di costruzioni e cambiamenti durante circa 8 secoli.
Secondo le fonti dell’epoca Ostia fu fondata dal re Anco Marzio nel VII sec. a.c.
Reperti di materiali dell’età del bronzo recente (XIII-X sec. a.c.) nel territorio di Ostia e Acilia (antica Ficana), testimoniano come la foce del Tevere fosse abitata in tempi remoti, ma non ci sono tracce dell’era monarchica.
Maggiori informazioni sono note invece in merito all’insediamento romano nel IV sec. a.c., dove Ostia fu fondata come colonia militare per il controllo della costa, con un porto fluviale, il Portus Urbis, da cui, fin dal II sec. a.c., dipendeva l’approvvigionamento di grano per l’antica Roma.
I primi insediamenti risalenti al IV sec. ebbero luogo sullo sbocco del Tevere.
Ostia sorse dunque come castrum, ovvero un insediamento fortificato delimitato da un perimetro quadrangolare edificato in blocchi di tufo.
Dopo la fondazione della cinta muraria, progettata da Cicerone, la città venne dotata di piano urbanistico e riorganizzata, ad opera degli imperatori, in maniera tale da renderla adatta per le distribuzioni alimentari alla plebe.
In età imperiale, dunque, Ostia si sviluppò come Porta del Tevere, divenendo per diversi secoli via di comunicazione primaria, e porta del Tirreno, come centro commerciale portuale, indispensabile per l’approvvigionamento del grano nell’Urbe.
Dalla metà del I sec. a.c. Ostia divenne a tutti gli effetti colonia romana, raggiungendo così un grande sviluppo economico, commerciale e demografico, divenendo altresì raccordo tra importantissime vie di comunicazione (Tevere e Tirreno) con Roma. Quello sviluppo trasformò Ostia in una città cosmopolita, con razze e culture differenti.
I cittadini erano, in base alla professione, raggruppati in corporazioni, con lingue e religioni differenti, come emerge dai templi dedicati oltre alle divinità locali, a Mitra persiana, a Cibele frigia, a Iside egiziana, e a una Sinagoga ebraica.
Fu la città delle libertà: vi si insediarono persone in cerca di fortuna e soprattutto liberti.
La vicinanza a Roma fece di Ostia un importante centro di commercio e approvvigionamento per la capitale, ampliandola con un foro, un acquedotto e un teatro.
Dal porto di Ostia passava ogni cosa destinata a Roma: dal grano, ai cammelli e agli elefanti per gli spettacoli circensi.
Ostia arrivò a contare 100.000 abitanti, ma con la crisi del III secolo giunse anche il suo declino.
Si riprese nel IV sec. come sede residenziale, ma le attività commerciali e amministrative si erano ormai spostate nella città di Porto e dunque dopo poco tempo decadde nuovamente.
Fonte: meteoweb.eu
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