domenica 14 giugno 2020
Nelle isole Cook la salute viene prima dell’economia: così il Paese è libero dal coronavirus
Stop all’economia, nelle isole Cook la salute viene prima. E funziona, perché il Paese non ha nemmeno un caso di coronavirus. Chiuse tutte le frontiere, crolla il turismo, si blocca tutto, ma anche la diffusione dell’infezione.
Una decisione quanto mai coraggiosa.
Le isole Cook sono un vero e proprio paradiso del Pacifico, in libera associazione con la Nuova Zelanda (secondo lo statuto possono divenire del tutto indipendenti in qualsiasi momento con un atto unilaterale).
Per natura, straordinaria bellezza e posizione la loro economia dipende quasi esclusivamente dal turismo. Ma il Governo non ci ha pensato due volte: ha chiuso tutte le frontiere (salvo quelle con la Nuova Zelanda, comunque con controlli), arrestando di fatto il PIL. Ma anche il coronavirus: ad oggi, infatti, il Paese non ha registrato nemmeno un caso positivo tra i suoi 15.200 abitanti (dati 2018) sparsi nelle sue 15 isole.
Facile chiudere le frontiere, tracciare tutti e non far entrare il virus per un piccolo Paese? Più a dirsi che a farsi. Perché, quando l’economia dipende quasi esclusivamente da quelle frontiere, la scelta resta comunque difficile e i problemi da affrontare enormi.
“La nostra salute ed economia devono andare avanti insieme – ha detto infatti a chiare lettere a Bloomberg il Ministro delle Finanze Mark Brown – Non possiamo mantenere la nostra economia senza considerare la salute e la sicurezza delle nostre persone. Allo stesso modo, non possiamo mantenere il nostro sistema sanitario senza un’economia sostenibile”.
Dal 19 giugno, comunque, il Paese ha deciso di “rilassarsi”, soprattutto perché la pandemia negli Stati più vicini e con maggiori legami politici ed economici sembra sconfitta, prima tra tutti la Nuova Zelanda, dove la Presidente Jacinda Ardern aveva annunciato la vittoria già a fine aprile e dove da 22 giorni permangono contagi zero.
Nel piccolo e meraviglioso arcipelago del Pacifico inizia ora una nuova fase: ricostruire un’economia che, secondo gli esperti, avrà un arresto brusco e devastante, con un calo di produzione pari a circa il 60%, proprio a causa dei divieti al turismo internazionale. Ma il Primo Ministro Henry Puna non ha avuto dubbi e ha scelto.
ROBERTA DE CAROLIS
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