In Messico, nella penisola dello Yucatan, una delle attrazioni turistiche principali è un cenote, ovvero una cavità nel terreno con acqua all’interno.
In questo caso le dimensioni sono enormi e la forma è quella di un cerchio quasi regolare.
La scoperta è avvenuta nella metà degli anni ’80, quando un gruppo di archeologi americani si rese conto della sua presenza tramite alcune immagini satellitari.
Un anello di circa 200 km, che ha da subito scatenato la curiosità degli studiosi.
La natura ha ovviamente fatto il proprio corso, apportando nette modifiche a quello che un tempo doveva essere una gigantesca voragine.
Gli scienziati sono però riusciti a ricomporre il modello iniziale con immagini dallo spazio, rendendosi conto che a risultarne toccate sono la capitale dello Yucatan, Merida, e le città portuali di Progreso e Sisal.
La scoperta venne presentata ad Acapulco, durante un convegno scientifico, portando alla reazione di un giovane geologo, Adriana Ocampo, che ha oggi 63 anni ed è direttrice del programma Lucy della Nasa.
Iniziò a ragionare sulla possibilità che potesse trattarsi del punto d’impatto di un gigantesco asteroide, un impatto così violento da mostrare ancora i suoi effetti dopo 66 milioni di anni.
La sua teoria, ancora oggi ritenuta valida, è che quell’enorme anello fosse il risultato dello schianto di un asteroide ampio 12 km, che colpì lo Yucatan con una tale violenza da trasformare la roccia in liquido.
A partire dai primi anni ’90 studiosi americani, europei e asiatici sono al lavoro per riuscire a colmare gli spazi vuoti di questa vicenda.
Si ritiene che inizialmente il cratere generato fosse profondo 30 km. L’impatto avrebbe generato la formazione di una montagna, il doppio del Monte Everest, in seguito crollata.
Il mondo ne risultò clamorosamente modificato, con cenere a bloccare il cielo, generando uno stato di notte perpetua per un intero anno, con temperature costantemente sotto lo zero, uccidendo la vita sulla Terra fino al 75%, eliminando quasi ogni dinosauro esistente.
Ciò che resta oggi del punto d’impatto è sito un chilometro sotto una cittadina chiamata Chicxulub Puerto, celebre ormai tra i turisti, oltre che ovviamente tra la gente del posto, ma non tanto quanto dovrebbe.
Un luogo che merita maggior fama, considerando come sia stato protagonista dell’evento catastrofico più imponente degli ultimi 100 milioni di anni sulla Terra.
Un luogo che segna la fine di una specie e l’inizio di una differente storia, quella del genere umano.
Fonte: siviaggia.it
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