giovedì 18 ottobre 2018
A caccia delle luci del sud
Una volta provato, dà subito dipendenza.
Il fotografo australiano Lachlan Manley è dipendente dalla natura e dalle aurore boreali… scusate, australi.
Quando parliamo di aurore, ci vengono subito in mente: aurore boreali, paesaggi innevati e abitazioni invernali. Ma non serve arrivare fino in Lapponia, alle Lofoten o in Alaska per poter osservare questo spettacolo.
Anche a sud (molto a sud), la Natura ci propone il luminoso “show”.
È possibile osservare questo fenomeno anche dall’Argentina, dal Cile, dalla Nuova Zelanda, dall’Australia, dalle Isole Malvine (Falkland) o dall’Antartide.
Sono meno famose delle parenti settentrionali, ma l’effetto è altrettanto ipnotico.
Il periodo migliore per andare a caccia di aurore resta sempre l’inverno, che nell’emisfero sud va da marzo a settembre. Ovviamente nelle ore più buie, condizione imprescindibile per poter vedere le luci danzanti in tutto il loro splendore.
I mesi migliori sono solitamente luglio e agosto, ma non sempre è così.
Le luci del sud, come quelle del nord, sono imprevedibili.
“Catturare l’aurora con la fotocamera non è tanto difficile. La cosa complicata è essere lì nel momento in cui arriva” dice Lachlan. Non solo devi essere nel luogo giusto (“più sei a sud, meglio è”, specifica) al momento giusto, ma devono esserci anche le condizioni perfette.
Servono cieli limpidi e scuri, lontani da ogni fonte di luce, compresa la luna.
Per questo, la Aoraki Mackenzie Dark Sky Reserve, nel sud della Nuova Zelanda, è uno dei luoghi migliori per osservarle.
Si tratta della “riserva di cielo buio” più grande del mondo e la prima certificata dalla IDA (International Dark-Sky Association) nell’emisfero sud.
Qui si trovano il Parco Nazionale Aoraki/Monte Cook e il Lago Tekapo.
Il primo vanta 23 vette sopra i 3.000 metri di altitudine, tra cui il Monte Cook (o Aoraki, in lingua maori), la montagna più alta della Nuova Zelanda.
Nel secondo, si trova l’osservatorio principale del paese, l’Osservatorio del Monte John.
Non sono solo questi, gli angoli nascosti nell’isola dei kiwi, i posti giusti per i cacciatori di aurore.
L’Isola Stewart è l’isola neozelandese più vicina al Polo Sud. Il suo nome maori, Rakiura, ci dà già un indizio: il suo significato è “cieli brillanti”.
Anche dall’Australia è possibile fotografare i “cieli brillanti” di colore rosa, verde e giallo.
Lachlan Manley è riuscito a farlo a Queenscliff, a sud di Melbourne, e a Port Phillip Heads, anch’esso nello stato di Victoria. Tuttavia, se dovessi consigliare un luogo, direi senza dubbio la Tasmania.
I fotografi Matt Glastonbury e Dietmar Kahles sono degli esperti di quest’isola.
Il primo ha immortalato le luci del sud dal Monte Wellington, riflesse nel fiume Derwent.
Il secondo lo ha fatto da Strahan, una piccola città costiera sulla riva occidentale.
Cradle Mountain, i dintorni della città di Hobart e la remota Melaleuca sono altri dei suoi “spot” preferiti.
La chiave sta nel cercare un luogo buio, guardare a sud, meglio se dall’alto di una montagna o di fronte alla costa, e aspettare che inizi la magia.
Fonte: passenger6a
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento