sabato 8 luglio 2017
mercoledì 5 luglio 2017
Il pappagallo batterista
È il Ringo Starr della giungla: un pappagallo australiano che utilizza strumenti autoprodotti per suonare pezzi ritmici e conquistare le femmine.
Il cacatua delle palme (Probosciger aterrimus) percuote rametti o baccelli contro le parti cave dei tronchi seguendo ritmi costanti, regolari e molto personali.
Ci sono animali che utilizzano strumenti per cacciare: scimpanzé e corvi, per esempio, cacciano termiti e larve con bastoncini.
Ci sono specie che cantano o emettono suoni esagerati per attirare l'attenzione delle partner. Ma il cacatua è il primo, se si esclude l'uomo, a unire entrambe le abilità, utilizzando uno strumento ad hoc per produrre musica, e con uno stile proprio.
I ricercatori dell'Australian National University di Camberra hanno monitorato per 7 anni questo timido pennuto nelle foreste settentrionali del Queensland, ottenendo infine i filmati di 18 maschi che si sono esibiti, complessivamente, in oltre 130 "assoli di batteria".
Gran parte delle esibizioni si è tenuta di fronte alle femmine, con i maschi che hanno arricchito le performance con vocalizzi e arruffate di piume.
Lo studio è stato pubblicato su Science Advances
Il repertorio varia da maschio a maschio: alcuni inseriscono rapidi battiti separati da meno di un decimo di secondo, altri hanno un ritmo più lento e regolare.
I volatili ricavano da soli le "bacchette", staccando col becco bastoncini di circa 20 cm di lunghezza, che poi tengono nella zampa sinistra.
Altre volte lo strumento di percussione è un duro baccello vuoto.
I maschi usano i rametti per costruire i nidi nelle parti cave dei rami: la loro abilità ritmica potrebbe essersi evoluta in questo contesto.
Stupisce però notare, nei loro brani, due caratteristiche tipicamente umane, come la costanza nel tenere il tempo e lo sviluppo di uno stile individuale.
Di fronte a tale bravura... le femmine non fanno una piega! La loro reazione non è parsa rilevante: ulteriori studi indagheranno su quali siano i ritmi preferiti, e su come la regolarità del battito influenzi l'esito del corteggiamento.
Fonte: .focus.it
lunedì 3 luglio 2017
Nel bosco di Omachi esiste un anello di nebbia che porta in un mondo magico
In Giappone, nella prefettura di Nagano, si trova il bosco di Omachi, un polmone verde di incredibile bellezza che ospiterà fino al 30 luglio il Japan Alps Art Festival.
Durante questo importante evento in cui arte, natura e paesaggio si intrecciano in modo incantevole, l’artista australiano James Tapscott ha creato un anello di nebbia che porta in un mondo magico.
Il bosco è diventato quindi un luogo onirico in cui passeggiare e perdersi tra realtà e immaginazione.
Negli ultimi anni si sono sempre più diffusi gli eventi di land art nel mondo, che uniscono arte e paesaggio.
Uno dei massimi esponenti mondiali di questo tipo di arte è Christo, conosciuto soprattutto per la sua installazione The Floating Piers sul lago d’Iseo.
In Giappone quest’estate si sta svolgendo un importante festival che richiama artisti da tutto il mondo che esprimono le loro idee attraverso installazioni che dialogano con la natura.
Prima tra tutte quella di James Tapscott, un artista australiano che ha creato un vero anello di nebbia chiamato “Arc Zero – Nimbus”. L’opera raggiunge il suo massimo splendore quando cala il sole: l’atmosfera diventa onirica, la nebbia crea effetti ottici con la luce e le persone che l’attraversano sembrano entrare in un’altra dimensione.
L’artista ha realizzato l’opera vicino al ponte che porta al tempio di Kanonji, un importante luogo di culto della zona: la sua realizzazione è stata particolarmente economica grazie all’utilizzo di materiali semplici.
Il suo obiettivo infatti è quello di mettere in risalto la natura circostante.
Quando si attraversa l’anello, i visitatori entrano in un luogo di meditazione, in cui gli unici rumori che si sentono sono quelli della natura e dell’acqua che scorre.
Proprio l’acqua è una grande protagonista di quest’opera: è dal fiume che proviene la nebbia.
L’artista ha spiegato che l’anello vuole rappresentare il percorso dell’acqua attraverso tutti i suoi stadi.
Oltre all’anello e alla nebbia, Tapscott ha inserito anche due led luminosi che si accendono durante le ore notturne e creano un cerchio infuocato.
L’atmosfera è decisamente suggestiva e i visitatori che hanno attraversato l’anello ne sono rimasti estasiati.
Fonte: http://siviaggia.it
domenica 2 luglio 2017
Lo splendido mondo dei lupi marini
Lupi di mare, li conoscete?
Si spostano a nuoto tra le isole, nutrendosi di ciò che offre l’oceano, e sono geneticamente diversi dai loro familiari continentali.
Lungo la costa selvaggia del Pacifico della Columbia Britannica, la più occidentale delle coste canadesi, è possibile vedere un’intera popolazione di lupi di mare. E le foto scattate dall’americano Ian McAllister sono stare nominate le immagini più significative del National Geographic del 2015.
McAllister, cofondatore del Pacific Wild, ha infatti catturato la magia di questi lupi in immagini mozzafiato, studiando questi lupi per quasi due decenni.
I lupi marini potrebbero anche definirsi pescatori, dal momento il 90% del loro cibo viene direttamente dall'oceano, e un quarto di esso è salmone.
Oltre a disporre di modelli distintivi di cibo, i lupi marini sono anche nuotatori eccellenti, con dimensioni più piccole e corporatura diversa rispetto ai continentali.
Di fatto, molte sono le ricerche che confermano differenze genetiche, ecologiche e comportamentali tra i lupi costieri o insulari e quelli continentali e sulla costa centrale della Columbia Britannica, in Canada, per il lupo i dati indicano una grande differenza ecologica tra quelli che popolano le isole e i lupi che si trovano sulla terraferma costiera.
I lupi marini, insomma, si comportano del tutto diversamente, e dalle foto di McAllister si vede chiaramente.
Attraversano fiumi, si tuffano, nuotano tra un’isola e l’altra, pescano salmoni, si nutrono di foche e masticano anche le cozze che emergono con la bassa marea.
Germana Carillo
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