Ci riescono le lucciole, diversi tipi di alghe, certi vermi e persino alcuni anfibi.
La bioluminescenza è un fenomeno noto in natura, ma tra i funghi è piuttosto raro: è una caratteristica solamente di 80 delle 10 mila specie note di funghi.
I funghi che si illuminano al buio - convertendo energia chimica in energia luminosa - segnalano in questo modo la loro presenza a coleotteri, vespe e altre piccole creature che possano trasportare le spore in altre parti del bosco.
Tuttavia, il meccanismo grazie al quale ci riescono è rimasto finora incompreso.
Ora un gruppo di ricercatori russi, brasiliani e giapponesi sembra averlo capito, e lo spiega in un articolo pubblicato su Science Advances.
I biologi hanno studiato due specie in particolare: il Neonothopanus gardneri e il Neonothopanus nambi, funghi bioluminescenti che crescono in Brasile e Vietnam rispettivamente. Se riescono a brillare, è grazie a un sostrato variegato di molecole, dette luciferine (in sostanza, pigmenti), che in presenza di ossigeno emettono una sostanza luminosa chiamata ossiluciferina.
La reazione è resa possibile dall'enzima luciferasi.
Fin qui il processo ricorda quello "base" della bioluminescenza, se non fosse che nei funghi, la luciferasi è "promiscua", ossia può interagire con diversi pigmenti, modificando intensità e colore della luce risultante.
Questa capacità della luciferasi dei funghi potrebbe offrire interessanti applicazioni nelle analisi di laboratorio al microscopio, e segnalare la presenza di cellule o geni in un modo facilmente riconoscibile.
Fonte : focus.it
Nessun commento:
Posta un commento