lunedì 20 marzo 2017
Equinozio di Primavera: rituali e miti, da Stonehenge ai Maya
L’equinozio di primavera arriva quest’anno il 20 marzo, con un giorno di anticipo rispetto alla data consueta che ognuno di noi aspetta per vederci fuori dall’inverno, il 21 marzo.
Nell’emisfero settentrionale, mentre il giorno e la notte si alternano con la stessa durata, l’equinozio fa il suo placido ingresso alle 10.28 UTC del 20 marzo.
Ma l’ingresso delle stagioni porta con sé una serie di rituali che hanno radici profonde nel tempo.
Immancabilmente, le parole “equinozio” e “solstizio” ci rimandano a luoghi come Stonehenge o Chichen Itza, per antonomasia i siti archeologici del mistero.
Storici e archeologi, ancora oggi, si interrogano sulle modalità di costruzione di tali monumenti ma, soprattutto, la logica con la quale sono stati progettati.
Come tutte le feste dell’anno, anche quella del momento del risveglio della Natura attira a sé riti pagani e cristiani. Nell’Inghilterra rurale, ancora oggi, si associa all’equinozio di primavera una serie di appuntamenti volti a propiziare il “nuovo inizio”.
È la ricorrenza che festeggia Eostre, dea sassone della fertilità, alla quale ci si rivolge per un buon raccolto.
L’equinozio di primavera ogni anno vede riunirsi, la mattina presto, druidi e pagani a Stonehenge per accogliere il Sole tra i megaliti preistorici.
I nostri antenati avevano, infatti, notato un generale allungamento ed accorciamento delle giornate relativamente alle varie posizioni che il Sole assume all’orizzonte.
Quando le giornate si allungano il Sole si sposta lungo l’orizzonte passando per l’est l’equinozio di primavera, appunto.
Quando si accorciano, il Sole si sposta nel verso opposto ripassando per l’est il 23 settembre, ossia quando si verifica l’equinozio d’autunno.
Per le civiltà megalitiche, tale sinergia tra Sole e Natura faceva della ricorrenza la data più importante poiché significava il rinnovamento e la rinascita per qualsiasi aspetto della normale vita quotidiana.
Al lato opposto del mondo nel giorno dell’equinozio di primavera, a Chichen Itza, nella penisola dello Yucatàn, ancor oggi si ripete lo spettacolo del Tempio Maya di Kukulkan.
Al tramonto, sulla scalinata nord, si disegna una trama di luci e ombre che creano l’immagine di un grande serpente piumato, chiamato proprio Kukulkan, creata dai triangoli invertiti sotto la luce che cade giù dai gradoni della piramide.
Come è noto, la civiltà Maya generò una classe di sacerdoti-astronomi straordinariamente capaci nei calcoli calendariali.
Questi attribuivano una particolare importanza a Venere, alla costellazione delle Pleiadi e alla stella polare, ma in senso più religioso e scientifico che astrologico.
Ad ogni equinozio, decine di migliaia di persone arrivano nei siti archeologici del Messico a contemplare le meraviglie lasciate dall’antica civiltà Maya, mentre gli archeologi fanno del loro meglio per proteggere le piramidi durante i rituali stessi.
L’equinozio di primavera avviene quando l’equatore è sullo stesso piano del sole e il giorno e la notte sono entrambi di 12 ore.
I popoli pre-ispanici conoscevano bene questi fenomeni. Per questo sono stati in grado di edificare i loro edifici in funzione dell’equinozio e del solstizio. E, anche per i Maya, l’equinozio indicava loro i tempi adatti per piantare i campi, andare in guerra o tenere incoronazioni.
Federica Vitale
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento