Il ponte tibetano più lungo del mondo non si trova in Tibet ma in provincia di Torino. Più precisamente nelle Gorge di San Gervasio, nel cuore delle Alpi Occidentali, al confine con la Francia.
Circa 470 metri di funi d’acciaio si estendono a più di 25 metri di altezza dal suolo, accompagnando gli esploratori più audaci in un percorso sospeso tra salici arbustivi, pioppi, ciliegi selvatici e il fiume Dora, che attraversa la flora del territorio.
Ad unirsi ai 470 metri (in realtà costituiti da due ponti collegati tra loro) ci sono i 90 metri di un terzo ponte, separato dagli altri due da un sentiero.
In totale sono dunque 560 metri, ed è proprio questo numero ad aver battuto il record del Guinness dei Primati nel 2006.
Primato che, tra le altre cose, detiene ancora oggi.
Ma perché viene chiamato “tibetano”?
L’appellativo lascia intendere che sia stato costruito da chissà quali viaggiatori giunti in Italia da località remote del mondo, ma non è così.
Caratterizzato da tre funi in corda o acciaio (una su cui si cammina e le altre due che fungono da corrimano), il lungo ponte deve il suo nome a questa particolare composizione che sfrutta il carico di tensione tra le funi per ridurre l’oscillazione.
In questo modo, maggiore è la tensione che lega le funi, minore è l’oscillazione.
Questa tecnica di costruzione dei ponti sospesi è stata sviluppata intorno al 600 d.C. ed è stata utilizzata dal costruttore tibetano Thangtong Gyalpo, vissuto nel XV secolo, il quale costruì il ponte di Duskum nel Bhutan orientale.
Altri esempi di questa tecnica sono presenti sulle Ande, dove le popolazioni Inca e Maya costruivano ponti simili da prima dell’arrivo di Colombo.
Non sono poche le peculiarità che rendono questo ponte unico nel suo genere, una vera e propria chicca italiana immersa in un paesaggio naturalistico poco conosciuto ma di gran lunga meritevole dell’attenzione di chi predilige la montagna.
Per arrivare alle Gorge, infatti, si passa per Claviere, piccolo comune dell’alta Val di Susa che sorge in una valletta pianeggiante circondata da boschi e sorvegliata dal monte Chaberton.
D’inverno è una tranquilla località sciistica, d’estate – unica stagione durante la quale è possibile visitare il ponte – si trasforma in un paradiso per gli amanti del trekking e della mountain-bike.
Fonte: europinione.it
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