L’Umbria offre moltissimi scenari nei quali è possibile godere di calma e tranquillità, fuori da tutto il caos metropolitano o cittadino a cui siamo ormai abituati.
Tra questi, troviamo le Fonti del Clitunno, che si estendono su una superficie di quasi 10.000 mq lungo la via Flaminia fra Spoleto e Foligno, nel comune di Campello sul Clitunno.
Alimentate da acque sorgive sotterranee che sgorgano da fenditure nella roccia che, anticamente, con la loro copiosità, formavano un fiume navigabile fino a Roma, lungo le cui sponde sorgevano sacelli, ville e terme; hanno un aspetto suggestivo con il laghetto popolato di nasturzi acquatici, nontiscordardime della palude, cigni e anatre, fanerogame, code di cavallo acquatiche, mestolacce, brosche increspate ed ancora carpe, tinche, trote ed altri pesci d’acqua dolce.
Tutt’intorno al lago, un labirinto di rigagnoli, cascatelle, ponti e sentieri, salici piangenti e pioppi cipressini che si specchiano sulla superficie dell’acqua.
Molti sono i pittori, i poeti e gli scrittori che, fin dall’antichità, rimasero colpiti dalla bellezza di questo posto, tra cui Plinio il Giovane, Virgilio, Corot, Byron e Giosuè Carducci, che le consacrò nella sua celebre Ode.
Il fiume Clitunno, anticamente detto Cleoton, Cleo o Cliton, nell’antichità era rinomato per i buoi, allevati lungo le sue rive, molto apprezzati dagli antichi Romani quali vittime sacrificali per i trionfi bellici.
La crisi sismica del 446 d.C., ridusse di molto la portata sia del fiume Clitunno, sia di altri corsi d’acqua che un tempo dovevano essere navigabili e che ora non lo sono più.
Era il 1852, quando il conte Paolo Campello volle ridonare alle Fonti del Clitunno l’impianto scenografico-paesaggistico narrato da Plinio, che possiamo oggi ammirare.
Da non perdere il Tempietto di Clitunno, iscritto Il 25 giugno del 2011 nella lista “Longobardi in Italia: i luoghi del potere” facente del patrimonio mondiale dell’Umanità UNESCO.
Caterina Lenti
Nessun commento:
Posta un commento