In occasione della mostra ‘Mito e Natura, dalla Grecia a Pompei’, in programma dal 16 marzo al 15 giugno, nel sito partenopeo sono state aperte cinque domus.
Saranno infatti visitabili la Casa di Giulia Felice, una grande dama pompeiana che si è inventata una specie di Spa dell’antichità affittando la sua casa per eventi e terme; la Casa di Ottavio Quartione; la Casa della Venere in Conchiglia, chiamata così perché sul fondo del giardino ha un enorme affresco di Venere sdraiata in una conchiglia; la Casa del Frutteto, e la Casa di Marco Lucrezio in via Stabia (da non confondere con quella di Marco Lucrezio Frontone).
«Le Case saranno aperte per la mostra, ma resteranno fruibili con un programma di rotazione che stiamo definendo in questi giorni. Con le 5 nuove case aperte – sottolinea Massimo Osanna, responsabile della soprintendenza di Pompei – che si aggiungeranno alle 6 che abbiamo aperte recentemente, e a tutte quelle che sono già aperte, non c’è mai stata a Pompei una possibilità di visita così ricca».
Le 5 case sono state restaurate sia nella parte architettonica sia in quella decorativa grazie al Grande Progetto Pompei.
Due in particolare, la Casa di Giulia Felice e la Casa del Frutteto, sono una novità per i visitatori perché riaperte dopo una chiusura di molti anni.
Gli archeologi sono addirittura riusciti a ricostruire i giardini con le stesse piante e nella stessa disposizione di duemila anni fa.
«È stato possibile scavare nei giardini e trovare – spiega l’archeologa Grete Stefani – residui organici delle piante.
Così con l’analisi pollinica sappiamo con precisione dove fossero e soprattutto di cosa si trattasse».
Limoni, ulivi, melograni, palme e tanto altro.
«L’aspetto dei giardini – spiega Osanna – che vogliamo offrire ai visitatori con i recenti restauri e la riapertura al pubblico, è un’interpretazione dei luoghi per come essi dovevano essere all’epoca della loro realizzazione».
E la ricerca archeologica ci riporta a come per gli antichi pompeiani comporre giardini era una vera arte che veniva portata avanti in stretto dialogo con le pareti affrescate e gli oggetti che arredavano gli ambienti interni di ogni domus.
Al percorso si aggiunge la sezione ‘Natura morta’, allestita nella Piramide all’interno dell’Anfiteatro, in cui si esplora un genere che ha origine nel mondo ellenistico-romano con la rappresentazione di frutti e animali.
Gli affreschi con queste raffigurazioni, staccati in passato e conservati al Museo di Napoli, ritornano per la prima volta a Pompei proprio come semi, frutta e pani, restituiti nella loro integrità dalla cenere che li coprì dopo l’eruzione del 79 d.C.
Fonte: http://ilfattostorico.com/
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