venerdì 29 gennaio 2016
Cos’è e come si trasmette il virus Zika
Archiviata o quasi, per il momento, l'emergenza Ebola, un nuovo patogeno sta ora guadagnando un'infausta popolarità mediatica: è il virus Zika, che da ottobre agita il Brasile e si sta facendo strada in altri 21 stati tra Caraibi, Nord e Sud America.
Proprio in queste ore l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato che è probabile che il virus si diffonda presto in tutto il continente americano.
Intanto, quattro casi di febbre da virus Zika, ormai curati e risolti, sono arrivati anche in Italia, su viaggiatori che rientravano dal Brasile.
Ma che sintomi dà questo virus?
Perché, e per chi, è pericoloso?
Si può prevenire?
Un identikit dell'infezione e dei rischi che questa comporta.
Il virus Zika (ZIKV) è un virus della famiglia dei Flaviviridae che prende il nome dalla foresta dell'Uganda in cui fu per la prima volta isolato, nel 1947.
È trasmesso dalle zanzare tropicali e subtropicali Aedes aegypti (le stesse che veicolano dengue e febbre gialla), ma anche, con minore efficacia, dalla zanzara tigre (Aedes albopictus).
Dal momento della sua scoperta ha causato piccole e contenute epidemie in alcuni paesi di Africa e Sudest asiatico.
In Brasile è arrivato lo scorso maggio e nel giro di sei mesi ha infettato, complice forse la mancanza di naturale immunità al virus nel continente, ben 1,5 milioni di persone.
Ma non dobbiamo immaginare un virus letale come Ebola. Soltanto un quinto delle persone infettate si ammala effettivamente, e i sintomi non vanno in genere al di là dei classici dell'influenza: febbre, eruzioni cutanee, dolori alle articolazioni, occhi rossi.
A ottobre le autorità sanitarie brasiliane hanno svelato però un aspetto più preoccupante: la correlazione dell'infezione da virus Zika con un aumento impressionante dei casi di microcefalia - una riduzione nella crescita di cranio e cervello con conseguenti gravi problemi neurologici - nei neonati e di alcune malattie neurologiche e autoimmuni - come la sindrome di Guillain-Barré, una condizione che può portare alla paralisi - negli adulti.
PER CHI È PERICOLOSO?
Per le donne in gravidanza. Anche se un legame causa effetto non è ancora stato scientificamente dimostrato, la comparsa di Zika in Brasile è coincisa con l'impennata dei casi di microcefalia tra i neonati: da ottobre ad oggi, quelli registrati sono 3.893 e in continua ascesa.
Un incremento del 2500% rispetto al 2014, quando i casi di microcefalia sono stati 150.
L'allarme è stato dato a ottobre dai medici di Pernambuco, nel nordest del Brasile e nessuna delle cause ad oggi note per lo sviluppo ridotto di cranio nel feto - l'uso di alcol e droghe in gravidanza, la rosolia, anomalie genetiche o l'esposizione ad alcune sostanze chimiche - basta a spiegare l'accaduto.
Zika è il principale indiziato anche dopo che la scorsa settimana gli esperti dei Centres for Disease Control and Prevention (CDC) americani hanno annunciato di aver trovato tracce del virus in feti con microcefalia morti nell'utero o poco dopo la nascita.
La prova che il virus si trasmette da madre a figlio e passa attraverso il liquido amniotico.
Ecco perché, mentre le autorità sanitarie sconsigliano alle donne incinte di recarsi in viaggio nei paesi colpiti, quelle di Brasile, Ecuador, El Salvador e Jamaica si sono spinte oltre e hanno chiesto alle donne che progettano una gravidanza di rimandare i loro piani fino a quando l'emergenza non sarà contenuta.
Le autorità sanitarie nazionali raccomandano alle donne incinte o alle donne che stanno pensando di iniziare una gravidanza di riconsiderare eventuali decisioni su viaggi nei paesi in cui l'epidemia è più diffusa, in particolare in Brasile (che sarà meta di turismo di massa durante le Olimpiadi) e Colombia, El Salvador, Guiana francese, Guatemala, Haiti, Honduras, Martinica, Messico, Panama, Paraguay, Portorico, Suriname e Venezuela.
In gravidanza, il virus Zika rappresenta un pericolo in qualunque trimestre, ma soprattutto nel primo e all'inizio del secondo trimestre, per la fase di sviluppo neurologico in cui si trova il feto e perché nelle prime settimane è più facile che una donna non sappia ancora di essere incinta e sia meno prudente nella profilassi anti-zanzare.
Alle donne incinte di ritorno da un viaggio nei paesi colpiti si raccomanda di recarsi dal proprio medico curante se sono state nelle aree interessate dal virus o se si presentano sintomi riconducibili a quelli descritti, e in generale una particolare attenzione agli esami ecografici.
Ricercatori di Stati Uniti, Brasile e altre nazioni stanno già lavorando a un vaccino, ma i tempi non saranno brevi come per Ebola.
Se nel caso dell'ultima infezione infatti, si lavorava a una soluzione già da un decennio, gli studi per un vaccino, e per un eventuale trattamento antivirale contro Zika stanno partendo praticamente da zero.
Creare un vaccino e sperimentarlo richiederà diversi anni e diversi milioni di dollari.
In questo momento, la lotta a Zika si gioca tutta sull'eradicazione delle zanzare vettore, le uniche responsabili della trasmissione del virus (che non si trasmette da uomo a uomo).
Questi insetti pungono in genere di giorno - le zanzariere intorno ai letti non sono quindi così efficaci - e si moltiplicano attorno alle acque stagnanti.
Sbarazzarsi dei focolai in cui si annidano è il primo passo per contenere l'epidemia.
Fonte: http://www.focus.it/
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