Tivoli, alle pendici occidentali dei monti Tiburtini, ad est di Roma, lungo il fiume Aniene, ha goduto, sin dall’antichità, di condizioni favorevoli dal punto di vista climatico e strategico.
In questa città tappa obbligata è Villa d’Este, capolavoro assoluto del giardino all’italiana, un modello che ha influenzato, attraverso il suo fascino, l’evoluzione dell’arte del giardino in Italia e in Europa. Inserita tra i siti Unesco, la straordinaria Villa cattura l’attenzione dei visitatori per l’impressionante concentrazione di fontane, ninfei, grotte, giochi d’acqua e musiche idrauliche, sviluppandosi su più terrazzamenti ed è privilegiata da un terrazzo con affaccio sul paesaggio dell’agro romano.
Voluta dal cardinale Ippolito II d’Este, nominato governatore della città di Tivoli da papa Giulio III, nacque in un luogo che aveva un nome felice: “Valle Gaudente”; un breve vallata che scendeva tra dolci pendici di vigne e oliveti, percorse tra viuzze campestri, popolate da casupole bianche con tetti rossi, da ruderi dorati, da qualche tabernacolo e da una piccola chiesa.
Villa d’Este, che ha attraversato un grave periodo di decadenza sotto gli Asburgo, per poi ritornare a risplendere col cardinale Gustav Adolf von Hogenlohe Schillingsfurst a metà 800, ha richiesto 20 anni per la sua realizzazione, a partire dal 1550.
Il cardinale conferì tale incarico all’architetto napoletano Pirro Ligorio, che fece un lavoro davvero notevole, avvalendosi della collaborazione di valenti idraulici tra cui Giacomo della Porta e Claude Venard.
Proprio in quegli anni il musicista Franz Liszt compose al pianoforte la famosa "Giochi d'acqua a Villa d'Este, eseguendola in un concerto all’interno della villa.
Solo per citare alcuni imponenti numeri riguardanti la sua composizione: 35.000 mq complessivi di giardino, 250 zampilli, 60 polle d’acqua, 255 cascate, 100 vasche e 50 fontane, 30.000 piante a rotazione stagionale, 150 piante secolari ad alto fusto, 15.000 piante e alberi ornamentali perenni, 9000 mq di viali, vialetti e rampe.
Il visitatore è trasportato in una reggia d’altri tempi, amata dagli artisti del Grand Tour tra 700 e 800, ampiamente riprodotta nelle opere di Fragonard, famoso artista francese settecentesco.
Il giardino con i suoi cipressi pluricentenari e le sue gigantesche sequoie, era impostato per meravigliare e stupire papi, sovrani e principi e, nella sua conformazione architettonica a terrazzamenti, doveva ricordare i mitici giardini di Babilonia.
Una curiosità: le fontane non sono alimentate da congegni meccanici ma semplicemente sfruttando la pressione naturale dell’acqua del fiume Aniene, convogliata nella Villa attraverso incredibili lavori idraulici.
Spiccano: la Fontana dell’Ovato, le Cento Fontane (dove l’acqua sgorga da innumerevoli mascheroni e zampilli), la Fontana dell’Organo, la Fontana dei Draghi, quella di Nettuno, di Madre Natura o dell’Abbondanza, dove l’acqua sgorga da numerose mammelle, simbolo di fecondità.
Fonte: http://www.meteoweb.eu
Il nome è von Hohenlohe no g.
RispondiEliminaPoi la prima foto e la Villa d'Este di Cernobbio a Como e non ha nessun legame con quella di Tivoli