mercoledì 4 novembre 2015
Scoperto il segreto del ghiaccio che brucia
Il ghiaccio che brucia non ha più segreti: non è una semplice curiosità perché questo tipo di ghiaccio, chiamato idrato di metano, può formarsi nel terreno perennemente ghiacciato dei Poli, in fondo agli oceani e su Marte, ma anche all’interno di oleodotti e metanodotti, nei quali può provocare pericolose ostruzioni.
Il primo ‘identikit’ che permette di conoscerne il comportamento è pubblicato sulla rivista Nature Communications ed è stato ottenuto dalla ricerca internazionale coordinata dal Consiglio delle ricerche norvegese.
Nota dagli anni ’30 ma finora quasi impossibile da osservare in quanto è difficilissimo procurarsene dei campioni, questa forma di ghiaccio è stata per la prima volta riprodotta in laboratorio e potrà aiutare a studiare sia i cambiamenti climatici sia future forme di energia.
Coordinati da Zhiliang Zhang, dell’università norvegese per la scienza e la tecnologia (Ntnu), i ricercatori sono riusciti a verificare e a misurare gli effetti che disturbi esterni hanno sulle molecole che costituiscono gli idrati di metano.
Queste informazioni ”potranno avere ricadute importanti sulla sicurezza e in campo ambientale, con particolare attenzione ai cambiamenti climatici”.
Gli idrati di metano sono stati scoperti negli anni ’30 negli oleodotti e più tardi, negli anni ’60, sono stati individuati nel permafrost e nei fondali oceanici, nelle zone in corrispondenza delle piattaforme continentali.
Recentemente questa forma di ghiaccio è stata scoperta anche su Marte.
Capire come bruciano gli idrati di metano potrebbe anche essere la chiave per una futura nuova fonte di energia: basti pensare che, sciogliendosi, un metro cubo di idrato di metano può rilasciare fino a 160 metri cubi di metano.
Per avere un’idea dell’energia che può essere sprigionata dal rilascio di grandi quantità di metano da questa forma di ghiaccio basti pensare che una delle frane più disastrose mai registrate, quella di Storregga avvenuta in Norvegia 8.000 anni fa fu così violenta da provocare un’onda di tsunami che attraversò il Mare del Nord fino alla Scozia.
Fonte: http://www.blueplanetheart.it
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