giovedì 29 ottobre 2015
Il bucero dall’elmo, l’uccello che vale più dell’avorio
L’avorio delle zanne degli elefanti è sicuramente la merce illegale più nota sul mercato nero.
Esiste però un tipo di “avorio” ancora più prezioso, anche se meno conosciuto.
Si tratta del becco del bucero dall’elmo, una rara specie di uccello che vive nella foresta pluviale dell’Asia orientale.
Tra il 2012 e il 2014 ne sono stati confiscati addirittura 1.110 dalla sola polizia indonesiana e, secondo gli esperti, ogni anno vengono uccisi circa 6 mila buceri.
Il massacro però è quasi impossibile da fermare, viste le altissime quotazioni di questo “avorio”: sul mercato nero vale circa 6mila euro al chilogrammo. Tre volte di più dell’avorio delle zanne di elefante.
Il volatile è difficilissimo da avvicinare, pesa circa 3 chili e il suo particolarissimo becco arriva a pesare trecento grammi, il 10% del peso dell’animale.
Per questi uccelli dalle piume bianche e nere il becco è sia un’arma - i maschi si scontrano in combattimenti testa contro testa - che lo strumento per cercare vermi e insetti dai tronchi degli alberi. Esistono oltre 60 specie di bucero, tutte diffuse in Asia ed Africa. Le popolazioni locali chiamano questi uccelli i “contadini della foresta”, perché si cibano prevalentemente di frutti e poi ne spargono in giro i semi.
I buceri sono uccelli molto timidi e vivono nascosti nella fitta boscaglia e ne hanno ben ragione: da secoli vengono cacciati e uccisi a migliaia dai bracconieri, che poi rivendono il loro teschio soprattutto in Cina.
Il becco, morbidissimo al tatto e di una particolare sfumatura color ocra, è infatti considerato merce preziosa, soprattutto dagli incisori cinesi e giapponesi.
Gli oggetti di questo speciale “avorio” erano considerati di gran moda soprattutto nell’Inghilterra vittoriana del Diciannovesimo secolo.
La sopravvivenza del bucero, però, non è minacciata solo dal bracconaggio.
Anche il suo habitat naturale è a rischio, perché le foreste pluviali dove vive si stanno riducendo del 3% ogni anno.
Per questo, l’Unione internazionale per la conservazione della natura lo ha inserito tra le specie “minacciate, da tenere sotto controllo nel caso di ulteriore riduzione della popolazione”.
Fonte: LaZampa.it
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