venerdì 13 febbraio 2015
Furono i Conquistadores i primi inquinatori del Sud America
Polvere di piombo, derivata dalla lavorazione dei minerali d'argento estratti dalle miniere di Potosí, nell'atuale Bolivia, e sparsa sulle Ande: è questa la prima forma d'inquinamento atmosferico del Sud America, scoperta grazie a uno studio apparso sui “Proceedings of the National Academy of Sciences” a firma di Lonnie Thompson e colleghi della Ohio State University: risale infatti al XVI secolo.
Gli autori hanno studiato, mediante la spettrometria di massa, la tipologia e l'abbondanza dei composti chimici presenti negli strati di ghiaccio risalenti fino al nono secolo del ghiacciaio di Quelccaya, in Perù. I dati raccolti mostrano la presenza di arsenico, bismuto, molibdeno e specialmente piombo.
La spettrometria di massa ha rivelato alcuni picchi nelle concentrazioni di piombo negli strati di ghiaccio.
Alcuni di essi sono precedenti la dominazione spagnola e sono dovuti alla contaminazione da fonti naturali, come le eruzioni vulcaniche.
Le tracce più consistenti sono relative invece agli ultimi decenni del 1500 e rimangono fino ai primi anni del 1800, quando è finita la dominazione spagnola dell'America del Sud.
Per chiarire l'origine di questo inquinamento, Thomson e colleghi hanno confrontato i dati raccolti a Quelccaya con quelli delle torbiere della Tierra del Fuego, in Cile, e dei depositi sedimentari di diverse regioni tra cui quella di Potosí e di altre miniere in Bolivia e in Perù, che portano i segni inequivocabili dell'inquinamento seguito alle pratiche di estrazione dell'argento, secondo la tecnica introdotta dalla dominazione spagnola in Sud America.
Tale tecnica prevede la molatura del minerale, contenente più piombo che argento, e la miscelatura della polvere così prodotta col mercurio, in un processo chiamato amalgamazione.
Il confronto delle diverse firme isotopiche ha portato a trovare una corrispondenza evidente con l'inquinamento di Potosí, dove i Conquistadores producevano la maggior parte dell'argento. “Questi dati sperimentali supportano l'idea che l'impatto umano sull'ambiente era diffuso anche prima della rivoluzione industriale”, ha commentato Paolo Gabrielli, ricercatore della Ohio State e coautore dello studio.
Fonte: http://www.lescienze.it
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