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giovedì 8 gennaio 2015

Scoperta una roccia con 30.000 diamanti


I diamanti sono belli, rari, ma anche enigmatici. 
Si conoscono a grandi linee le reazioni chimiche che, all’interno della Terra, portano alla loro formazione, ma molti aspetti sono ancora un mistero. 
E misterioso è il campione di roccia e diamanti studiato da un ricercatore della University of Tennessee (Usa). 

La roccia in questione ha le dimensioni di una palla da golf e contiene più di 30.000 diamanti.
 Sgombriamo subito il campo da equivoci: i diamanti sono minuscoli (più piccoli di un millimetro) e dunque sono inutilizzabili per creare anelli, ciondoli o altri gioielli. Ma il ritrovamento, in una miniera di diamanti a Udachnaya, in Siberia (Russia), ha un valore scientifico notevole. 
Vi spieghiamo perché...
    I geologi hanno da tempo scoperto che i diamanti si formano all’interno della Terra a una profondità non inferiore ai 150 km, dove le pressioni e le temperature sono tali da comprimere il carbonio così da formare i diamanti. 
Questi vengono in seguito portati in superficie da particolari esplosioni vulcaniche. 
Durante il loro viaggio verso l’alto, le rocce che contengono i diamanti solitamente si sbriciolano. È per questo che i diamanti si trovano da soli.
 La roccia trovata in Siberia è una delle pochissime con i diamanti ancora incastonati al suo interno. 

« È un campione meraviglioso, perché conserva più di 30.000 diamanti, di forma ottaedrica, con dimensioni che vanno dai 10 ai 700 micron (un milionesimo di metro).
 È rarissimo che i diamanti diano vita a nuclei di tale grandezza con dimensioni dei singoli cristalli così omogenee. 
È come se questi piccoli diamanti non avessero avuto il tempo per fondersi in cristalli più grandi», ha spiegato Taylor. 

 Analizzando il campione ai raggi X è stato possibile studiare la composizione interna dei diamanti e in particolare le inclusioni di sostanze chimiche intrappolate al loro interno, che spesso, più del diamante stesso, raccontano l’origine del cristallo.
 Secondo il ricercatore, l’azoto trovato all’interno indicherebbe che i diamanti si sono formati a temperature superiori a quelle che normalmente originano i cristalli e in tempi più lunghi del normale. 
«Analizzando alcuni isotopi del carbonio (atomi con medesimo numero di protoni, ma diverso numero di neutroni) è possibile affermare che la roccia apparteneva alla crosta terrestre superficiale e che è poi finita nel cuore del mantello terrestre in seguito agli scontri tra le placche», ha detto Taylor.

 Fonte: focus.it

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