martedì 14 ottobre 2014
Ricreata la canzone più antica del mondo
Gli studiosi dell'università della California hanno ricreato la canzone più antica del mondo composta 3400 anni fa.
Il progetto è stato realizzato dopo la decifrazione e lo studio di una serie di antichi testi cuneiformi.
La musica riprodotta, ci trasporta in atmosfere antiche e suggestive, mettendoci in contatto diretto con i nostri antenati mesopotamici.
Che suono avevano le canzoni dei popoli della Mesopotamia? Grazie al lavoro di un gruppo di studiosi dell’Università della California, Berkeley, sarà possibile rispondere a questa domanda. La decifrazione e lo studio di alcune tavolette cuneiformi risalenti al 1400 a.C. ha permesso di riportare in vita gli antichi suoni che animavano il gusto musicale dei popoli mesopotamici.
Il risultato è stata la creazione di un brano musicale rimasto inascoltato per migliaia di anni.
Prima della scoperte delle tavolette, avvenuta nei primi anni 50, nell’antica città di Ugarit, nulla si sapeva della musica sumero-babilonese, a parte gli strumenti musicali illustrati nei bassorilievi e ritrovati nei siti archeologici.
Gli studiosi erano completamente all’oscuro circa la teoria e la pratica di quella che era considerata un’arte divina, il cui patrono era il dio Enki/Ea, portatore della regalità, della magia, delle arti e dei mestieri.
Tuttavia, la straordinaria scoperta ha gettato luce sull’ampia gamma di attività scientifico-sapienziali degli antichi Sumeri e Hurriti.
Come riporta Ancient Origins, all’interno della collezione sono stati trovai quattro testi cuneiformi singoli, più una tavoletta che riporta la complessa notazione musicale di un inno sacro hurrita suonato più di 3400 anni fa, il canto più antico mai scoperto.
Il brano è dedicato a Nikal, la dea hurrita dei frutteti.
Nella tavoletta sono state trovate anche le istruzioni per il cantante che doveva essere accompagnato da un sammûm a nove corde, un tipo di arpa o di lira.
Ecco l’esecuzione del brano.
A causa delle difficoltà interpretative del linguaggio hurrita, il significato del testo non è del tutto chiaro e, al momento, è stata proposta una sola interpretazione. Non possiamo fare altro che proporre una traduzione italiana di una versione inglese semplificata del testo hurrita:
Verrò sotto il piede destro del trono divino,
e sarò purificato e cambierò.
Una volta che i peccati sono perdonati,
non dovranno più essere modificati,
mi sento bene dopo aver compiuto il sacrificio.
Ho fatto amare la dea e lei mi ama nel suo cuore,
l’offerta che porto può coprire interamente il mio peccato,
con timore, ti porto olio di sesamo per mio conto.
La sterile può diventare fertile,
il grano può essere portato via,
lei, la moglie, si farà carico al padre (dei bambini).
Ella può dare figli a chi ancora non li ha avuti.
Fonte: http://ilfattaccio.org
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