domenica 12 ottobre 2014
La crudele verita' sui pachidermi che dipingono
Gli elefanti sono esseri magnifici e intelligentissimi che ispirano molta tenerezza negli uomini. Cosa c'è di più sorprendente e bello che guardare un dolce elefante usare la sua proboscide per dipingere il quadro di un fiore, o addirittura di se' stesso? È per questo che foto, video e articoli che stanno impazzando da un po’ di tempo a questa parte sul web degli elefanti “artisti” diventano puntualmente virali.
Ma cosa si nasconde dietro questa abilità dei pachidermi?
Siamo sicuri di esclamare ‘che carino’ davanti a un elefante pittore?
O forse dovremmo piuttosto dire ‘che orrore’?
Se tutti iniziassimo a guardare oltre le apparenze, infatti, ci accorgeremmo di quanta crudeltà si nasconde dietro l’immagine dell'elefante che dipinge che strappa “awwwww” sui social.
Pensiamo, per esempio, al Maesa Elephant Camp, in funzione dal 1976 e accreditato come pioniere del concetto di elefante "artista". Il centro si trova appena fuori Chiang Mai, in Thailandia, e oggi ospita settantotto elefanti acquistati dal fondatore Choochart Kalmapijit nel corso degli ultimi trenta anni.
Nemmeno a dirlo, vivono tutti in cattività.
Una delle "competenze" dei lodati dagli elefanti del Maesa Elephant Camp, quindi, è la straordinaria capacità di dipingere.
Ma avete mai visto un pachiderma armeggiare con colori e pennelli in natura?
Come si può insegnare a un cucciolo di elefante selvatico a stare fermo e concentrarsi sulla pittura?
Ce lo spiegano il sito OnegreenPlanet e Born Free.
La verità è che gli elefanti hanno sopportato mesi e mesi di abusi fisici per imparare a tenere un pennello, disegnare una linea retta e dipingere fiori e foglie sugli alberi.
Durante l’addestramento i cuccioli vengono affamati, incatenati e picchiati, fino a quando il loro spirito viene completamente piegato alla volontà dei loro rapitori e aguzzini.
Una volta che i giovani elefanti hanno subito questo processo, possono imparare a dipingere.
Gli elefanti usano pennelli speciali per creare i propri "capolavori". Pennelli che vengono inseriti direttamente nella proboscide, con una barra perpendicolare che serve ad evitare che l’oggetto scivoli al suo interno.
L'elefante impara ad afferrare la parte superiore del pennello, operazioni che gli causa sofferenza perché la proboscide è incredibilmente sensibile e piena di terminazioni nervose.
Per addestrare l'elefante a spostare il pennello per creare ciò che noi riconosciamo come fiori o alberi, i conducenti usano questi pungoli dolorosi per guidare i movimenti.
Ovviamente, se un elefante dipinge in modo non corretto, viene ferito discretamente con il pungolo o direttamente con le mani. Durante le performance i conducenti esercitano un controllo continuo su un orecchio, tirando a destra o a sinistra per manipolare l'animale e fargli fare un certo tratto col pennello.
L’esercizio viene ripetuto ogni singolo giorno per due o anche tre volte.
Ecco cosa si nasconde dietro i “teneri e dolci” elefanti “artisti”. Cosa possiamo fare?
Condividere queste informazioni, in modo che sempre più persone boicottino i centri che dispongono di elefanti in cattività, ridicolizzandoli e costringendoli a fare qualcosa che in natura non farebbero mai.
Perché gli animali non sono pagliacci per il nostro divertimento, non meritano di soffrire per intrattenerci. Siete d'accordo?
Fonti:
greenme.it
http://www.onegreenplanet.org/
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