Tra poco potrebbe essere realtà: i membri della commissione Ambiente del Parlamento europeo hanno votato per fermarli. Si tratta dell'emendamento numero 6334 presentato da Bas Eickhout (Verdi / Alleanza libera europea), adottato dopo che i deputati hanno votato in 29 a favore e in 11 contro.
Nello storico provvedimento si legge:
"gli stanziamenti non possono essere utilizzati per sostenere l'allevamento o di allevamento di tori utilizzati per le attività letali di tauromachia".
Il motivo?
La convenzione europea per la protezione degli animali da allevamento (Direttiva del Consiglio 98/58/EC) dichiara che gli animali non devono subire alcun dolore, ferita, paura o stress. E' chiaro che queste condizioni sono disattese per quanto concerne i tori destinati alle corride. Pertanto, gli allevamenti di tori non possono essere inseriti tra i destinatari della PAC (politica agricola comune).
La Humane Society International ha accolto con favore il voto e
invita tutti i deputati a schierarsi contro questa pratica sanguinosa. Joanna Swabe, direttore di HSI UE ha detto :
"La corrida è crudele, è uno sport sanguinario obsoleto, che provoca immense sofferenze agli animali. Quindi siamo lieti che i membri della commissione ENVI abbiano preso questa decisione compassionevole di votare contro la possibilità che il denaro dei contribuenti europei venga incanalato verso il settore della corrida che trae benefico dalla crudeltà. Ora esortiamo tutti i deputati a prendere posizione contro l'abuso che i tori soffrono in nome del divertimento, e chiedere loro di sostenere questo emendamento quando verrà votato nella prossima sessione plenaria".
Il bilancio della commissione ENVI, infatti, verrà considerato dai membri del Parlamento europeo in occasione della prossima seduta plenaria, che si terrà a Strasburgo durante la settimana del 15 settembre. A dare la notizia in Italia è stata Per Animalia Veritas,che aggiunge:
"noi siamo contrari alla PAC stessa, laddove destinata agli allevamenti, ma ci sembra un eccellente inizio per interrompere almeno queste pratiche scandalose".
Roberta Ragni
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