Un vecchio adagio dice che una visione senza un piano è un sogno e un piano senza una visione è un incubo: in Italia noi siamo riusciti negli ultimi 20 anni a fare entrambe le cose.
Dal punto di vista energetico, quello che è stato fatto in questo Paese è un errore dietro l'altro.
Per abolire il nucleare, all'indomani del disastro di Chernobyl, abbiamo lanciato il progetto di metanizzazione del Paese con enormi capitali pubblici concessi a mani basse e con una produzione da energia elettrica da gas che è passata dal 2002 al 2012 da 53 Gigawatt a 78 Gigawatt, un caso unico nel mondo.
Il gigantesco progetto da 15 mila Megawatt del nucleare in Italia è stato abbandonato per via dell'incidente alla centrale giapponese di Fukushima, ma altrimenti sarebbe stato realizzato.
E questo anche in presenza di centri studi che avevano già analizzato il fenomeno della curva della produzione energetica e che già avrebbero potuto dire in anticipo che quei 15 mila Megawatt non sarebbero serviti!
Adesso abbiamo finalmente avuto la SEN, la Strategia Energetica Nazionale, che è un altro errore. Una strategia senza un piano. Abbiamo disegnato uno scenario tendenziale ma non abbiamo detto come dobbiamo raggiungerlo, per cui ancora una volta l'Europa ci scavalca a destra, andando a fare una modifica da 20-20-20 a 40-30-40: il che significa, dal punto di vista della produzione elettrica dalle rinnovabili, una quota del 48% al 2030.
Ma è stato detto ai produttori da fonte fossile?
O vogliamo vedere nel tempo ripetersi altri casi Sorgenia, con il fallimento a catena di chi ha investito in quel settore credendo nell'impostazione che il legislatore aveva dato, e che purtroppo oggi si ritrova col prezzo dell'energia che scende sotto i 50 euro a kilowatt/ora, cosa che rende impossibile recuperare gli investimenti fatti?
E in questo scenario abbiamo il legislatore che anticipa uno spalma-rinnovabili che ovviamente metterà le imprese tecnicamente in default e alla mercé delle banche, che potranno decidere se concedere o non concedere lo slittamento o se magari vessare ulteriormente le imprese strappando degli spread per ottenere quell'allungamento.
Chi ha oggi gli impianti in carico sono gli operatori finanziari che hanno comprato sul secondario o sul primario quando ormai era già finito tutto il processo: oggi vedono ritorni molto bassi e guardano ovviamente con preoccupazione a questa ulteriore ristrettezza.
In questo contesto, certamente le smart grid rappresentano il futuro. Ma autoproduzione e autoconsumo nel nostro Paese devono trovare la giusta integrazione con le esigenze di una rete elettrica nazionale preesistente.
Quindi è prevedibile che sarà più facile, in questa fase, applicare questa tecnologia all'estero, in Paesi in cui non c'è una rete elettrica nazionale e probabilmente l'energia va prodotta dove serve, come India, Cina, Brasile, Turchia, Russia.
Parafrasando Tacito, ULTERIORA MIRARI PRAESENTIA SEQUI: noi operatori del settore possiamo guardare al futuro vivendo nel nostro tempo, purché il legislatore ci consenta di sopravvivere nel nostro tempo! La World Bank ci ricorda che dobbiamo invertire la rotta subito per evitare il disastro: tutto il Pianeta deve puntare sulle rinnovabili senza indugi.
Pietro Colucci,
Presidente e AD Kinexia
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