sabato 26 aprile 2014
La Chiesa non denuncia i preti per tutelare le vittime degli abusi
CITTÀ DEL VATICANO
Il cardinale Bagnasco: l’obbligo morale è più forte di quello giuridico
Il no alla denuncia è a tutela delle vittime dei preti pedofili, assicura il cardinale Angelo Bagnasco.
Aveva suscitato nei giorni scorsi accese polemiche sui mass media il fatto che nelle linee guida della Cei non ci sia l’obbligo dei vescovi a denunciare all’autorità giudiziaria i sacerdoti che commettono abusi sessuali sui minori.
Ma, garantisce il capo della Chiesa italiana, ciò è dovuto soprattutto al rispetto della privacy delle vittime e «risponde a quel che i genitori ritengono meglio per il bene dei propri figli».
Infatti, «per noi l’obbligo morale è ben più forte dell’ obbligo giuridico e impegna la Chiesa a fare tutto il possibile per le vittime». Inoltre, precisa il leader dei vescovi in un convegno a Genova, «la questione è più ampia e il punto fondamentale è la cooperazione con l’autorità giudiziaria».
Dunque «il Vaticano prescrive di rispettare le leggi nazionali e la legge italiana non riconosce questo dovere di denuncia».
Però «quello che è più importante è il rispetto delle vittime e dei loro familiari, che non è detto vogliano presentare denuncia, per ragioni personali».
Perciò «bisogna essere molto attenti affinché noi sacerdoti, noi vescovi non andiamo a mancare gravemente di rispetto alla privacy, alla discrezione alla riservatezza e anche ai drammi di vittime che non vogliano essere messe in piazza, brutalmente parlando».
Infatti «noi pastori abbiamo molto riflettuto e questa ragione ci è parsa importantissima».
Quindi «a seconda di quello che può essere la posizione dei familiari delle vittime, si può decidere nei casi concreti».
La Cei ha pubblicato venerdì le «linee guida» per i casi di abusi sui minori da parte dei religiosi, corrette dopo che l’ex Sant’Uffizio aveva chiesto di rivedere il precedente documento dell’episcopato. Nella versione finale si legge che i presuli non sono «pubblici ufficiali» e quindi non sono obbligati a denunciare all’autorità giudiziaria casi di abusi sessuali nei confronti dei minori che sono di loro conoscenza.
Si parla solo di un «dovere morale di contribuire al bene comune», quindi non riferito esplicitamente alla denuncia.
La collaborazione con l’autorità civile, definita «importante» nel documento della Cei, resta a discrezione dei singoli.
I vescovi di altri Paesi, come ad esempio Irlanda, Germania, Danimarca hanno invece scelto la strada di una più stretta collaborazione tra autorità ecclesiastiche e civili.
Venerdì il segretario Cei, Nunzio Galantino, presentando a Roma il testo , aveva già chiarito che «il vescovo ha il dovere morale di favorire la giustizia che persegue i reati: non è il difensore d’ufficio del sacerdote eventualmente accusato.
È un padre per tutti, soprattutto è padre di chi ha subito gli abusi. E deve agire di conseguenza, cioè prendere decisioni concrete». Inoltre le informazioni su un procedimento giudiziario canonico possono essere richiesti dall’autorità giudiziaria «ma non possono costituire oggetto di un ordine di esibizione o di sequestro».
E «riscontrata la veridicità dei fatti», le sanzioni ecclesiastiche previste per i preti colpevoli vanno dalla restrizione del ministero pubblico (niente contatti con i minori) alla dimissione dallo stato clericale.
Ha bhe......non ho parole !!!!!!!!!
di GIACOMO GALEAZZI
tratto da stampa cronache
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