Il progetto dell'Earth Day o Giornata della Terra dopo 44 edizioni punta alle Green Cities, ossia alle città che risparmiano energia.
La sfida è complessa ma non imbattibile.
Nella Giornata della Terra oltre un miliardo di persone in 192 paesi in tutto il mondo sta esprimendo in azioni concrete il proprio impegno nel voler proteggere il Pianeta, ad esempio ripulendo aree inquinate o invase dai rifiuti, andando al lavoro in bicicletta, diffondendo le buone pratiche per il riciclo, o acquistando cibi prodotti localmente.
Ma c’è un impegno più complesso e globale che riguarda le Green Cities, ossia l’obiettivo che vuole coinvolgere le comunità urbane al fine di diffondere informazioni e buone pratiche, sostanzialmente educazione ambientale, su come non sprecare sopratutto energia.
Il movimento verso le Green Cities è particolarmente attivo in Europa e infatti nel nostro continente le città stanno prendendo provvedimenti per rendere gli edifici più efficienti e per riconvertire verso il risparmio i sistemi energetici e le infrastrutture dei trasporti.
Le città che maggiormente incarnano questi sforzi sono Reykjavik e Londra.
La città di Reykjavik ottiene appena il 19% della sua energia primaria, per trasporti e riscaldamento, da combustibili fossili. Il resto dell’energia è di fonte geotermica e dall’idrogeno - entrambe fonti rinnovabili. Cosa ancora più impressionante, tuttavia, è che Reykjavik ottiene il 100% della sua elettricità da energia geotermica e dall’idrogeno.
Certo l’energia geotermica in Islanda è un dono della natura ma altrove come a Londra le soluzioni individuate usano il fotovoltaico.
Il tetto del ponte che attraversa il Tamigi alla stazione Blackfriars a Londra è stato coperto con 4.400 pannelli solari fotovoltaici che si prevede possano generare 900.000 kilowatt di energia ogni anno pari a circa la metà del fabbisogno energetico della stazione ferroviaria.
Altrove, sopratutto in Asia e Australia si progettano città che consumano pochissima energia come Songdo nella Repubblica della Corea e Bhubaneswar in India. A Songdo quello che prima era un vasto deserto di zone fangose è diventato una città completamente verde, con il 100 % dei suoi edifici che rispondono alla certificazione LEED e il 40% della superficie destinato al verde urbano.
E’ una città per i pedoni e le auto saranno praticamente inutili, i rifiuti saranno raccolti e riciclati e sarà recuperato il 40% delle acque reflue.
La città di Bhubaneswar in India, invece punta sulla ciclabilità anche per il trasporto merci e in più in tutti gli edifici saranno installati sistemi di riscaldamento solare per acqua sanitaria.
Fonte : ecoblog.it
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